monumento funebre, opera isolata - bottega Italia meridionale (sec. XIV)

monumento funebre, 1300 - 1399

Monumento funerario sormontato da baldacchino ad arco quadrilobo retto da due colonnine a tortiglione. Il defunto, in abiti militari con stocco e misericordia, giace sull'urna con il capo poggiato sul guanciale e le mani incrociate sul petto. Due leoni fanno da supporto al sarcofago, sulla cui fronte si aprono cinque nicchie a sagoma ribassata contenenti al centro la vergine col Bambino, a sinistra S. Giovanni e S. Margherita, a destra S. Caterina e S. Giovanni Evangelista. Sulla lastra laterale destra il defunto in ginocchio con in mano uno stendardo decorato da gigli angioini e chiavi incrociate. Sulla lastra laterale sinistra lo stemma dei Romano con leone rampante attraversato da fascia dentata. Nel timpano sono iscritti tre medaglioni, due circolari con lo stemma, il terzo quadrangolare con l'Eterno. Scultura di coronamento acefala. Iscrizione in carattere gallici disposta a cornice sulla fronte del sarcofago

  • OGGETTO monumento funebre
  • MATERIA E TECNICA Marmo
  • AMBITO CULTURALE Bottega Italia Meridionale
  • LOCALIZZAZIONE Scalea (CS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Monumento funerario eretto a ricordo di Ademaro Romano, ammiraglio della flotta di Roberto d'Angiò e consigliere regio, morto nel 1343 come si legge nell'iscrizione in più parti abrase. Dai "Notamenti" del Lellis (vol. V, pp. 46-47 e p. 300), volume oggi perduto nella distruzione dell'archivio di stato di Napoli, le notizie dell'ammiraglio Ademaro giungevano fino al 1343 (Capialbi, 1840 e De Cicco, 1897). Alla sua morte fu sepolto a Scalea nella cappella di S. Giovanni Battista, fatta costruire dallo stesso Ademaro a sue spese; nel 1330 una bolla di Giovanni XXII riconosceva il diritto di Jus patronato all' ammiraglio e ai suoi discendenti. In questa stessa cappella, che oggi si identifica con quella di S. Caterina, il monumento sepolcrale, danneggiato dal terremoto del 1638 è stato più tardi ricostruito. La tipologia del monumento funerario si rifà al modello arnolfiano diffuso a Napoli da Tino di Camaino e dalla sua scuola. La qualità plastica delle parti figurali, sopratutto dei cinque rilievi con Vergine e Santi presuppone accanto alla cultura tinesca esperienze senesi (Carandente, 1951) già presenti nell'ambiente napoletano (Carli, 1934). Anche nel defunto giacente si ritrova la stessa preziosità dei dettagli (decorazioni arabescate dell'armatura, impugnatura delle armi) mentre il volto severo è risolto in pochi piani conclusi dal soggolo e dall'elmo. Sulla base dei confronti con il monumento sepolcrale di Sangineto (1377 ca.) a S, Maria della Consolazione di Altomonte, il Caradente assegna le due tombe a botteghe di scultura tinesca, attive a Napoli tra il 1360 e il 1380. Altri confronti si possono fare con il sepolcro di Nicola Ruffo (1372) nel S. Francesco di Gerace. Per il Frangipane (1929) la tomba di Ademaro richiama l'arte del Baboccio da Piperno, mentre il Cappelli (1940) l'attribuisce a scultore napoletano operante sotto l'influsso dei fiorentini Giovanni e Pacio Bertini
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800010432
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria
  • ISCRIZIONI sul fronte del sarcofago - NOBILIS.CLARUS.MILES.IACET.HIC.ADIMARUS.DICTUS.ROMANUS.AIDEISB.ROBORE.SANUS.URBS.QUE.DONAVIT.DVIISSIMA.DICTA.SCALEA - caratteri gotici - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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