storie della vita di sant'Onofrio

dipinto,

composto da ventotto lunette dipinte, di cui la prima costituita da iscrizione entro ricca targa mistilinea con volute, nastri, stemma gentilizio e vasi ardenti; le successive ventisette costituite da storie figurate entro semplice cornice a lunetta, sopra targhe con duplice didascalia latina e italiana inquadranti stemma centrale. Negli spazi tra le lunette, sotto i peducci delle volte, teste angeliche dipinte entro targhe mistilinee

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Strada Vespasiano (e Aiuti)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Convento di S. Onofrio al Gianicolo
  • INDIRIZZO Piazza di Sant'Onofrio, 2, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le prime fonti a fare il nome di Vespasiano Strada per il ciclo di lunette del chiostro sono Celio (1638) e Baglione (1642), che le dice dipinte "con buona maniera, con amore e con gran diligenza". La presenza di una qualità discontinua e di diverse mani non dovette sfuggire a Titi, che nell'edizione del 1674 della sua opera parla di "diverse pitture fatte da Vespasiano Strada, e da altri". E' in questo spiraglio critico che si insinuò in seguito l'attribuzione al Cavalier d'Arpino dei primi quattro affreschi del ciclo, proposta per la prima volta dal correttore dell'edizione 1763 del Titi e largamente accettata, per quanto priva di qualsiasi fondamento documentario o critico, dai compilatori di guide ottocentesche e moderne (Nibby, Caterbi, Huetter-Lavagnino, Gigli), queste ultime aggiungendo anche il nome del Ridolfi, accogliendo, senza particolari approfondimenti, una notizia volante e poco chiara del Mancini. In questo stesso solco critico, che si sforza di dar senso a una tradizione inconsistente, può vedersi collocata la scarsamente argomentata proposta di Roettgen (1973) per queste prime quattro storie dell'assai oscuro Marzio Ganassini. Allo stato attuale delle ricerche (Abromson, 1976; Coliva, 1990) non vi sono a mio avviso (Roberto Barbieri) motivi per non ritornare a prestar fede alle fonti più antiche (Celio, Baglione) attribuendo l'intero ciclo all'ideazione e alla larga esecuzione di Vespasiano Strada, riferendo le discontinuità stilistiche a suoi aiuti e ai vasti e poco felici restauri successivi (un'iscrizione ne documenta uno già nel 1682). Dobbiamo alle ricerche di Abromson la conoscenza di documenti che permettono di datare con certezza l'esecuzione degli affreschi tra il marzo 1599 (pagamento al falegname per la realizzazione delle impalcature) e il giugno 1601 (pagamento per l'imbiancatura del muro sotto gli affreschi ormai realizzati). Per quanto riguarda l'attribuzione dei dipinti l'unico documento a fare il nome di un pittore è un pagamento dell'8 aprile 1601 a Vespasiano Strada per l'esecuzione di particolari decorativi secondari (le teste angeliche tra le lunette). Se già un confronto stilistico tra queste teste e gran parte delle teste dipinte negli affreschi permette di vedere in Strada almeno l'artista principale del cantiere, ulteriore suffragio dal punto di vista critico è stato portato da Anna Coliva (1990) tramite un serrato riscontro sulle poche opere certamente autografe dell'artista. Alla luce del ristretto ma coeso catalogo proposto da Coliva, non ci sono motivi per ritenere estranee all'arte di Vespasiano Strada, che tra l'altro proprio nei grandi cantieri di fine secolo del Cesari ebbe probabilmente a formarsi, le durezze delle scene d'interno e di certe figure, apparentemente così in contrasto con la pittura fantasiosa e fluente dei paesaggi, a lui certo più congeniale e nella quale deve riconoscersi il contributo più originale e la cifra più riconoscibile dell'artista. Per quanto riguarda la scelta dei soggetti, la fonte diretta del ciclo è stata riconosciuta da Laura Testa (1989) nel manoscritto del sec. XV "Vita, mors, miracula S.ti Honuphrii Regis Persarum filii" (il titolo è d'epoca successiva), oggi conservato alla Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II di Roma, ma proveniente dall'antica biblioteca di S. Onofrio. Il rapporto tra testo e affreschi è stato estesamente studiato da Guerrrini (1993)
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente straniero in Italia
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200820738-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2000
    2006
  • ISCRIZIONI parete nord, prima lunetta, entro targa - S HONVPHRII REGIS PERSARVM FILII / QVI ANNOS SEXAGINTA OCCVLTVS MVNDO / SOLVS IN VASTA AEGYPTI SOLITVDINE LATVIT / VITA MORS MIRACVLA / PICTVRIS HISCE EXPRESSA / ANNO IVBILEI MDC / RESTAVR 1682 - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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