stemma gentilizio

decorazione plastica, ca 1600 - ca 1649

In chiave d'arco è visibile lo stemma della famiglia Pescara Di Diano. Esso è delimitato da un rettangolo ed incorniciato da una serie di volute e simboli geometrici

  • OGGETTO decorazione plastica
  • MATERIA E TECNICA pietra calcarea/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Italia Meridionale
  • LOCALIZZAZIONE Castelluccio Inferiore (PZ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La possente mole del Palazzo Marchesale fu la sede, a partire dal XVI secolo, dei feudatari che si avvicendarono nel piccolo centro lucano: ai Sanseverino Bisignano seguì il Barone Antonio Cicinelli, napoletano, poi il Barone Giovannantonio Palmieri fino al 1570 quando vi subentrò don Camillo Pescara Di Diano. I marchesi Pescara Di Diano tennero il paese fino alla legge che aboliva la feudalità nel periodo francese (1806-1815). Il palazzo quindi, doveva rappresentare l'immagine del potere instaurato e come tale espressione della sua glorificazione. A tal uopo, i marchesi si impegnarono a impreziosirlo con fastosi stucchi e pregiati affreschi, oggi pultroppo mutilati da insane manomissioni. La struttura si sviluppa su una pianta quadrangolare con corte interna e loggiati ai piani superiori, attardata nelle sue forme, rigida e bloccata in uno schema manieristico su cui si inseriscono stilemi barocchi, frammentari e circoscritti a elementi accessori: caratteri, come sostiene la Convenuto, determinati dal perdurare in Basilicata del sistema economico di tipo feudale, ormai "asfittico". La storia dell'edificio è legata alla cultura del suo committente, alla mentalità aristocratica e mondana che privilegia "un gusto decorativo più che puramente architettonico". A questo riguardo giova riportare la descrizione fattane dal Cirelli nel 1853 nel suo "Regno delle due Sicilie descritto e illustrato": "Il palazzo marchesale era magnifico. Decorato di due piani, di figura rettangolare, è tuttavia, malgrado le manomissioni ancora bello. Vi alloggiavano nella occupazione militare fino a 300 francesi. E' tuttavia il primo edificio del paese. Ampie le sale, belle le stanze, vasto il cortile, spaziosa la gradinata. Eravi un'alta torre al mezzo giorno ed occidente, nido di colombi. La fronte orientale domina il largo della chiesa, la nordica piazza, e l'occidua sporge sul giardino sottoposto ai marchesani appartamenti, a vista del monastero dei Padri Osservanti. Rimarchevole per ampiezza, per ornati, e dipinti storici tratti da Tito Livio nelle magnifiche gesta dei Romani era la così detta sala di S. Onofrio, poichè ad essa adiacente era la cappella a questo Santo dedicata, la quale, abbenchè squallida, presenta ancora un'effige dell'antica grandezza. Rimpetto al palazzo ad oriente era il bello e grande teatro. Ma ove più sono quelle tante magnificenze? Il tempo maestosamente risponde...più non sono". La descrizione non da adito a dubbi; il palazzo gia degradato a quel tempo, ossia 145 anni fa, pur avendo perduto la magnificenza originaria risultava "ancor bello". L'ingresso al cortile, un tempo caratterizzato da una sorta di "galleria storica" a fresco dove le armi nobiliari si accompagnavano ad iscrizioni che documentavano il passaggio dall'uno all'altro casato attraverso i secoli, è costituito dal portale in pietra scolpita al di sopra del quale, in chiave d'arco è visibile lo stemma della famiglia Pescara Di Diano, ascrivibile intorno al 1620 quando la famiglia si assesta e ottiene il titolo marchesale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700167101
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • STEMMI in chiave d'arco - familiare - Stemma - Famiglia Pescara Di Diano - Stemma diviso in due parti: sulla destra sono visibili due stelle asteriscate in alto e una al di sotto di due bande disposte a formare un triangolo. Sulla sinistra, disposte su tre ordini, sei croci
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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