santi Primo e Feliciano ai lati della Croce e clipeo con busto di Cristo

decorazione musiva, 648 - 649

Personaggi: Primo; Feliciano; Cristo. Simboli: (Dio) mano; (Cristo) croce gemmata. Abbigliamento: tunica; clamide; tablion. Oggetti: rotoli

  • OGGETTO decorazione musiva
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Stefano Rotondo
  • INDIRIZZO via S. Stefano Rotondo, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE il mosaico fu fatto eseguire da papa Teodoro che, come si deduce dal Liber Pontificalis, nel 648 o l'anno successivo fece portare le reliquie dei due martiri nella chiesa dell'Arenarium presso Mentana. Fu allora che venne ricavata la piccola abside, a meglio caratterizzare l'importanza dell'ambiente prescelto, allora non ancora in forma di cappella. Il mosaico fu restaurato nel 1735: fu allora che le lacune vennero integrate con pitture su intonaco visibili in larghe zone del fondo, mentre venne quasi del tutto rifatto il busto del Cristo, e furono supplite le parti ancora mancanti dell'iscrizione in basso, che - non rara sotto i mosaici dei catini absidali, come nei SS. Cosma e Damiano e in S. Agnese fuori le Mura - dovrebbe essere così intesa: "tu vedi la volta a fondo d'oro con la sua celeste sommità e disseminata di stelle splendente, basata su una brillantissima luce" (Bovini). La raffigurazione è svolta su un piano di assoluta trascendenza, di impronta strettamente bizantina; nelle vesti, aperte a campana, è scomparso ogni senso di volume e di modellato, imperturbabili sono i due santi nella loro ieraticità, i panneggi sono rigidi e ricordano alcuni coevi mosaici votivi in S. Demetrio a Salonicco (Matthiae); una certa diversità è nelle teste, poiché i segni del volto di Feliciano sono più disfatti nel colore e nelle lumeggiature bianche, assenti queste nel volto di Primo. Eppure l'autore, seppure educato al gusto di Bisanzio, dev'essere locale, per la rigidità dei contorni, l'allungamento delle figure, una certa realistica crudezza di rendere l'aggrottata fissità dello sguardo. Più di uno studioso, e particolarmente il Male, ha voluto vedere nella croce gemmata un ricordo personale di papa Teodoro, di origine gerosolimitana: in base a un confronto con alcune ampolle palestinesi conservate a Bobbio, si è supposto che il mosaico riproduca la grande croce d'oro e pietre preziose che sorgeva tra l'Anastasis e il Martyrium a Gerusalemme, caduta nel 638 in mano degli Arabi. In più, papa Teodoro poté aver scelto la chiesa di S. Stefano Rotondo in quanto essa ripeteva nell'icnografia la chiesa del S. Sepolcro a Gerusalemme, come ha dimostrato il Krautheimer. Tale riferimento viene rifiutato dal Matthiae in favore di un più vasto e generico influsso orientale, quando i cicli della vita di Cristo si andarono fissando su modelli iconografici palestinesi: così va letto il legame tra la croce del mosaico e le ampolle di Bobbio, allorché per meglio illustrare il carattere trionfale - si sostituì la figura del Cristo nelle rappresentazioni della crocifissione con il gruppo croce-imago clipeata; tipico dell'Occidente è invece l'accostamento dei martiri alla croce trionfale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente straniero in Italia
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200175613
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1983
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI in basso - ASPICIS AVRATVM CAELESTI CVLMINE TECTVM ASTRIFERVMQVE MICANS PRAECLARO LVMINE FVLTVM - a mosaico - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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