Paesaggio. paesaggio
dipinto,
ca 1864 - ca 1864
De Tivoli Serafino (livorno 1826/ Firenze 1892)
Livorno 1826/ Firenze 1892
paesaggio con albero e buoi riflessi in uno stagno
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 50
Lunghezza: 65.8
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ATTRIBUZIONI
De Tivoli Serafino (livorno 1826/ Firenze 1892)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo delle Belle Arti
- INDIRIZZO Viale delle Belle Arti 131, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto testimonia gli evidenti debiti che l'artista toscano ebbe nei confronti dei paesaggisti di Barbizon che egli poté conoscere personalmente a Parigi, quando si recò con Saverio Altamura all'Esposizione Universale di Parigi del 1855, tornando in seguito entusiasta in Italia dando avvio alle riflessioni che avrebbero portato alla maturazione di un nuovo linguaggio. Come noto, infatti, il ruolo di Serafino de Tivoli come ponte tra le sperimentazioni francesi e l'Italia fu essenziale per lo sviluppo delle teorie che avrebbero portato alla nascita della pittura macchiaiola. L'esperienza della cosiddetta scuola di Staggia nel senese, dove de Tivoli cominciava ad operare le prime esperienze naturalistiche in Toscana con i fratelli Markò, Ademollo, La Volpe, sulla spinta delle novità partenopee importate da Altamura, con il deliberato scopo di rinnovare la pittura di paesaggio in senso naturalista, anticipano di fatto le sperimentazioni sulla macchia di qualche anno successive. Infatti, fu grazie all'amicizia con Borrani e Signorini che il pittore fu introdotto nelle discussioni al caffè Michelangiolo, facendo partecipe delle sue esperienze in Francia e in Italia i pittori riformatori fiorentini, introducendo anche delle novità tecniche conosciute nel viaggio d'oltralpe. Nella produzione di de Tivoli, i paesaggi di chiara ascendenza barbizonniers, ispirati a Troyon, Decamps e Rosa Bonheur soprattutto, sono caratterizzati dalla presenza di animali e grandi alberi, come tipico del paesaggismo francese degli anni Trenta. Nel dipinto in esame, tuttavia, si rivela particolarmente l'influenza di Theodor Rousseau, per via del grande albero protagonista della scena e dei buoi che pascolano in un angolo, riflessi in uno specchio d'acqua.Secondo l'opinione di Carandente (Cfr. Carandente 1956, p. 38, n. 12), accolta anche da Lavagnino, il dipinto sarebbe tra quelli maggiormente influenzati dalla Scuola di Barbizon e dunque databile intorno al 1856, dopo il ritorno del pittore a Firenze dal soggiorno parigino. In realtà questo paesaggio sembrerebbe riferibile ad un momento più tardo, come invece sostenuto nella mostra dedicata ai macchiaioli a Firenze nel 1976 (cfr. Firenze 1976, n.200, p. 232). In quell'occasione, la critica ha ribattuto, infatti, che il dipinto sarebbe meglio riferibile ad un periodo contestuale o di poco successivo alla seconda permanenza del pittore a Parigi nel 1864, sostenendo tale datazione su motivazioni strettamente stilistiche, rintracciando nella fattura dell'opera una certa stanchezza non rilevabile nei dipinti della metà degli anni Cinquanta
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà dello Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200827542
- NUMERO D'INVENTARIO 3878
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
- ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0