Cristo morto

dipinto 1822 - 1822

formato rettangolare (orizzontale)

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Paolo Mercuri (1804-1884): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
  • INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Paolo Mercuri è senz’altro uno degli artisti più interessanti presenti nella collezione dell’Istituto San Michele. Nato nel 1804 poco fuori Porta Portese, si trasferì con la famiglia a Marino e dopo la morte della madre, venne ammesso nel 1816 presso l'ospizio di San Michele a Ripa Grande dove conobbe Luigi Calamatta (1801– 1869) che diventò suo amico fraterno e con cui condivise molte esperienze. Grazie agli attenti insegnamenti di Francesco Giangiacomo - professore al San Michele dallo stesso 1816 - che “lo prese in grande affetto” (che durò a lungo come dimostra una lettera del 20 febbraio 1834 in cui l’insegnante gli raccomandava: “Mercuri mio, non tralasciate di disegnare dal vero: non fate come i nostri putti alunni che, sortendo da quel luogo pio, proscrivono il portalapis per sempre e così diventano incisori insensati.”), Mercuri si allenò anche nella copia di cartoni (la pratica dell’esecuzione dei cartoni preparatori per l’affresco, considerata un’eredità dei grandi maestri del Rinascimento, era tornata in auge dalla fine del Settecento nell’ambiente romano) e, grazie alla sua bravura gli venne concesso di recarsi in Vaticano per esercitarsi sugli affreschi di Raffaello. Il giovane riuscì così a completare la sua formazione fuori dall’istituto frequentando “La mattina all’Accademia pel nudo; indi al Vaticano; la sera nelle stanze dell’Olgiati (Marco Antonio Olgiati, all’epoca restrittivo presidente dell’ospizio non permettendo agli allievi di recarsi a studiare all’esterno) a copiare stampe e a leggere buoni libri. In queste serate lesse tutto il Winkelmann”. Mercuri si concentrò sulla copia dalle stampe di maestri antichi e moderni tratte da serie o in fogli sciolti, poi arricchito dall’importante fondo entrato nell’istituto con l’arrivo del cardinale Antonio Tosti (1830). Venne infatti realizzata una vera e propria “Galleria dell’Ospizio” allestita in un locale interamente dedicato all’esposizione di “stampe antiche e nuove” che permetteva agli alunni di accedere a un più vasto repertorio e, contestualmente, di esercitare l’occhio alla precisione del dettaglio, soprattutto per coloro, come lui, che si avviavano al mestiere dell’incisione. Grazie alle frequentazioni dell'Accademia di San Luca, nel 1820 venne segnalato per il primo premio al merito facendosi notare da Antonio Canova che lo caldeggiò al cardinale Ercole Consalvi, segretario di papa Pio VII, che gli concesse una pensione di cinque scudi permettendogli di proseguire nella sua attività. L’artista si spostò in Italia e poi in Francia dove realizzò le illustrazioni per le Favole di J. de La Fontaine; qui ottenne grandi onori tanto da decidere di trasferitosi a Parigi, dove conobbe i grandi artisti francesi dell'epoca e dove aprì con Calamatta un importante atelier di stampe. Durante il periodo di permanenza a Parigi l’artista non dimenticò la pia istituzione cui doveva la sua fortuna: oltre a donare esemplari delle proprie incisioni, ogni qualvolta si presentava l’occasione provvide ad acquistare e inviare stampe commissionate sia dal cardinale Tosti, su suggerimento del Giangiacomo e degli altri professori, ma spesso proposte direttamente da lui, implementando enormemente la collezione dell’ospizio. Dalle biografie di Mercuri si apprende che numerosi furono i riconoscimenti per gli eccellenti risultati ottenuti sin dai primi anni, fruttandogli sempre una particolare benevolenza non solo da parte dei maestri di disegno e incisione (Giangiacomo, Antonio Ricciani e Domenico Marchetti), ma anche da parte dei presidenti dell’Ospizio, come Mons. Marco Antonio Olgiati prima e, soprattutto, il cardinal Tosti poi, legami forti di stima e affetto che perdurarono lungo tutto il corso della sua vita. Paolo Mercuri sarà così celebrato all’epoca come uno dei più valenti maestri d’incisione nel contesto europeo. Nel 1839 venne poi richiamato a Roma per ricoprire la carica di capo della Calcografia Centrale, che mantenne anche dopo l'unificazione dell'Italia nel 1870. Ormai anziano e vedovo decise di trasferirsi a Bucarest presso la figlia e dove morì nel 1884 (le spoglie vennero portate poi a Roma e deposte nel monumento funebre al Verano). Nell’archivio di stato della città rumena rimane il suo cospicuo fondo (consultabile on line ttp://www.paolomercuri.ro). Riguardo al magnifico dipinto con il Cristo morto, di cui all’Istituto San Michele è ricordata una copia, si segnala la sua menzione negli inventari della collezione che ne certificano la provenienza (1949, n.17; 1958/62, n.68; 1997, n.12). Probabilmente Mercuri trasse il soggetto da un cartone che Jean-Baptiste Wicar (1762 - 1834) lasciò in eredità all’allievo Francesco Giangiacomo che, come si è visto, metteva a disposizione dei suoi studenti i cartoni preparatori per gli affreschi. In questo caso si trattava di un cartone eseguito a contorno da Anton Raphael Mengs (1728 – 1779) raffigurante l’immagine del Cristo morto ricavato probabilmente dalla celebre Pietà di Viterbo eseguita da Sebastiano del Piombo (1485 – 1547), fra il 1512 e il 1516. L’artista realizzò l’opera, come si evince dagli studi di Ilaria Miarelli Mariani, nel suo periodo giovanile, nel 1822, realizzandola nel formato orizzontale per essere utilizzata come paliotto per uno degli altari della chiesa di San Michele dell’Ospizio. La figura del Cristo richiama esplicitamente nella posa e nel trattamento cromatico e chiaroscurale quella dell’artista veneziano, collaboratore di Michelangelo (1475-1564) che, come oramai noto, forniva al collega disegni e cartoni (sulla questione v. Costanza Barbieri, Notturno Sublime. Sebastiano e Michelangelo nella Pietà di Viterbo, Roma 2009, Viviani arte). La tela rimase forse nell’ospizio perché appartenente alla collezione del cardinal Tosti, che tanto stimava e proteggeva il Mercuri, considerato con Calamatta, uno dei suoi “pupilli”
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201389480
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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