Madonna in trono con il Bambino. Madonna con Bambino

scultura, 1300 - 1310

La Madonna è raffigurata seduta, in posizione frontale, senza l'evidenza del trono. Sui capelli ha un velo bianco a linee orizzontali azzurre, che scende dalle spalle sulle ginocchia, chiudendosi e formando pieghe poco profonde. Il bambino benedicente, con il globo rosso nella mano sinistra, simbolo dell'onnipotenza divina, siede sul ginocchio sinistro della Vergine, mantenendo un assetto frontale che gli conferisce un'aura ieratica, poco naturale. La mano sinistra della Madonna si intravede appena dalla manica, le dita sono lunghe, quasi sproporzionate soprattutto se paragonate con le eleganti dita della mano destra, leggermente sollevata. La scultura è ottenuta da un unico blocco di legno ed è cava all'interno, come è possibile vedere nel retro

  • OGGETTO scultura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italia Centrale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale d'Abruzzo
  • LOCALIZZAZIONE Forte Spagnolo
  • INDIRIZZO via Castello, L'Aquila (AQ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa scultura, riferita dal Matthiae (1959) ad un intagliatore locale del XIV secolo, traduttore in modi popolareschi di una cultura più alta, è stata collocata dal Carli (1960) tra quelle opere in cui avviene "un rustico compromesso tra schemi compositivi e strutturali d'origine romanica e timide soluzioni lineari di gusto gotico". Questo autore ha rivelato una differenza tra la parte inferiore della statua, "rude e massiccia", e il "volto mobile e luminoso". Il Moretti (1968; 1971), accostandola ad altre due Madonne del Museo Nazionale (Inv. nn. 204 e 206), l'ha riferita alla corrente umbro - abruzzese e l'ha datata alla fine del XIII secolo. Il Lehman n - Brockhaus (1983) ha spostato la datazione di questo gruppo di sculture all'inizio del XIV secolo e ha ritenuto l'opera in esame più tarda della Madonna di Pizzoli (Inv. n. 204). Sempre il Carli, in un contributo del 1984 assegna l'opera al gruppo di sculture abruzzesi precedenti a quelle ascritte al Maestro della Santa Caterina Gualino, sulla base di una "massività" arcaica di matrice romanica. Tuttavia la studiosa Lucia Arbace (2010), pur condividendo questa datazione, giustifica l'imponenza della parte inferiore del manufatto, giudicato disarmonico, con necessità strutturali legate alla stabilità e alle esigenze di culto che prevedeva lo spostamento periodico in occasione di processioni. L'opera proviene dalla Chiesa di Sant'Agostino di Civita di Penne, annessa al convento di frati minori e oggi chiusa al culto. Penne, sede vescovile fino al secolo scorso, rappresentava una delle città più potenti in Abruzzo durante il Medioevo, grazie ai privilegi ottenuti con una Bolla d'oro imperiale, redatta a Norimberga
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300026822
  • NUMERO D'INVENTARIO 205
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1985
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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