Le due amiche. Luisa Hammerschlag Ruberl e Betty Baer in interno con sculture futuriste

dipinto,

dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Boccioni Umberto (1882/ 1916)
  • LOCALIZZAZIONE Assicurazioni Generali
  • INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto ritrae Luisa Hammerschlag Ruberl, raffigurata in piedi a sinistra, e la sua amica Betty Baer, seduta a destra. Quest’ultima è la cugina di Vico Baer, amico e primo mecenate di Boccioni. Gli stretti legami di Boccioni con la famiglia Baer sono documentati da diversi ritratti tra cui quello della stessa Betty con la figlia Nora (M. Calvesi, A. Dambruoso, Umberto Boccioni. Catalogo generale delle opere, Torino, Allemandi, 2016, p. 278, n. 21), nonché dal carteggio tra Vico e Boccioni conservato al Museum of Modern Art di New York. Sullo sfondo si scorgono due sculture in gesso. La prima è “Forme-forza di una bottiglia” del 1913, mentre la seconda è identificata da Calvesi (Dipinti del ‘900 italiano, p. 24) con “Vuoti e pieni astratti di una testa”, opera perduta e documentata solo da questa tela e da una riproduzione fotografica. Il dipinto fu riprodotto con la data 1914 e il titolo “Le due amiche” nel catalogo della mostra postuma di Boccioni tenutasi a Milano nel 1916-1917 e successivamente sempre collocato da Maurizio Calvesi (Calvesi-Coen 1983, p. 520) tra il 1914 e 1915, ovvero immediatamente prima della partenza dei coniugi Ruberl per la Germania, come sottolineato da Maurizio Fagiolo dell’Arco (Arte del Novecento 1987, p. 20) che rileva anche la presenza sul retro della tela di un bollo in piombo con l’ubicazione “Frankfurt”. Ipotizza, inoltre, Calvesi (Dipinti del ‘900 1993, p. 24) che l’opera possa essere stata terminata entro il gennaio 1915, prima della partenza, come ricordo e pegno di amicizia. Come rilevato dallo studioso si tratta di “un eloquente passaggio tra la produzione ancora futurista del 1914 e quella ‘riformata’, del 1915-1916”, in cui “il ritorno a una figurazione meno sconvolta dalla sintassi del dinamismo, va valutato anche in rapporto alla natura del dipinto: che è un ritratto, e come tale doveva soddisfare comprensibili esigenze delle committenti” (Dipinti del ‘900 italiano, p. 24). Nota d’altronde lo studioso che nelle opere neo-cezanniane realizzate da Boccioni in questo biennio sono sempre presenti dei ritratti. L'opera fu portata dai Ruberl a Francoforte e in seguito data in deposito alla Civica Galleria d’Arte Modera di Milano, da cui passò nel 1980 alle galleria Daverio di Milano e La Medusa di Roma. Attraverso il proprietario della seconda galleria, Claudio Bruni Sakraischik, è entrata, quindi, nella collezione Assitalia, storica compagnia assicurativa statale, parte dell’INA, privatizzata a partire dal 1992 e fusa l’1 luglio 2013 con le Assicurazioni Generali con la denominazione Generali Italia S.p.A. La raccolta, ospitata nella sede dell’INA progettata da Marcello Piacentini, comprende opere significative del Novecento italiano ed è nata per volontà del senatore Giovanni Pieraccini, all’epoca presidente dell’Istituto, che acquista tra il 1981 e il 1982 i primi dipinti di de Chirico e Boccioni. Una puntuale campagna di acquisti ha arricchito di anno in anno la collezione, in seguito, di opere, rigorosamente selezionate per la loro importanza all’interno della produzione degli artisti selezionati
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201385851
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • ISCRIZIONI in basso a destra - U. Boccioni - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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