Mario sulle rovine di Cartagine. Figura di personaggio maschile della storia classica

statua, 1884 - 1884

Caio Mario è rappresentato seduto su una porzione di fregio, decorato da motivi antropomorfi e zoomorfi; la spalla destra è appoggiata su un frammento architettonico con cornice modanata e alcune lettere incise (tra cui omega). La testa, leggermente chinata in avanti, era appoggiata sul palmo della mano destra, andato perduto con il braccio. Indossa la tunica e la toga, che gli copre interamente la gamba destra, trattenuta con il pugno chiuso. Calza i sandali; il piede sinistro, fuoriesce leggermente dallo spigolo della base. La statua è posta su una base rettangolare

  • OGGETTO statua
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • ATTRIBUZIONI Tripisciano Michele (1860-1913): scultore
  • LOCALIZZAZIONE Caltanissetta (CL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Caio Mario sulle rovine di Cartagine" è una delle prime opere di Michele Tripisciano, noto scultore nisseno attivo a Roma tra l’ultimo quarto dell’Ottocento e il 1913. Fu realizzata tra il 1883 e il 1884, come si evince dalle due iscrizioni poste rispettivamente sul frammento architettonico di appoggio della spalla destra e sulla base, periodo in cui frequentava lo studio romano di Fabio Altini dopo aver conseguito gli studi presso l’Ospizio romano di San Michele a Ripa. L’opera, presentata nel 1884 all’Accademia Nazionale di San Luca, vinse una medaglia d’argento (FNT 3) e una medaglia d’oro nel 1889 (BIBH SBB0007). È esposta, con altre diciannove opere dello scultore, nella sala Orfeo del Museo Tripisciano a Caltanissetta. Il museo è intitolato allo scultore perché la maggior parte delle opere esposte proviene dal suo lascito testamentario al comune di Caltanissetta, datato 19 settembre 1913 (FNT 5). “Gli oggetti d’arte, i bronzi, i gessi e i marmi”, che si trovavano nello studio romano dello scultore, furono inventariati con tutti gli altri beni nei primi di gennaio del 1914 dal pittore Guido Francisci, alla presenza degli eredi o dei loro procuratori. Di ogni bene fu quantificato il valore; in molte opere d’arte fu specificato il soggetto rappresentato. La statua non è citata nell’inventario (FNT 4) perché era a Caltanissetta fin dal 1901, custodita nella sala della Musica dell'Ospizio Provinciale di Beneficenza con altre opere tra cui "Pesca inaspettata" e la Madonna con il bambino, realizzata dallo stesso Tripisciano, ed altre opere dello scultore nisseno Giuseppe Frattallone (BIBH SBB0029). Presumibilmente fu donata da Tripisciano a Luigi Guglielmo Lanzirotti, presidente della Camera di Commercio, che aveva elargito dei sussidi allo scultore per proseguire gli studi a Roma. Sulla base, infatti, reca una dedica al Lanzirotti purtroppo non leggibile nella sua interezza a causa del degrado del gesso. Tripisciano aveva inviato una fotografia dell’opera alla Provincia di Caltanissetta (FTA 5). Nel 1921 la maggior parte delle opere ereditate dal Comune era ancora custodita nelle casse (BIBH SBB0003); alcune opere furono esposte nella biblioteca comunale Scarabelli e nel palazzo municipale di Caltanissetta, sede provvisoria del museo. Dopo pochi anni il museo fu allestito in alcuni locali del piano terra dell’ex carcere vecchio, adibito a liceo scientifico (BIBH SBB0008; SBB0019; SBB0030) dove era esposto anche il bozzetto, come si evince dalla foto pubblicata nel 1926 (BIBH SBB0030). La statua fu poi trasferita presso il palazzo municipale (BIBH SBB0007). Alla fine degli anni Cinquanta, l''Associazione Archeologica Nissena promosse l'istituzione del Museo Civico Nisseno, allestito in alcuni locali di un edificio comunale, inaugurato il 25 giugno 1959 (BIBH SBB0010) e dipendente dalla Biblioteca Comunale. Si esposero i reperti archeologici, rinvenuti negli scavi curati dalla Soprintendenza alle Antichità dal 1951, e molte opere di Giuseppe Frattallone e Michele Tripisciano, donate dagli stessi scultori al Comune. Alcune opere, purtroppo, furono distrutte e trafugate per la "mancanza di un adeguato posto di custodia e di un consegnatario responsabile" (FNT 2). Il museo fu trasferito nel 1964 presso il piano terra e il primo piano dell’edificio ex G.I.L. Bruno Mussolini e la sezione di Arte Moderna fu sistemata nei corridoi. Nel registro cronologico d'entrata del patrimonio artistico del museo, databile tra gli anni Sessanta e Settanta, risultano centotrentuno opere. La statua è inventariata al n.5; lo stato di conservazione risulta discreto (FNT 1). Tuttavia l’opera fu danneggiata tra gli anni Settanta ed Ottanta, forse in seguito al suo spostamento. Una foto storica, pubblicata