Madonna di Costantinopoli. Madonna con Bambino
scultura
1200 - 1299
Statua di legno policromo e argentato
- OGGETTO scultura
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MATERIA E TECNICA
legno di faggio/ pittura/ argentatura
- AMBITO CULTURALE Bottega Laziale
- LOCALIZZAZIONE Alatri (FR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La causa del titolo corrente dell'opera è forse da attribuirsi al colore brunito del volto della Madonna, dovuto all'ossidazione dell'argentatura stesa su tutta l'opera nel 1745, come testimoniava una iscrizione alla base della statua, rimossa dal restauro del 1940 (P. Della Pergola, La Madonna e gli sportelli del duomo di Alatri, "Emporium", X, 1949, p. 151). Iconograicamente rientra nella tipologia della Madonna di Nicopeia, ossia con il Bambino esposto sul grembo, di origine bizantina. G. Fogolari (Sculture lignee del secolo XII, "L'Arte", 1903, p. 56), riconosce in alcuni attributi, come la corona trilobata, una conferma della origine orientale del gruppo. Toesca (1965, p. 863) vede invece, nel pomo che la Madonna porge al Bambino, un elmento iconografico francese-borgognone. Per G. De Francovich (Scultura medioevale in legno, Roma 1943, p. 13) siamo di fronte alla tipologia della Nicopeia giunta nel Lazio ma non tramite un contatto diretto con l'Oriente quanto piuttosto con la mediazione dell'arte lombarda e francese. Madonne in trono con il Bambino erano comparse in Francia già nell'XI secolo, nelle lunette dei portali delle cattedrali di Chartres, Bourges e Notre Dame e a conferma di questa ipotesi va tenuto in conto la diffusione del culto della Madonna, alla quale ci si rivolgeva nella sua accezione di regina, favorito dai monasteri cistercensi e premontani e un esame stilistico conferma tale ipotesi. Accanto al Fogolari (cit. p. 57), che anche stilisticamente vede un rapporto con l'Oriente, ravvisando una tecnica simile a quella dell'intagliod ell'avorio, già A. Rossi (Santa Maria in Vultarella, Roma 1905, pp. 46-47) e Venturi (1903, p. 382) riconoscevano nella statua un'impronta genericamente gallica e settentrionale. De Francovich (cit. p. 13) convaliderà l'ipotesi, avvalorandola con precisi confronti con la scultura coeva dell'Ille de France, in particolare con la Madonna di St. Denis, proveniente dall'Alvernia. Oltre il grosso medaglione, probabilmente borchia di reliquiario, che chiude la mantellina di entrambe le statue, le accomuna una struttura decisamente slanciata e i lineamenti regolari del viso, particolare raffrontabile con le Madonne laziali di legno (Acuto e Vulturella). In quella in esame è comunque placata l'accento spiccatamente gotico delle sculture francesi, assorbito da una cultura ancora romanica e il trattamento del panneggio, a cerchi concentrici attorno alle ginocchia e le tre grosse pieghe che cadono rigidamente sui piedi della Madonna, riportano a stilemi antelamici e della sua scuola. Sempre De Francovich fa raffronti con la lunetta del Battistero di Parma ove è presente il medesimo soggetto. Da Parma l'influsso antelamico trovò diffusione in centro Italia specie nella piana di Arezzo, dove maestranze lombarde furono chiamate per eseguire decorazioni. Lo stesso studioso la data al 1250 circa. Della Pergola (cit., p. 155), non riscontrandovi elementi gotici, la anticipa di mezzo secolo. Il restauro del 1940 ha rimosso l'iscrizione che indicava l'argentatura del 1745, che con il tempo si era ossidata, e lo spesso strato di gesso sottostante le ossidature
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200094346
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone e Latina
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
- DATA DI COMPILAZIONE 1972
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DATA DI AGGIORNAMENTO
1975
2005
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0