incoronazione della Vergine

rilievo,

In una edicola rettangolare, è rappresentata a bassissimo rilievo entro un baldacchino flamboyant la Vergine orante, sulla quale scende la Colomba ad ali spiegate dello Spirito Santo e dove ai lati Dio Padre e Cristo, figure aureolate, barbate, riccamente panneggiate e di fianco le pongono una corona a cinque punte in testa. Sullo sfondo una raggiera fiammeggiante con una croce riccamente decorata a piccoli motivi e sei figure di angeli reggi cartiglio

  • OGGETTO rilievo
  • MATERIA E TECNICA alabastro/ scalpellatura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Fiammingo-borgognona
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Regionale della Sicilia
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Abatellis
  • INDIRIZZO via Alloro 4, Palermo (PA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La scultura, di pregevole fattura, probabilmente facente parte di un'opera più complessa, così come attesta la parte bassa, sembra recisa, e simile ad altre sculture di primo rinascimento di ambito flandro borgognone e rappresenta l'incoronazione della Vergine. Dalla lettura della composizione iconografica, che si imbasa in una raggiera e che ricorda un'amigdala di ascendenza trecentesca sormontata dalla croce, la figura della Madonna che risulta massiccia e frontale con ai lati le figure di Dio Padre e di Cristo, colti nell'atto di incoronarla si distingue rispetto alle altre figure, anche grazie all'atteggiamento di queste ultime( vedi V. Sola). La Madonna dunque è la protagonista dell'opera e tutto si incentra e ruota su di lei; sul suo capo sta per essere posizionata la corona e lo Spirito Santo rappresentato dalla Colomba scende su di lei. La scena a sua volta è contornata da sei angeli reggi cartiglio, tre per lato, e a sua volta ornata da un baldacchino con intagli flomboyant quasi come un passporteau. La composizione iconografica e la scelta del supporto in alabastro con la tecnica a bassissimo rilievo, oggi purtroppo rotta in diverse parti, e che presenta tracce di policromia, riecheggia delle traduzioni a bassorilievo delle figure di J. Van Eick e di R. Campin per cui la si può collocare nella produzione di botteghe dei Paesi Bassi, dove gli intagliatori spesso utilizzavano supporti in alabastro. Nulle purtroppo le notizie sullo scultore, che sembra prediligere la decorazione in modo attento e controllato, né sulla bottega di provenienza, né sulla committenza che si può presupporre elitaria. L'opera probabilmente giunse in Sicilia grazie al mercato antiquario, infatti é noto quanto l'arte fiamminga fosse ricercata dai collezionisti, ma non si sa come giunse al Museo Nazionale di Palermo, forse fu acquistata dall'allora direttore e collezionista Antonino Salinas, così come attesta una carta sciolta ritrovata presso l'archivio storico della Soprintendenza di Palermo, anche se l' identificazione non è certa. V. Abbate, invece, nel suo "Palazzo Abatellis" riporta che la suggestiva lastra alabastrina proviene dal museo di San Martino delle Scale e ne sottolinea un passaggio a Napoli attraverso le corti angioine, che al seguito di re Renato d'Angiò, avrebbero frequentato anche ambienti provenzali, noti anche perché sensibili all'arte fiamminga. Certa la collocazione precedente dell'opera, presso il Museo Nazionale di Palermo ed infine quella attuale, che dopo la scissione delle classi del vecchio museo, si trova presso la Galleria Regionale della Sicilia ed esposta nell'ambito dell'allestimento museografico scarpiano nella sala II
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900322644
  • NUMERO D'INVENTARIO 5074
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo
  • DATA DI COMPILAZIONE 2007
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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