Lot e la famiglia in fuga da Sodoma
La scena raffigura la fuga di Lot con la sua famiglia. Sullo sfondo di un paesaggio campestre è visibile l'incendio di una città distrutta, solitamente Sodoma. Una figura in lontananza è ritratta di spalle: probabilmente si tratta della moglie di Lot, che contravvenendo all'ordine celeste di non girarsi durante la fuga, viene tramutata in una statua di sale. In primo piano, troviamo Lot, avvolto da un mantello giallo che ricopre un abito rosso e le figlie di cui una completamente coperta da un manto celeste, ritratte nell'atto di fuggire. La scena è inquadrata da una ricca e fiorente cornice in stucco caratterizzata da un'esplosione di frutti ed elementi vegetali; in modo particolare i melograni, simbolo della floridezza della casata e da grandi foglie d'acanto dalle punte polilobate, disposte agli angoli esterni
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 120
Larghezza: 250
- AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
- LOCALIZZAZIONE Castelluccio Inferiore (PZ)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La scelta di questo episodio biblico da parte del committente potrebbe essere spiegata dal sostrato ideologico che essa nasconde. Il mito di Sodoma raffigurerebbe, infatti, la libertà morale, svincolata dai precetti religiosi mentre la figura di Lot quella di colui che ha in grande considerazione il valore dell'ospitalità data anche a costo di compiere un gesto estremamente paradossale: Lot, infatti, offre le figlie al posto degli ospiti, alla folla che tumultuava fuori dalla sua porta. Quando Dio decise di distruggere Sodoma e Gomorra due angeli, in sembianze umane avvertirono l'anziano personaggio biblico di fuggire. Lot dopo che ebbe fatto entrare i due nella sua casa e li ebbe rifocillati, non permise ai Sodomiti di prendere i due visitatori e abusare di loro, offrendo in cambio, le due figlie vergini. L'intervento divino abbagliando, attraverso un lampo, la folla permise a Lot, la moglie e le figlie di scappare. Durante la fuga, la moglie di Lot, contravvenendo all'ordine del Signore di non girarsi, fu tramutata in una statua di sale (Genesi, 19, 1-26). Nel ciclo di affreschi sembra esistere, quindi, una continuità: gli esempi narrati dimostrano la fedeltà che i patriarchi attribuiscono a Dio al punto di concedere in sacrificio ciò che hanno di più caro, consideriamo anche il sacrificio di Isacco presente tra i dipinti. Difficile datare con esattezza l'affresco, tuttavia resta ipotizzabile, come per gli altri che costituiscono il ciclo decorativo, la realizzazione dopo il primo ventennio del Seicento e gli inizi del Settecento quando il marchesato della famiglia dei Pescara Di Diano si assesta. Tuttavia la scarsa ricercatezza nei moduli decorativi unita ad un tono puramente provinciale e scarsamente aulico, consentirebbero di avvicinare l'opera alla paternità di Angelo Galterio che realizza, nel 1731, scene del Vecchio e del Nuovo Testamento nella Chiesa di S. Nicola. L'esecutore, infatti, non idealizza l'evento biblico ma definisce la scena in maniera potremo definire 'bucolica' caricandola di un tono sapientemente classicista. Nei marcati passaggi chiaroscurali, nella definizione plastica delle figure, l'autore traduce, senza originalità, in moduli accademizzati e provinciali i fatti della cultura napoletana, irrigidendo il disegno e rendendo mediocre l'esecuzione. Un intervento di restauro servirebbe a restituire all'opera l'originaria bellezza, permetterci di meglio collocarla cronologicamente
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700167108-2
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
- DATA DI COMPILAZIONE 2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0