Santa Trinità del Nuovo Testamento. Dio Padre con Cristo in trono e colomba dello Spirito Santo

icona, 1700-1799

PERSONAGGI: Dio Padre, Cristo, Spirito Santo; ATTRIBUTI: (CRISTO) nimbo, globo terracqueo; (DIO) nimbo, globo terracqueo, scettro; (SPIRITO SANTO) nimbo; SIMBOLI: luna, sole

  • OGGETTO icona
  • AMBITO CULTURALE Produzione Greca
  • LOCALIZZAZIONE Rosciano (PE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Al centro l'immagine presenta la titolatura: E haghia Trias = La santa Trinità. Questa rappresentazione per distinguerla dall'apparizione avuta da Abramo sotto forma dei tre angeli (Gn 18, 1-14), la si definisce "Trinità del Nuovo Testamento". Si tratta, per la verità, di una composizione iconografica relativamente recente e controversa nell'ambito bizantino che voleva essere una trasposizione visiva del dogma trinitario professato nel simbolo della fede: "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili. Ed in un solo Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio unigenito, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre". I due sono, infatti, rappresentati come se fossero seduti su uno stesso trono (synthronon), costituito da nubi, sotto le quali vi è il firmamento (è ben visibile la luna e il sole). Il Figlio, Gesù Cristo, benedice con la destra, mentre incrocia la sinistra con quella del Padre sul globo terracqueo sormontato dalla croce. Il Padre tiene con la sinistra lo scettro quale Alfa e Omega, principio e fine (Ap 22, 13). In un cerchio di luce contornato da raggi è rappresentato lo Spirito Santo in forma di colomba. Si dice nel simbolo della fede: "Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, il quale procede dal Padre, insieme con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato". Tutti e tre hanno il nimbo crucifero con iscritte le lettere greche 'omicron, omega e ny', che compongono il nome rivelato a Mosè nella teofania sul Monte Oreb (Sono colui che sono - Es 3, 14; cfr. Ap 1, 8). Questa composizione iconografica è stata sempre alquanto controversa soprattutto riguardo alla legittimità della rappresentazione del Padre. Come prefigurazione della Trinità si era fatto ricorso sin dall'antichità (v. H. LECLERCQ, 1907-53; W. BRAUNFELS,1970; B. DE MARGERIE, 1975; L. USPENSKIJ, 1995; P. IACOBONE, 1997) alla rappresentazione dei tre angeli apparsi ad Abramo (Ospitalità di Abramo), come si è accennato. L'icona capolavoro di Andrej Rublëv (1360-1430) venne dichiarata modello della rappresentazione della Trinità al Concilio detto dei Cento Capitoli celebrato a Mosca nel 1551 (E. DUCHESNE, 1920; per i concili sotto Ivan il Terribile v. J. LEDIT, Russie). L'occidente, invece, non essendo vincolato da restrizioni da secoli ormai, rappresentava antropomorficamente il Padre. Ora, l'incarnazione permetteva la rappresentazione antropomorfica del Figlio; l'apparizione dello Spirito in forma di colomba quando Cristo venne battezzato nel Giordano (Mt 3, 16) rendeva ammissibile la sua figurazione, ma nulla giustificava la rappresentazione antropomorfica del Padre. L'accettazione, quindi, della personificazione del Padre suscitava non pochi interrogativi e polemiche all'interno della Chiesa ortodossa (su questa problematica e sulle varie fasi polemiche v. L. USPENSKIJ, 1995; C. DE LOTTO, 1992). È rimasta celebre la controversia tra il Diacono Viskovatyj ed il Metropolita di Mosca Makarij nel Concilio di Mosca del 1554. Il primo richiamava all'osservanza delle decisioni del Concilio Niceno II e a rifuggire dall'equiparazione della manifestazione con l'immagine, mentre il secondo sosteneva che Dio Padre poteva essere raffigurato in quanto la sua rappresentazione non era secondo la sua natura, ma secondo le visioni profetiche di Isaia (Is 6, 5) e soprattutto quella di Daniele: "L'Antico di giorni si assise. La sua veste era come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come lana pura" (Dn 7, 9.13). Le due posizioni si riproposero nei secoli (cfr. I. N. BOGOSLOVSKIJ, 1893; S. BULGAKOV, 1937, con i quali polemizzò L. USPENSKIJ, 1995; v. anche S. A. PAPADOPOULOS, 1968) e il problema non si risolse. Nonostante le rinnovate proibizioni sinodali motivate teologicamente, - non ultima quella del grande Concilio di Mosca del 1666-1667 (soprattutto il capitolo 43 intitolato "Sugli iconografi e Sabaoth", L. USPENSKIJ, 1995), o espresse per semplice rigetto antilatino come quella del Sinodo di Costantinopoli del 1776 in cui è detto: "È stato sinodalmente decretato che quest'icona, che pretende di rappresentare la Trinità, è un'innovazione estranea alla Chiesa apostolica ortodossa e non è da essa accolta. È penetrata nella Chiesa ortodossa attraverso i latini" (SATHAS, 1872; cfr. L. USPENSKIJ, 1995), si continuò a raffigurare il Padre come descritto nella visione di Daniele. L'immagine si presenta molto accurata tecnicamente e stilisticamente secondo quelli che erano i dettami della "scuola ionica" tradizionale. Il Padre è raffigurato secondo la visione di Daniele, mentre il Figlio è vestito, come voleva la tradizione, con il mantello celeste e la tunica rossa (cfr. G. PASSARELLI, 2003). La doratura dello sfondo è stata eseguita in modo scrupoloso tanto da creare un grande effetto di luminosità. Pur nella loro austerità i volti sono espressivi e ieratici. (Continua in AN)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300094518
  • NUMERO D'INVENTARIO 18
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
  • DATA DI COMPILAZIONE 2005
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • ISCRIZIONI al centro - E haghia Trias - a pennello - greco
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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