decorazione a tempera su intonaco. L’intero arco trionfale è caratterizzato da una alternanza di cornici polilobate e tondi, entro una doppia cornice bianca e grigia, all’interno dei quali si alternano cartigli e raffigurazioni sacre. A partire da sinistra nei tondi sono raffigurati due angeli che reggono l’arca della Alleanza entro un festone di fiori e frutti, l’agnello sacrificale con la croce e un vessillo crociato e infine un candeliere a sette bracci. Sullo sfondo una decorazione a motivi geometrici. Sui due pilastri che sorreggono l’arco trionfale sono raffigurati, verso il corpo longitudinale della chiesa, due angeli entro una finta nicchia, che si apre su un paramento murario in cui si alternano fasce bianche e grigie. Il motivo della finta nicchia è ripreso anche nella parte interna del pilastro
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Marchigiano
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Bernardino
- INDIRIZZO Via dei Cappuccini, 2, Amandola (FM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La decorazione dell’arco trionfale si pone nella più generale decorazione che ha interessato l’intera chiesa di San Bernardino, le cappelle laterali, l’area presbiteriale e quella absidale nei primi decenni del XX secolo. Pur rispondendo ad un progetto unitario, risulta immediatamente evidente la cooperazione di più mani, circostanza che andrebbe a spiegare le diversità stilistiche tra le varie parti. In particolare si discostano dalla più generale decorazione del corpo longitudinale sia le cappelle laterali sia l’arco trionfale, mentre le restanti parti si presentano decisamente molto più unitarie. Secondo una tradizione non corroborata da fonti documentarie, ma ampliamente accolta, l’articolata decorazione che investe tutta la chiesa di San Bernardino in Amandola sarebbe stata eseguita tra 1925 e 1930 dal frate cappuccino Arturo Cicchi di Monterado (AN). Purtroppo pochissime informazioni si conservano di questo artista che fu attivo nella prima metà del Novecento. Fu allievo di Augusto Mussini (Reggio Emilia 1870-Roma 1918), il quale entrò come terziario nel 1903 nel convento cappuccino di Ascoli prendendo il nome di fra’Paolo. Molto attivo in Emilia, nelle Marche, in Toscana e a Roma, , ispirandosi a varie correnti, dallo stile floreale dei preraffaelliti con richiami al liberty e al divisionismo, fino alle suggestioni simboliste, Mussini ebbe una grandissima influenza sugli artisti locali marchigiani, scuotendo l’arte sacra che fino a quel momento era stata cristallizzata in schemi accademici e puristi, introducendo lo schema divisionista in ambito religioso e scatenando fortissime polemiche. Durante la sua attività in particolare ad Ascoli (1903-09) e a Quintodecimo avviò alla pittura schiere di artisti come Didimo Nardini, Giuseppe Poli, Guglielmo Cantalamessa, e il citato Arturo Cicchi. In particolare quest’ultimo collaborò con il Mussini alla decorazione della chiesa di Santa Maria delle Piane di Quintodecimo (Acquasanta Terme, AP) tra 1910 e 1913, insieme agli altri allievi, con un complesso ciclo biblico, caratterizzato da figure angeliche preraffaellesche e decorazioni floreali liberty, raffigurante episodi della Storia del Genere umano, la crocifissione e due trittici per gli altari laterali; l’Annunciazione rivela invece una totale adesione alla tecnica divisionista in cui le forme i i volumi vengono smaterializzati dagli effetti di luce. Certamente Arturo Cicchi fu molto influenzato dallo stile del Mussini. La decorazione della chiesa di Amandola ricorda nell’impostazione generale quella di Santa Maria delle Piane a Quintodecimo nelle scelte cromatiche, nella predilezione per l’uso di elementi simbolici che spesso alludono al primo cristianesimo entro tondi o riquadri (a Quintodecimo lungo le pareti, mentre ad Amandola ricorrono lungo la decorazione della volta e del coro), nella ricorrenza di finte modanature che corrono lungo la parte alta delle pareti (in Amandola si tratta di archetti ciechi) e di ricchi fregi con motivi vegetali e geometrici, ma anche la commistione tra elementi geometrici e naturalistici, che alludono chiaramente allo stile liberty. Arturo Cicchi realizzò le sue opera più importanti nella chiesa di santa Maria delle Grazie e San Giacomo della Marca di Monteprandone (AP), dove si conservano: la vetrata della porta di ingresso del santuario della raffigurante gli apostoli Giacomo e Filippo; la decorazione a tempera della cappella di san Giacomo della Marca in cui frate Arturo ha dipinto gli angeli che reggono il cartiglio con le strofe dell’inno latino in onore del Santo, le vetrate e gli otto medaglioni alla base della piccola cupola che illustrano simbolicamente le virtù del Santo; la cappella della Madonna delle Grazie in cui si trovano le pitture a tempera raffiguranti vari episodi della vita di Maria tra i quali l’Annuncio dell’angelo a Maria, la visita di Maria a S. Elisabetta, del tutto affini a quelli che troviamo nella cappella della Madonna di Lourdes della chiesa di San Bernardino in Amandola. Ad Arturo Cicchi sono attribuiti inoltre la Madonna di Loreto, Profeti e angeli, la Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta e la Circoncisione nella chiesa di Santa Maria fella Pace a Sassoferrato (AN), due vetrate nella chiesa di S. Antonio da Padova a Falconara Marittima (AN). Possiamo quindi ipotizzare che Arturo Cicchi abbia avuto un ruolo fondamentale nell’impostazione generale della decorazione, avvalendosi di varie maestranze a cui si devono le diversità stilistiche di alcuni elementi della decorazione
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100264403-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
- DATA DI COMPILAZIONE 2014
- ISCRIZIONI entro un cartiglio in una cornice polilobata - PONESQUE IN ARCA/ TESTIFICATIONEM/ QUAM TIBI DABO - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0