altare,
I marmi frammentari ricomposti sulla fronte sono interamente occupati da un disegno fitto a palmette nervate e sottilmente perlinate racchiuse in ampi tracciati curvi o rettilinei, oppure in veri e propri cerchi o quadrati che si intrecciano; un cordone ritorto delimita una delle due lastre frontali. Il frammento inserito nel fianco destro presenta un motivo a losanghe e gigli
- OGGETTO altare
- AMBITO CULTURALE Ambito Cistercense
- LOCALIZZAZIONE Chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo e della Vergine Assunta
- INDIRIZZO via Maria, 25, Veroli (FR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nelle due cappelle fiancheggianti il coro, sulla fronte e sulle facce laterali di due altari, sono state ricomposte alcune lastre di marmo bianco, che non presentano uno stesso motivo decorativo, una volta in deposito nella sala capitolare. Esse sono state attribuite dall'Enlart, che per primo ne fece menzione, al XIII secolo (C. Enlart, "Origines françaises de l'architecture gothique en Italie", Paris 1894, p. 43). Sul loro originario utilizzo sono state avanzate diverse ipotesi. Dimensioni e aspetto ricordano quelli delle lastre di recinzione presbiterale o di schola cantorum di ambito romano o laziale del secolo precedente. Se così fosse, si tratterebbe dell'esiguo resto di una ricca serie ove si consideri che nelle chiese cistercensi, dove non si prevedevano spazi per fedeli laici, il coro dei monaci e quello dei conversi occupavano, talvolta, per intero la navata centrale e che solo il primo giungeva spesso sino a metà navata come nella disposizione originaria di Casamari (F. Farina, B. Fornari, "L'architettura cistercense e l'Abbazia di Casamari", Casamari 1978, p. 23). D'altro canto l'impiego di lastre marmoree a recinzione del coro risulta piuttosto inconsueto nelle abbazie cistercensi; quel poco che si conosce rispetto alla tipologia indica che dovette trattarsi di semplici strutture murarie o di ancora più labili transenne e panche di legno (A. Cadei, "Scultura architettonica cistercense e cantieri monastici", in I Cistercensi e il Lazio", Roma 1978, pp. 157-164). Lo Scaccia Scarafoni ritiene, invece, che queste lastre fossero impiegate in un pulpito rimosso quando furono eseguiti alcuni lavori murari nell'abbazia, nel sec. XVIII. Secondo lo studioso, inoltre, esse non sembrano tutte coeve dal momento che i motivi ornamentali sono variamente interpretati, per cui avanza l'ipotesi che nel pulpito e nell'annessa recinzione presbiterale siano stati accostati a suo tempo elementi di varia provenienza (E. Scaccia Scarafoni, "L'abbazia di Casamari in un'inedita descrizione del 1634", in "Bollettino dell'Istituto di storia dell'arte del Lazio meridionale", 1 (1963), p. 12, nota 1). Rimanendo pur sempre nel campo delle supposizioni, Rossella Forti sostiene che non sarebbe da escludere la loro appartenenza ad altri sei altari presenti al'interno della chiesa oltre quello maggiore, rimosso al momento del cambiamento del luogo del coro nel 1572, come da un inventario risalente al 1634 e conservato nell'Archivio Barberini nella Biblioteca vaticana (Barb. Lat. 4603; R. Forti, "Due paliotti scolpiti nell'Abbazia cistercense di Casamari", in "Rivista cistercense", anno X, numero 3,1993, pp. 237-249). I motivi decorativi e la fattura dei frammenti di lastre ricomposti nell'altare a destra del coro sembrerebbero di mano diversa rispetto a quelli dell'altare a sinistra. Cadei li attribuisce all'ambito della plastica romanica francese e borgognona e in effetti a questo proposito, tra gli altri, si possono trovare dei riferimenti alle mensole del dormitorio del monastero di Poblet. Le forme consistenti in intrecci di cerchi e rombi, con i vuoti riempiti da fogliami ma anche il tralcio ondulato con palmette nelle anse, si trovano molto di frequente oltralpe. Un disegno particolarmente vicino a quello del frammento di Casamari contenente losanghe e gigli, sul fianco destro dell'altare, è raffigurato su una delle vetrate del transetto nord di Obazine, mentre i girali desinenti in forma gigliata che si trovano a complemento della figurazione centrale nei frammenti ricomposti sulla parte anteriore del paliotto di destra di Casamari, sono raffigurati su un'altra vetrata della stessa abbazia francese, anch'essi incorniciati da un cordone ritorto (cfr. R. Forti, "Due paliotti...", cit.). Del resto, l'elemento decorativo del gambo centrale da cui si dipartono intrecci di steli e di foglie è visibile in altre vetrate di chiese cistercensi del XIII secolo come Haina, Altenberg e Namedy dove compaiono, però, la vite, l'artemisia, la rosa e vegetali diversi dal giglio. Una peculiarità della lavorazione dei frammenti di Casamari consiste nella ripresa del motivo decorativo dei piccoli dentelli a guisa di perline che ricorre spesso nella scultura francese. Fogliami perlinati compaiono anche su alcuni capitelli dell'abbazia di Fossanova, quelli posti nel lato sud del chiostro e sulle semicolonne addossate all'arco di accesso alla foresteria. La scultura architettonica di Casamari, pur facendo propri quegli elementi di presumibile estrazione locale, adotta fondamentalmente forme dall'arte borgognona eliminando il momento figurativo in essa preponderante. Alla luce di tutte queste considerazioni, per quanto riguarda la datazione, sembra più plausibile l'ipotesi di una contemporaneità di esecuzione delle diverse lastre reimpiegate nei due altari, a conferma dell'identità composita del cantiere attivo a Casamari
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201220771
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico del Lazio
- DATA DI COMPILAZIONE 2011
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0