La Gorgone e gli eroi / Diana di Efeso e gli schiavi. soggetto mitologico
dipinto dittico,
ca 1890 - ca 1899
Sartorio Giulio Aristide (roma 1860 - 1932)
Roma 1860 - 1932
nel pannello sinistro del dittico è raffigurata Diana di Efeso e altri corpi nudi e dormienti giacenti a terra; nel destro, la figura eretta e nuda della Gorgone si staglia sullo sfondo di un paesaggio marino
- OGGETTO dipinto dittico
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ATTRIBUZIONI
Sartorio Giulio Aristide (roma 1860 - 1932)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo delle Belle Arti
- INDIRIZZO Viale delle Belle Arti 131, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Alla Terza Biennale di Venezia (1899) fu dedicata a Sartorio una mostra personale di circa cinquanta opere; tra queste era presente anche il dittico Diana di Efeso e gli schiavi / La Gorgone e gli eroi, che proprio in tale occasione venne acquistato per le collezioni della Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Nel catalogo della Terza Biennale, Sartorio affermava di aver raffigurato in quest'opera "due aspetti della profonda vanità dell'esistenza umana", incarnati dalle forme ammalianti della Gorgone, bellezza fatale e annientatrice, e dalla Diana di Efeso (dalle cento mammelle), nutrice degli uomini e delle loro chimere. Gli uomini, prosegue l'artista, "sono fatti della sostanza medesima dei loro sogni ed essi vengono qui rappresentati come dormienti, che stringono nelle mani i simboli delle proprie ambizioni" (Sartorio, in cat. Venezia, 1899, p. 72). Il tema era stato suggerito a Sartorio dal noto brano della Tempesta di Shakespeare, citato a sua volta da D'Annunzio in un passo del Trionfo della morte (1889). L'opera ha avuto un'elaborazione particolarmente complessa, e la sua genesi si è intrecciata con il progetto - mai portato a termine - per l'illustrazione del poema Gli uomini e i sogni, di Diego Angeli (cfr. Damigella, in Mantura, Damigella, 1989, p. 51). La prima composizione, intitolata Gli uomini e le chimere, si svolgeva su un'unica vasta tela di oltre otto metri, sul modello della precedente opera I figli di Caino, premiata a Parigi nel 1889. Secondo la descrizione fornita da Ugo Fleres (1890), questa prima versione comprendeva la sola Diana di Efeso, raffigurata come un idolo primitivo e circondata da uomini e donne nudi, immersi nel sonno. Insoddisfatto del risultato, tra il 1895 e il 1896 Sartorio elabora la figura della Gorgone, che diviene un nuovo centro compositivo e tematico, speculare alla Diana di Efeso: sarà proprio questo nuovo inserto a far decidere al pittore di dividere in due il quadro. La Diana di Efeso è dipinta prendendo a riferimento l'Artemide Efesina (replica romana di età imperiale) conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, mentre le fonti iconografiche della Gorgone, oltre a richiamarsi a modelli pittorici quali la Ninfa di Fontainebleau di Nino Costa (Roma, Galleria Comunale d'Arte Moderna), vanno ricercate anche nelle tematiche del simbolismo di area tedesca, conosciute da Sartorio durante il suo soggiorno a Weimar (cfr. Piantoni, 2000, p. 121 e Frezzotti, 2006, p. 338). Al suo apparire, il dittico - che costituisce una sorta di manifesto programmatico delle tendenze idealistiche ed estetizzanti di fine secolo intorno a D'Annunzio e alle riviste "Cronaca bizantina" e "Convito" di Adolfo De Bosis - suscitò vasti consensi, ma anche critiche per l'oscurità e concettosità del tema (cfr. Frezzotti, 2006, p. 338)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200489566
- NUMERO D'INVENTARIO 1242
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
- ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0