nel catalogo della mostra sullo scultore allestita nel 1987, mostra lo stato di conservazione: mancano parte del braccio destro, l’alluce del piede sinistro ed una porzione della fronte (FTA 3). Nel 1995 le opere d’arte moderna furono trasferite nel palazzo Moncada, in occasione una mostra sullo scultore, e poi collocate in un deposito dello stesso palazzo in attesa del loro restauro, avvenuto tra il 2007 e 2008, e dell’allestimento del museo Tripisciano, inaugurato il 10 dicembre 2010. Mario sulle rovine di Cartagine era stato raffigurato nel 1819 in una litografia di Bartolomeo Pinelli, noto incisore autore di numerose disegni pubblicati a Roma da diversi editori come Istoria Romana e La storia degli imperatori. E’ probabile che Tripisciano abbia visto la litografia di Vajani, pubblicata nel 1856 (BIBH SBB0031), infatti, la posa è simile ma lo scultore realizza alcune originali differenze quali il pugno chiuso avvolto dalla toga, la testa appoggiata sul palmo della mano e le rovine con figure antropomorfe e zoomorfe, visibili posteriormente. La testa di Mario ricalca quella del busto conservato presso il museo Chiaramonti al Vaticano, allestito da Antonio Canova a partire dal 1806. L’opera catalogata è stata recensita da diversi studiosi. Michele Bonavia, in merito al classicismo delle “fatture del Tripisciano”, afferma che “la dimostrazione è non soltanto nella somma delle sue opere di scultore, ma nello scintillio della sua grave, matura, penetrante intelligenza che domina il soggetto dall’alto e lo analizza in tutta la sua profondità”. In "Mario seduto sulle rovine di Cartagine", il “tema centrale delle opere dello Scultore, è solennità di linea, è angoscia, turbinio di pensiero. La larga piega del peplo e della clamide, è indice di profonda analisi di anatomia esteriore. Sotto è anatomia mirabile. L’insieme della statua è movimento e pensiero: nella testa di gesso è il meccanismo vivente del grande guerriero (FNT 3.) Secondo Enzo Falzone, la statua “pur nei suoi evidenti caratteri di classicismo, non eccedenti, se si tiene conto che fu scolpita durante la permanenza presso l’accademico e classico Fabi Altini, è la rivelazione della già avanzata maturità artistica e della indipendenza di concezione di giovane scultore. Un’acuta analisi dell’opera, porta a conclusione che il nuovo artista non sarà accademico, almeno in quel senso di fredda impoeticità e di piatto fotografismo diffusi in quell’epoca, e non sarà un romantico, almeno nel deteriore senso di una sdolcinatura sussiegosa e patriottarda – il Risorgimento con la sua foga e la sua esaltazione spingeva all’enfasi e a facili ebbrezze – ma sarà un artista nel quale l’evidente debito pagato alle correnti del suo secolo, sarà scontato e sorpassato dai sinceri accenti veristici e dal sobrio realismo di tutta la sua innumerevole opera. La statua, la stringatezza e forza insolite, senza i tradizionali svolazzi di toga ch’erano negli usi del tempo, tutta raccolta nel gesto naturale del volto lievemente piegato contro il palmo della mano destra – un volto scavato e tempestoso - presentata al giudizio dell’insigne Accademia di San Luca, ottenne una medaglia d’argento di merito, mentre una d’oro ne ottenne nell’87 (BIBH SBB0007). Secondo Gino Cannici, le prime opere di Tripisciano oscillano “tra opposti poli; ecco il veristico ‘Quei tempi non tornano più’ (1883), che indulge alla caratterizzazione, mentre l’irrequieto e corrucciato ‘Mario sulle rovine di Cartagine’ (1884) e l’accademico ritratto ideale di ‘Augusto’ sono intrisi di spirito classico romaneggiante. Ma la ‘Pesca inaspettata’ (1884) ci si presenta come uno ‘shock’ nell’ambito della sua prima produzione. Vi confluiscono varie esperienze culturali, oltre che lo scontato riferimento a Gemito. La vivacità mimica e dinamica dell’opera e la sapienza esecutiva elevano il tono della figurazione aneddotica” (BIBH SBB0012). La scultura, secondo Francesco Gallo, “rivela maturità di composizione e capacità di trasmettere pathos alla materia, senza per questo concedersi a scompostezze romantiche” (BIBH SBB001-SBB0025). Secondo Marisa Sedita Migliore, la statua “è uno dei migliori ritratti storici di questo periodo (cfr. C.Augusto) e rivela maturità compositiva e capacità di penetrazione psicologica non comuni” (BIBH SBB001-SBB0025)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900382181
  • NUMERO D'INVENTARIO SA6/ 0017
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • ISCRIZIONI in basso - CAIO MARIO - Tripisciano, Michele - a incisione - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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