Il Ripudio di Agar

dipinto 1830 - 1899

formato rettangolare

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
  • INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è copia di quello del ferrarese Giovanni Bonatti (1635-1681) eseguito fra il 1663 e il ’66, oggi ai Musei Capitolini (inv.313). L’artista dopo essersi formato nelle scuole di Lionello Bononi (attivo nella prima metà del XVII secolo), nipote di Carlo (1569-1632) e di Francesco Costanzo Catanio (1602-1665), conosce il cardinale Carlo Pio junior (1622 – 1689), che diverrà poi suo protettore (da qui il soprannome di Giovannino del Pio). Grazie al cardinale l’artista si reca prima a Bologna, dove frequenta la bottega del Guercino, e poi a Roma (1662) dove entra in quella di Pier Francesco Mola (1612 –1666). Il Ripudio di Agar venne eseguito dunque a Roma, probabilmente per il suo protettore, passando poi con tutta la sua collezione, di cui Bonatti fu anche direttore e custode, nelle raccolte capitoline (1750) ( v. BONATTI, Giovanni, detto Giovannino del Pio o il Ferraresino di ** - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 ,1969). Qui, come nel caso di molte altre opere, venne copiato dagli allievi dell’Ospizio del San Michele che, grazie alla liberalità del Presidente (dal 1830) il cardinale Antonio Tosti, avevano il permesso di recarsi in Campidoglio per studiare i capolavori lì conservati, spesso poi trasferiti in arazzi. La provenienza dall’antica istituzione è del resto confermata dall’inventario delle opere del San Michele dove la tela è riferita alla scuola napoletana del 1600 con precisa attribuzione a Massimo Stanzione (1585 – 1656)(1958/62, n.35; 1997 n.65). Il dipinto, grazie alla prova documentaria citata, va invece riferito al secolo XIX, probabilmente dopo al 1830, e attribuito a uno degli allievi dell’ospizio purtroppo non identificato. Il racconto del ripudio di Agar si trova nella Genesi (6, 21) ed è legato alla figura di Abramo, patriarca di Israele, che ricevette da Dio la promessa di generare un popolo numeroso quanto i granelli di sabbia del mare, ma egli non aveva avuto ancora un figlio dalla sua sposa Sara. Questa gli propose allora di congiungersi alla giovane schiava egiziana Agar per generare un figlio che avrebbe allevato come suo. Agar restò incinta, e partorì Ismaele. Col passare del tempo, tuttavia, la giovane schiva sentendosi sempre più forte e superba, non obbediva più alla sua padrona e tra le due donne correva molta rivalità. Il Dio di Israele visitò allora nuovamente Abramo, che questa volta concepì un figlio con Sara. Abramo era ormai centenario quando nacque Isacco che si affezionò molto al fratello maggiore, creando ulteriori attriti fra le due madri. Abramo, assecondando il volere di Sara, ripudiò allora Agar e Ismaele che vagarono nel deserto rischiando di morire di sete, venendo salvati solo grazie all’intervento di un angelo mandato dima Dio. Nel dipinto è raffigurato il momento del ripudio, in cui tutti i personaggi della vicenda sono presenti: in primo piano l’anziano patriarca nell’atto di tirare la manica di Agar costringendola a uscire dalla casa con il figlio, mentre alle loro spalle sull’uscio è Sara e il piccolo Isacco voltato verso la madre. Se la disperazione è nei volti della giovane schiava e di suo figlio, in quello di Sara si percepisce la soddisfazione per aver raggiunto il suo scopo, ordinando al succube marito di sottostare alla sua volontà. L’unico di cui non si vede il viso è il piccolo Isacco, testimone inconsapevole del tragico evento che non riesce a comprendere
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201389489
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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