Madonna della Libera

statua post 1300 - ante 1399

Scultura raffigurante la Vergine orante, in piedi con la mani aperte, segnate al centro del palmo da un croce, rivolte verso il fedele. La Vergine è vestita da una tunica blu, con una cintura rossa sotto il seno, una mantello con fondo chiaro e piccoli fiori dipinti, e un pannetto che le copre la testa

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA legno/ pittura/ intaglio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italia Centro-meridionale
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa della Madonna della Libera
  • INDIRIZZO Piazza Vittorio Emanuele II, 30, Campobasso (CB)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La scultura riprende il modello, tipico della tradizione orientale, della Madonna orante: in piedi, senza Bambino, con le braccia piegate e i palmi delle mani rivolti verso il fedele. La figura, longilinea, è contenuta entro l’ampiezza del blocco ligneo in cui è intagliata. Il volto, di forma ovale, presenta i capelli resi da sottili incisioni, coperti da un panno corto sormontato da una corona, oggi conservata solo nella base, che in origine doveva essere completata da gigli angioini, analoghi a quelli dell’esemplare tipologicamente affine conservato a Cercemaggiore (NCT 1400011062). Le notizie storiche sull’opera sono legate quasi esclusivamente alla chiesa che ancora oggi la custodisce, fondata, secondo la tradizione bibliografica, da San Pietro Celestino nel 1219 e per secoli sede dell’ordine celestiniano. Tarantino, nel suo libretto dedicato al santuario (La Madonna della Libera in Campobasso, p. 11), la definisce “scolpita da greco scalpello” e collega la diffusione dell’iconografia e della relativa devozione alla liberazione di Benevento dall’assedio dell’imperatore Costante nel 663 d.C., avvenuta, secondo la leggenda, per intercessione della Vergine apparsa a San Barbato. Da quel momento il culto della Madonna, denominata “della Libera”, si sarebbe diffuso in tutto il Principato. Un’ampia descrizione, comprensiva di misure e stato conservativo, ci è stata tramandata da Gasdia (Storia di Campobasso, vol. III, tomo I, pp. 380-381), a seguito di un sopralluogo del 30 gennaio 1946. Tuttavia, è Ada Trombetta la prima a proporne uno studio critico organico, mettendo in luce le influenze umbro-abruzzesi (Arte nel Molise attraverso il Medioevo, p. 312). La tradizione popolare vuole che la scultura non possa essere rimossa dalla nicchia dove è conservata, salvo causare sciagure e avversità. Sulla base dell’analisi autoptica, svolta durante il sopralluogo, l'opera mostra di avere diversi elementi di criticità nello stato conservativo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1400072735
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Molise
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Molise
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA scheda cartacea (1)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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