Madonna con Bambino, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista, Annunciazione, Trinità
Il trittico è costituito da un corpo centrale cuspidato e da due ante richiudibili. E' decorato in ogni sua parte, seguendo un programma iconografico che prevede la rappresentazione, nello spazio centrale, di una Madonna con Bambino, che segue il modello della Madonna dell'affetto: tiene, infatti, tra le mani il Bimbo che poggia la guancia su quella materna, accarezzando con la mano sinistra il mento di Maria. Dietro l'immagine si staglia un drappo, decorato con motivi floreali, sorretto da due angeli. Sulla cimasa è, invece, rappresentata la SS.Trinità, affiancata dalla Vergine e da San Giovanni Evangelista, affranti dal dolore. In particolare, la Madonna è rappresentata seduta, avvolta da un mantello scuro, con le braccia incrociate sul petto, mentre San Giovanni è raffigurato in ginocchio, con le mani congiunte. Sull'anta posta a destra dell'osservatore è campita un'altra immagine dell'Evangelista, raffigurato con un aspetto giovanile e con tra le mani il Vangelo. Il santo è sovrastato dall'immagine dell'Annunciata, da collegarsi con quella dell'Arcangelo Gabriele campita sull'altra anta. Su quest'ultima, è stato rappresentato il Prodromo in un deserto da cui emergono piante e piccoli ramoscelli; infine, ai suoi piedi, è dipinta un'ascia
- OGGETTO trittico
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ATTRIBUZIONI
Maestro Delle Tempere Francescane (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Museo Diocesano Tursi-Lagonegro
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il trittico è senza dubbio tra le opere medievali più importanti presenti in Basilicata. Collocato originariamente nella cappella dell'icona della chiesa di San Nicola a Colobraro (Cappelli 1962, p. 298), venne spostato nell'Episcopio di Tursi ed, infine, venne portato a Matera, per l'inaugurazione del Museo d'Arte medievale e moderna di Basilicata. Proprio per la sua importanza, l'opera è stata oggetto di vari studi: in un primo momento era stata ritenuta di scuola senese, della seconda metà del sec. XIV (Cappelli 1962, p. 298, citato anche da Papa Malatesta 2002, p. 22), mentre è di Grelle lusco il merito di averla correttamente assegnata al Maestro delle Tempere Francescane, proponendo una datazione al terzo decennio del sec. XIV (Grelle 1981, p. 39). Questo pittore, le cui vicende artistiche sono state ricostruite da Bologna, che ne propone anche l'identificazione con Pietro Orimina, è attivo a Napoli tra il primo e il secondo quarto del sec. XIV. dove realizza opere in cui è fortemente ravvisabile un'adesione alla corrente francescana pauperistica (Bologna 1969, pp. 235-258). Infatti, una parte corpus delle opere del pittore è stata ricostruita partendo da quattro tempere (Madonna con Bambino tra le sante Maria Maddalena e Chiara, Stimmate di San Francesco, Flagellazione di Cristo, Crocifissione), ora in una collezione privata, eseguite per il convento di Santa Chiara di Napoli, entro il 1336, anno in cui re Roberto (che aveva sposato Sancia di Maiorca, sorella di Filippo, uno dei capi della corrente pauperistica francescana) è invitato da papa Benedetto XII a non far soggiornare in Santa Chiara i "fratelli della povera vita" (Bologna, 1969, p. 237): in una di queste tavole, quella rappresentante la Crocifissione, sono ritratti proprio i due regnanti, essendone pertanto i committenti. Bologna ha inoltre, rilevato come nella già citata Crocifissione e nella scena della Flagellazione, il pittore presenti legami con la sintassi giottesca, nel modo di definire gli spazi, nella gestualità e che, in particolare, nella costruzione della composizione e nell'uso della luce faccia pensare alla conoscenze delle opere di Maso (Bologna, 1969, p. 244). Proprio partendo da questo gruppo di tavole, Bologna riscontra la mano del Maestro nella tavola con San Nicola del Museo di Messina, che per Bologna, che ne integra la data posta sulla parte inferiore della tavola, è del 1332-3 (Bologna, 1969, p. 246), nel Polittico della Cattedrale di Ottana, in Sardegna, in cui vengono rappresentati i Santi Nicola e Francesco, il cui committente potrebbe essere identificato nel vescovo Fra Silvestro, sicuramente sulla cattedra di Ottana, nel 1340, ma morto nel 1344 (Bologna, 1969, p. 247). Questo maestro avrebbe realizzato, tra l'altro, il tabernacolo portatile di Brno, ora al Museo di Praga (dove compaiono gli stemmi di re Roberto e Sancia di Maiorca: Leone de Castris, 1986, p. 412), e, negli anni 50 del Trecento, una tavola con la Madonna dell'Umiltà, già a San Domenico Maggiore a Napoli ed un affresco con una Madonna in trono fra sante ed angeli, proveniente dalla chiesa di Cortemaggiore a San Felice a Cancello, in cui sono forti i richiami all'arte avignonese (Bologna, 1969, pp. 235-258; Leone de Castris, 1986, pp. 408-13; Malatesta, 2002, pp. 22-3). Come si è già detto, è di Grelle lusco il merito di aver assegnato il trittico di Colobraro al Maestro delle tempere francescane (sebbene nell'iconografia del trittico non vi siano riferimenti alla committenza francescana: Leone de Castris, 2006, p. 808), attribuzione in seguito condivisa da tutti gli studiosi, tra cui è giusto menzionare Bologna e Leone de Castris che, in un loro contributo del 1984, avevano proposto per l'opera lucana una datazione tra il 1334 e il 1337 (Bologna-Leone de Castris, 1984, p. 284), vista la presenza, in questo lasso di tempo, a Santa Maria dell'Aspro, nell'attuale Valle d'Agri, di Angelo Clareno, capo dei frati dissidenti (Bologna-Leone de Castris, 1984, p. 284; Abbate, 1998, II, p. 88). In realtà, già nel 1985, Leone de Castris aveva fatto notare come a Matera, nella chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve, fosse presente un affresco raffigurante una testa di santo (Leone de Castris, 1985, p. 500), palinsesto con un'immagine di San Vito, avvicinabile ad sue opere come il polittico di Ottana, tesi che ha più volte ribadito anche in tempi più recenti (Leone de Castris, 2002, p. 96), e che, parafrasando lo studioso, farebbe pensare ad una sorta di pittore francescano itinerante (Leone de Castris, 2006, p. 808). Inoltre, per quanto concerne la datazione, notando nel trittico elementi più arcaici, che possono ricondursi alla produzione più antica del Maestro (Leone de Castris, 1986, p. 411), lo studioso ha proposto di anticiparne l'esecuzione attorno agli anni 30 del Trecento, o, forse, a metà del 4° decennio, essendo ravvisabile uno stile fortemente espressivo (come suggerito da Leone de Castris, si guardi la secchezza della figura di San Giovanni)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700167805
- ENTE SCHEDATORE Museo Nazionale di Matera - Palazzo Lanfranchi
- DATA DI COMPILAZIONE 2007
- ISCRIZIONI vicino al volto dei santi, entro cartigli, sul libro di S. Giovanni Evangelista - S. IOHANES BATH/ S. IOHANE EVANLI/ AVE GRACIA PLENA DIMIN(US) TECUM/ ECCE AGNUS DEI ECCE QUI TOLLIS PECCATA MUNDI/ IU(..)N/ S(...)EI/ ANGELA/ SEC/ U. GIOUR/ E. GROR/IA. TIBI/ D(OMI)NE - a pennello - latino
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