La Fornarina. Ritratto di donna

dipinto,

Tavola rettangolare

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • ATTRIBUZIONI Sanzio Raffaello (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Gallerie Nazionali d'Arte Antica - Palazzo Barberini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Barberini
  • INDIRIZZO Via delle Quattro Fontane 13, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La celebre opera di Raffaello ritrae una donna seminuda, mostrata a seno scoperto, celato a malapena da un velo che viene retto all’altezza del petto con la mano destra, con le gambe nascoste da un panneggio rosso. La posa si mostra come un ritratto di tre quarti orientato verso sinistra, in cui lo sguardo della figura femminile si volge verso destra, esibendo in primo piano in basso a destra un bracciale con la firma “RAPHAEL VRBINAS”. Il soggetto della rappresentazione risulta di difficile identificazione. L’ipotesi che si tratti di Margherita Muti è stata a lungo sostenuta, a causa del ruolo rivestito dalla donna nella vita del pittore, figurando secondo la narrazione comune parimenti come amante e musa ispiratrice. Tale dimensione intima farebbe intendere un uso personale e domestico dell’opera, dal momento che non si conosce il committente. L’intitolazione “La Fornarina” non si lascia ricondurre a nessuna tradizione storica conservata per iscritto relativa al suo contesto originario, e viene impiegata sistematicamente solo a partire dalla fine del Settecento. Tale codificazione tarda consente di sostenere l’ipotesi di un uso convenzionale dell’intitolazione nella tradizione orale, impiegata comunemente per riferirsi al quadro. Il nome deriverebbe dalla professione del padre di lei, appunto un fornaio il cui esercizio commerciale aveva sede nel quartiere di Trastevere, nella contrada di Santa Dorotea. Un’altra ipotesi critica vede come soggetto del quadro un’immagine di Venere, da leggersi al di là dell’apparente realismo del volto della figura femminile, lontano nella sua fisionomia terrena da canoni di bellezza ideali. La divinità romana potrebbe anche dialogare con l’identità reale della donna, attraverso un rimando multiplo a due soggetti che vengono a sovrapporsi. La gestualità delle mani rimanderebbe all’iconografia della “Venere Pudica”, che vede la protagonista del quadro coprirsi debolmente gambe e seno con falso riserbo, attraverso un sottile gioco seduttivo capace di attirare l’attenzione dello spettatore verso le parti nude del corpo. La presenza di attributi simbolici - quali il bracciale con la firma dell’artista, il cespuglio di mirto e il ramo di melo cotogno - sostengono questa identificazione con il precedente classico. Il cespuglio di mirti insieme alla posa della donna rappresentano una citazione leonardesca del ritratto di Ginevra Benci. L’immagine della Fornarina compare sotto forma di citazione all’interno di un affresco. precisamente nei medaglioni che decorano il soffitto di una stanza di villa Lante al Gianicolo, dipinto da Giulio Romano e datato agli ultimi anni del terzo decennio del Cinquecento. Una figurazione della Fornarina è stata identificata anche nel ciclo di affreschi del convento dei domenicani di Rieti, scoperto nel 1822. Nel corso dell’Ottocento si costruisce un mito attorno a questa misteriosa donna, come viene analizzato da Caterina Bon di Valsassina (Mochi Onori L. (a cura di), Raffaello. La Fornarina, Roma 2000). Costruzioni allegoriche dantesche e petrarchesche si inseriscono all’interno di processi interpretativi che nobilitano la figura di Margherita Muti, inscrivendo il suo rapporto con Raffaello all’interno del culto romantico per l’amore infelice. Il ritratto rimane in possesso dell’artista fino alla data di morte, che avviene poco dopo il suo completamento. L’opera nel 1595 entra a far parte collezione Caterina Nobili Sforza contessa di Santafiora, mentre nel 1605 figura all’interno della collezione di Giacomo Boncompagni. Infine, nel 1642 la Collezione Barberini, diventando ben presto uno dei dipinti più noti e celebrati. Il quadro compare nell’inventario del cardinale Antonio, nel 1644, in cui viene descritto come “un quadro in tavola, con un ritratto di una donna quasi nuda, di mano di Rafaele di Urbino, con un suo ornam.to di noce toccato d'oro". Tale documento è contenuto nell’”Inventario generale delli quadri e statue dell'Emi.nenti.mo Sr. Card.le Antonio fatto nel mese di aprile 1644” (M. Aronberg Lavin, Seventeenth Century Barberini Documents and Inventories of Art., New York 1975, p. 170). Figura in un altro inventario del Cardinal Antonio Barberini, precisamente nel 1671, al n. 199, venendo nominato come “Un Quadro in Tavola Con il ritratto della Dama di Raffaello di mano del med.o, con Due Sportelli che si chiudono di grandezza di p.mo 4 inc.a no. 1-1000 (Aromberg Lavin, n. 199, p. 301). In un altro inventario, redatto dopo la morte di Maffeo Barberini avvenuta nel 1686, si scrive di "Un ritratto in tavola d'una Donna, che tiene una mano al petto, e l'altra tra le Coscie Nuda, con un panno rosso alto p.i 4 largo 2 1/2 incirca, con cornice intagliata a rabeschi noce, è oro, con sui sportelli di dentro parim. e intagliati, con rabeschi, noce, è oro, mano di Raffaello" (Aromberg Lavin, Seventeenth Century Barberini Documents and Inventories of Art., New York 1975, p. 408). La Fornarina compare in un altro inventario, venendo citato nel Microcosmo della pittura di Francesco Scannelli, descritto come: "una mezza figura di femmina al naturale nella Galeria dell'Eminentissimo Antonio Barberino dipinta in ordine al gusto di quelle, che sono a Ghisi, creduta il ritratto, e particolar modello della propria Innamorata, Pittura la quale contiene sopra l'altre adequatissime sufficienze dell'arte una pastosità straordinaria con grande, e ben rilevata naturalezza". (F. Scannelli, Del Microcosmo della pittura, Cesena 1657, Libro II, p. 166, rist. anast. Milano, 1966, pubblicato nel 1657). L’opera diviene oggetti di diverse disposizioni di tutela, in particolare l’istituzione del vincolo fedecommissario, avvenuta nel XVI secolo per impedire lo smembramento e la dispersione della raccolta barberiniana, valido fino agli anni del Governo francese in Italia (Nicita P., Musei e storia dell'arte a Roma. Palazzo Corsini, Palazzo Venezia, Castel Sant'Angelo e Palazzo Barberini tra XIX e XX secolo, Campisano, Roma, 2009, p. 334). Il vincolo fedecommissario viene successivamente ripristinato dal Governo pontificio nel 1816, tutelando la parta della raccolta che non era stata già oggetto di alienazione. La selezione viene compiuta da Vincenzo Camuccini, che giudica centoventinove dipinti come pregevoli, vincolandoli all’interno entro i confini dello Stato (Ibidem). Fra queste opere vi era la Fornarina, che compare successivamente anche nel rapporto di Cantalamessa redatto per il ministro nel 1892 e all’interno del Regio Decreto del 1934
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201385939
  • NUMERO D'INVENTARIO 311
  • ENTE SCHEDATORE Gallerie Nazionali di Arte Antica
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • ISCRIZIONI sull'armilla - RAPHAEL VRBINAS - Fedecommesso Barberini - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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