Sant'Antonio abate. Sant'Antonio Abate seppellisce San Paolo Eremita aiutato da due leoni

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PERSONAGGI: S.Antonio abate; angeli (2); ANIMALI: leoni (2); PAESAGGIO: bosco

  • OGGETTO icona
  • ATTRIBUZIONI Marchiani Enrico (notizie 1825-1880): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Rosciano (PE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'immagine riporta in primo piano sant'Antonio abate (251-356; cfr. Biblio teca Sanctorum II) che con la destra dice ai leoni che l'accompagnano di a ndare via mentre in secondo piano si vedono due angeli che calano nella fo ssa un uomo molto anziano. Tutt'intorno vi è una natura lussureggiante, in particolare dietro la figura del Santo vi è una palma che incrocia i suoi rami con un albero poderoso. Antonio, nato intorno al 251 da un'agiata famiglia di agricoltori nel vill aggio di Coma, l'attuale Qemans nel medio Egitto, a diciotto/vent'anni era rimasto orfano di ambedue i genitori con un ricco patrimonio terriero da amministrare (Per la vita di Antonio si v. una qualsiasi edizione. Qui ci siamo serviti di S. Atanasio, 1984). Assistendo un giorno alla liturgia, f u profondamente colpito dalle parole del Vangelo: "Se vuoi essere perfetto , va', vendi quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi", che concludono la richiesta del giovane ricco (Mt 19 , 16-21). Aveva ascoltato tante volte quel brano evangelico, ma adesso se lo sentiva rivolto personalmente. Fece dono ai poveri di ogni suo bene e s i ritirò in solitudine. Passò qualche anno e giunsero le prime prove. Si c ominciò a chiedere: Questo stile di vita solitaria non è in fondo una stra nezza, se la maggior parte degli uomini e persino gli ecclesiastici non lo seguono? E poi, perché vivere da soli per tutta la vita, se il buon Dio c i dà la possibilità di formare una famiglia? Chiese aiuto ad altri asceti e questi gli dissero di non spaventarsi, ma di andare avanti con fiducia, perché Dio era con lui. Ma Antonio attraversò un periodo di terribile oscu rità spirituale ed ebbe l'impressione di essere un povero illuso, abbandon ato dal Signore. Antonio si era convinto che unicamente la solitudine permettesse alla crea tura umana di purificarsi da tutte le cattive inclinazioni, personificate nella figura biblica del demonio, e diventare così uomo nuovo. Quando alla fine di una grande lotta coi demoni Cristo lo inondò di luce, egli chiese : "Dov'eri? Perché non sei apparso fin da principio per far cessare le mie sofferenze?". Si sentì rispondere: "Antonio, io ero qui con te e assistev o alla tua lotta...". Antonio indusse molti ad abbracciare la vita solitaria, ed è così che fra i monti sorsero monasteri, e il deserto si popolò di monaci, uomini che av evano rinunciato a tutti i loro beni per iscriversi nella città dei cieli. A circa novanta anni, gli capitò di pensare di essere il primo e il più pe rfetto monaco cristiano, ma il Signore per liberarlo da tale vanagloria gl i rivelò in sogno che esisteva nel deserto uno che prima e meglio di lui v iveva la vita angelica. Messosi in cammino dopo tre giorni trovò la grotta con la palma dove per novanta anni Paolo di Tebe aveva esercitato l'asces i. I due stettero in santa conversazione tutto il giorno e la sera il corv o, che in tutti quegli anni aveva portato a Paolo una razione di pane, ne portò due. Il vecchio eremita rivelò che il Signore aveva voluto mandargli quella visita per fargli conoscere il suo emulo e perché fosse seppellito avvolto nel mantello che il vescovo Atanasio aveva regalato ad Antonio (p er la vita di Paolo di Tebe e la critica delle fonti v. Biblioteca Sanctor um X). Il 17 gennaio del 356 Antonio, ultracentenario, raggiunse la meta del suo cammino e venne seppellito in un luogo segreto da due suoi discepoli. L'immagine probabilmente traduce visivamente due concetti: Antonio che ave va ristabilito in sé il rapporto che c'era tra l'uomo e la natura (i leoni paiono due cani obbedienti), e la scena del suo seppellimento ormai cente nario per mano di due monaci (angeli). Nella parte inferiore sul lato sinistro vi è la sigla del pittore EM e la data 1852; su quello destro: eis deesin tou agiou Antoniou tou megalou Bik entes De Andrea = Per devozione verso sant'Antonio il grande di Vincenzo D e Andrea. Nel registro delle nascite del 1852 di Villa Badessa si ha un Vi ncenzo D'Andrea figlio di Costantino e Rosa Donatis (v. L. BELLIZZI, 1994) , e poi un Vincenzo D'Andrea che nel 1854 ebbe un figlio (Domenico) dalla moglie, Anna Blasi (v. L. BELLIZZI, 1994). Difficile dire se l'icona fosse augurale in occasione della nascita o di altra circostanza: ogni ipotesi può avere aspetti congrui o dissonanti, ma è inopportuno formularle quando manca la certezza a quale Vincenzo D'Andrea ci si riferisca, senza esclud ere che ve ne fossero altri con lo stesso nome. L'immagine ad olio su tavola è di fattura mediocre. La sigla EM potrebbe e ssere sciolta in E. Marchiani di Chieti, cioè lo stesso che nel 1867 fece copia dell'icona dell'Odigitria per le "sorelle Spiro", e restaurò l'origi nale (si v. la scheda relativa)
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300094548
  • NUMERO D'INVENTARIO 48
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
  • DATA DI COMPILAZIONE 2005
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • ISCRIZIONI in basso a destra - eis deesin tou agiou Antoniou tou megalou Bikentes De Andrea - a pennello - greco
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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