Pesca inaspettata. Ragazzo nudo

statua, 1884 - 1884

Un ragazzo nudo, che grida, è posto su una base circolare con uno scoglio con alghe su cui si infrangono due onde. Ha la gamba destra sollevata e piegata; la testa è appoggiata sul palmo della mano sinistra, la destra è aperta. Indossa una collana con due medaglie, una ovale e una rettangolare di maggiori dimensioni; un’altra medaglia rettangolare è posta in corrispondenza delle spalle

  • OGGETTO statua
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • ATTRIBUZIONI Tripisciano Michele (1860-1913): scultore
  • LOCALIZZAZIONE Caltanissetta (CL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE “Pesca inaspettata” è una delle prime opere di Michele Tripisciano, noto scultore nisseno attivo a Roma tra l’ultimo quarto dell’Ottocento e il 1913. Il bozzetto, in gesso, fu realizzato nel 1884 nello studio romano di Fabio Altini, frequentato dal 1880 al 1885 dopo aver conseguito gli studi presso l’Ospizio romano di San Michele a Ripa. È esposto, con altre diciannove opere dello scultore, nella sala Orfeo del Museo Tripisciano a Caltanissetta. Il museo è intitolato allo scultore perché la maggior parte delle opere esposte proviene dal suo lascito testamentario al comune di Caltanissetta, datato 19 settembre 1913 (FNT 5). “Gli oggetti d’arte, i bronzi, i gessi e i marmi”, che si trovavano nello studio romano dello scultore, furono inventariati con tutti gli altri beni nei primi di gennaio del 1914 dal pittore Guido Francisci, alla presenza degli eredi o dei loro procuratori. Di ogni bene fu quantificato il valore; in molte opere d’arte fu specificato il soggetto rappresentato. La statua non è citata nell’inventario (FNT 4) perché era a Caltanissetta fin dal 1901, custodita nella sala della Musica dell'Ospizio Provinciale di Beneficenza con altre opere tra cui "Mario sulle rovine di Cartagine" e la “Madonna con Gesù bambino”, realizzate dallo stesso Tripisciano, ed altre dello scultore nisseno Giuseppe Frattallone (BIBH SBB0029). Presumibilmente fu acquistata dalla Provincia di Caltanissetta o donata dallo scultore. Nel 1921 la maggior parte delle opere ereditate dal Comune era ancora custodita nelle casse (BIBH SBB0003); alcune furono esposte nella biblioteca comunale Scarabelli e nel palazzo municipale di Caltanissetta, sede provvisoria del museo. Dopo pochi anni il museo fu allestito in alcuni locali del piano terra dell’ex carcere vecchio, adibito a liceo scientifico dove, probabilmente, era esposto anche il bozzetto (BIBH SBB0008- SBB0019- SBB0030). La statua nel 1957 era collocata presso il palazzo municipale (BIBH SBB0007). Alla fine degli anni Cinquanta, l''Associazione Archeologica Nissena promosse l'istituzione del Museo Civico Nisseno, allestito in alcuni locali di un edificio comunale, inaugurato il 25 giugno 1959 (BIBH SBB0010) e dipendente dalla Biblioteca Comunale. Si esposero i reperti archeologici, rinvenuti negli scavi curati dalla Soprintendenza alle Antichità dal 1951, e molte opere di Giuseppe Frattallone e Michele Tripisciano; alcune, purtroppo, furono distrutte e trafugate per la "mancanza di un adeguato posto di custodia e di un consegnatario responsabile" (FNT 2). Il museo fu trasferito nel 1964 presso il piano terra e il primo piano dell’edificio ex G.I.L. Bruno Mussolini e la sezione di Arte Moderna fu sistemata nei corridoi. Nel registro cronologico d'entrata del patrimonio artistico del museo, databile tra gli anni Sessanta e Settanta, risultano centotrentuno opere. La statua è inventariata al n.6; lo stato di conservazione risulta buono (FNT 1). Una foto storica, pubblicata nel catalogo della mostra sullo scultore allestita nel 1987, mostra lo stato di conservazione: l’indice della mano destra, privo della falange distale, è incollato in corrispondenza della falange prossimale; la gamba sinistra è lesionata sotto il ginocchio e accanto al tallone del piede destro è posta una conchiglia capovolta (FTA 2). L’indice della mano destra era danneggiato fin dal 1957, come si evince dalla fotografia pubblicata da Enzo Falzone; nella collana era presente anche un’altra medaglietta ovale (FTA 3). Nel 1995 le opere d’arte moderna furono trasferite nel palazzo Moncada, in occasione di una mostra sullo scultore, e poi collocate in un deposito dello stesso palazzo in attesa del loro restauro, avvenuto tra il 2007 e 2008, e dell’allestimento del museo Tripisciano, inaugurato il 10 dicembre 2010. Il nudo maschile rappresenta un ragazzo che grida perchè è stato morso al piede destro da un granchio, assente nella composizione. La fotografia più antica dell’opera, datata 1957, non mostra il crostaceo (FTA 3), pertanto, è possibile fare tre ipotesi:1) Il granchio, era agganciato con le chele al piede. 