Martirio di San Sebastiano
dipinto
ca 1619 - ca 1619
Tela dipinta
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
- AMBITO CULTURALE Ambito Emiliano
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ATTRIBUZIONI
Barbieri Giovanni Francesco Detto Guercino Scuola: pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale delle Marche
- LOCALIZZAZIONE Palazzo ducale
- INDIRIZZO Piazza Rinascimento, 13, Urbino (PU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Con questa tela l’artista propone un’iconografia inusuale, abbandonando la tradizionale immagine del martire cristiano stante, trafitto dalle frecce. Mostra, invece, l'esecuzione del martirio già avvenuta e la resa dell’uomo privo di forze: il santo è seduto a terra, con il capo reclinato e lo sguardo rivolto al cielo. Il corpo è trafitto da una freccia e il santo sta esalando il suo ultimo respiro. Il cielo plumbeo è rischiarato da una luce radente all'orizzonte dove si vedono un muro e una torre. Il dipinto è stato attribuito al Guercino da Denis Mahon nel 1969, quando lo analizzò direttamente nella raccolta Volponi, insieme ai professori Cesare Gnudi e Andrea Emiliani. I tre studiosi concordarono nel datare l'opera intorno al 1619, al culmine del periodo giovanile dell'artista, prima di partire per Roma nel 1621. Il dipinto non fu però inserito nei successivi repertori dell’artista fino alla sua recente riassegnazione del 2003. Si creò a lungo incertezza sulla paternità dell’invenzione, assegnata al Guercino o a Bartolomeo Schedoni, che si risolse nell’attribuzione convinta al maestro centese. Questa tela è accostabile ad altri suoi dipinti dello stesso periodo come il San Sebastiano curato dagli angeli (Cambridge, FitzwilliamMuseum, 1617), La Visione di San Girolamo (Parigi, Louvre, 1619-1620) e Elia nutrito dai corvi (Londra, National Gallery, 1620). Tutte le opere sono caratterizzate dalle ricerche e dagli approfondimenti nel disegnare su modello dal vivo, che il Guercino stava affrontando presso la casa Fabri all’Accademia del Nudo, da lui stesso fondata nel 1616 a Cento. Ad avvallare la datazione è anche la presenza di un nuovo concetto di paesaggio sul fondo che contraddistingue le opere del Guercino dopo il suo viaggio a Venezia del 1618, dove conosce e ammira i dipinti di Domenico Fetti. Inoltre, il paesaggio presenta delle reminiscenze agli scorci ferraresi dello Scarsellino e alle nature di Dosso Dossi. Sono assenti i dati sulla genesi e la storia collezionistica di questo dipinto, tuttavia, la presenza della stampa di Bartolomeo Pinelli con la dedica a Ludovico Altieri, cameriere segreto di papa Leone XII, permette di ipotizzare la presenza del dipinto a Roma a inizio dell’Ottocento. Il dipinto è uno dei pezzi di maggior rilievo di un gruppo di opere seicentesche donate nel 2003 alla Galleria Nazionale delle Marche dalle eredi di Paolo Volponi, la vedova Giovina e la figlia Caterina, in ricordo dello scrittore urbinate. Queste opere vanno ad aggiungersi a una prima donazione effettuata nel 1991 dallo stesso Volponi, in memoria del figlio Roberto tragicamente scomparso nel 1989
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100368882
- NUMERO D'INVENTARIO 1990 D 293
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale delle Marche
- ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale delle Marche
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0