Natività con i santi Lorenzo e Andrea. Natività
dipinto,
Antoniazzo Romano (attribuito)
1430 / 1508
Tavola di forma rettangolare
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Romano
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ATTRIBUZIONI
Antoniazzo Romano (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Gallerie Nazionali d'Arte Antica - Palazzo Barberini
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Barberini
- INDIRIZZO Via delle Quattro Fontane 13, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera di Antoniazzo Romano mostra in primo piano la Madonna e San Giuseppe, colti in adorazione di fronte al bambino, affiancati da San Lorenzo e da San Andrea, connotati con i simboli dei loro rispettivi martiri. Dietro la sacra famiglia appare la capanna, corredata dalle figure secondarie dei pastori, assorbiti nella contemplazione del messaggio celeste. Tutti i personaggi si posizionano a cerchio attorno alla figura centrale del Bambino, mentre un panorama arioso si staglia come una quinta scenica. Longhi, rimarcando questo elemento, sostiene l’attribuzione del dipinto ad Antoniazzo Romano, avvicinando l'ambientazione all’immagine di un “tardo meriggio di Sabina”, che rivela parimenti ascendenze paesaggistiche affini a quelle proposte dall’immaginario pittorico di Piero e Bellini. L’ambientazione, secondo lo studioso, potrebbe riferirsi alla campagna attorno a Tivoli, Ariccia o Viterbo mostrando sullo sfondo una città arroccata sulle pendici di un colle e la sagoma acuminata degli appennini che svetta verso l’orizzonte, benché probabilmente tale scenario sia da intendersi come una sintesi di svariati panorami laziali, e dunque prodotto della fantasia dell’artista. Un’altra Natività dipinta dall’artista, oggi al Metropolitan Museum di New York, rivela un linguaggio affine, mostrando però nella composizione e nella resa dei dettagli una sensibilità fiamminga, sapientemente combinata con citazioni prelevate dalla tradizione pittorica toscana. Come afferma Paolucci, la composizione fu ripresa dal figlio di Antoniazzo, Marcantonio Aquili, realizzando un dipinto del Museo Civico di Rieti (Mortari 1960). Il dipinto anticamente apparteneva alla collezione Contini Bonacossi di Firenze, originariamente dato a Ghirlandaio. Un dettagliato resoconto della querelle attributiva relativa alla Natività è offerto da Anna Cavallaro nel 1992 con Antoniazzo Romano e gli antoniazzeschi. Mason Perkins lo assegna ad Antoniazzo nel 1905, ravvisandovi soluzioni formali prossime allo stile del Verrcchio. Nel 1909 Berenson sostiene tale attribuzione, come anche Longhi, che nel 1927 lo datava tra il 1475 e il 1480. Van Marle, invece, nel 1931 è l’unico che smentisce tale paternità artistica, riconducendolo, piuttosto, a Sebastiano Mainardi, vedendovi dunque un diretto seguace del Ghirlandaio, restando in tal modo isolato nel panorama degli studiosi. Cesare Gnudi, infatti, nel 1938 lo giudicava una delle opere migliori di Antoniazzo, come anche Italo Faldi nel 1954. A dieci anni di distanza, Gisela Nohels (1973) e Roberto Cannatà (1983) concordando nel vedervi un pittore anonimo nella sfera di influenza di melozzesca. L’opera venne trafugata nel 1944 dai nazisti, insieme ad altre opere della raccolta Contini Bonacossi, per portarla in Germania. Viene recuperata da Rodolfo Siviero nel 1952, riportandola a Palazzo Barberini
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201363092
- NUMERO D'INVENTARIO 4219
- ENTE SCHEDATORE Gallerie Nazionali di Arte Antica
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- ISCRIZIONI in alto al centro, sul cartiglio - GLORIA IN EXCELSIS DEO ET IN TERRA PAX HOMMINB - a matita -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0