2) Il crostaceo era afferrato con l'indice e il pollice della mano destra, arto che probabilmente ha subito il restauro di tutte le dita come si evince dalla finitura grezza del gesso e dalla mancanza delle unghie. 3) Il granchio non era stato volutamente scolpito. Tripisciano, nel 1891, ripropose il nudo nell’opera intitolata “Mannagg”, presentata all’Esposizione degli amatori e cultori delle belle arti. La scultura fu recensita positivamente dal critico d’arte con lo pseudonimo Faustus: “Il numero 10 è un lavoruccio sentito di Michele Tripisciano; è una delle cosette più riuscite della mostra di scultura. Il soggetto è geniale ed anche originale. Un ragazzo il quale si lascia cadere su di un piede una brocca, mettiamo di acqua. L’impressione del dolore, bene espressa nel moto rapido della gamba retratta e nel gesto del braccio destro ricurvo verso la testa, mentre dalla bocca contratta esce un formidabile Mannagg... è viva, piena, robusta. Il nudo è accarezzato con cura amorosa: la modellatura è vibrata e sicura. La parte inferiore del corpo e specialmente le due gambe sono di una rara fedeltà anatomica” (BIBH SBB0007). L’opera, realizzata in bronzo, è stata rintracciata nell’estate del 2017 (BIBH SBB0032) e venduta dalla Casa d’Aste Il Ponte di Milano il 10 febbraio 2017 (sito intenet). “Pesca inaspettata” fu recensita nel 1928 da Michele Bonavia: “uno straordinario studio anatomico, una profonda analisi di contrazioni muscolari distribuita in tutto il corpo della statua, la cui testa è quella di un ragazzo che piange: le contrazioni nervose e il viso piangente si fondono nel grido del ragazzo morso inaspettatamente dal granchio: si ha la tentazione di udire questo grido, tale è l’espressione statuaria del personaggio (FNT 3). Secondo Enzo Falzone, Tripisciano, che aveva già realizzato personaggi storici che “potevano indurlo a facile classicismo”, nello stesso anno di realizzazione della statua di Caio Mario dimostrò una “differente e più fresca ispirazione. Anche se in questo nudo non è difficile trovare tracce del vivace realismo e della sobria plasticità di Vincenzo Gemito, a nessuno può sfuggire che il giovane artista vi si dimostra personalissimo per una certa appassionante felicità che spira da tutta l’opera che caratterizzerà tutti i suoi nudi” (BIBH SBB0007). “L’espressione di dolore, facilmente ravvisabile nel volto e nella contrazione dei muscoli di tutto il corpo fa pensare, in un primo momento, ad alcuni esemplari dell’arte ellenistica. Ma mentre là il pathos è scomposto e talora eccessivo, qui si sente la lezione dei bronzi pompeiani e, soprattutto, di Vincenzo Gemito. Il realismo espressivo della figurazione presenta una particolare analogia con il ‘Pescatore’, bronzo del Gemito (1877, Firenze, Palazzo Vecchio; il gesso si trova al Museo Capodimonte di Napoli) e con il ‘Bambino col gallo’ di Adriano Cecioni (1868, Firenze, Galleria d’Arte Moderna). Con quest’opera Tripisciano approda al Verismo e si fa interprete delle ansie e dei modi di essere della povera gente, in perfetta adesione con la cultura del suo tempo. ... Molto simile è l’autoritratto giovanile di proprietà del figlio Ferdinando a Manduria (BIBH SBB0011 – 0025). Secondo Gino Cannici, le prime opere di Tripisciano oscillano “tra opposti poli; ecco il veristico ‘Quei tempi non tornano più (1883), che indulge alla caratterizzazione, mentre l’irrequieto e corrucciato ‘Mario sulle rovine di Cartagine’ (1884) e l’accademico ritratto ideale di ‘Augusto’ sono intrisi di spirito classico romaneggiante. Ma la ‘Pesca inaspettata’ (1884) ci si presenta come uno ‘shock’ nell’ambito della sua prima produzione. Vi confluiscono varie esperienze culturali, oltre che lo scontato riferimento a Gemito. La vivacità mimica e dinamica dell’opera e la sapienza esecutiva elevano il tono della figurazione aneddotica” (BIBH SBB0012). Secondo Franco Spena, il “movimento presente nella Pesca inaspettata che lo avvicina però a certo naturalismo e bozzettismo Gemitiano che inserisce l’opera nella semplicità del quotidiano, cogliendo la figura del bambino in un veloce atteggiamento di sorpresa e di dolore fissato quasi da uno scatto fotografico. E’ curioso constatare come esista un’opera simile di Annibale De Lotto (1877-1932), scultore di san Vito Cadore, al Museo di Cà Pesaro a Venezia” (BIBH SBB0018)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900382182
  • NUMERO D'INVENTARIO SA6/ 0021
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • ISCRIZIONI sulla base - M. Tripisciano/ Roma 1884 - Tripisciano, Michele - a incisione - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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