San Serafino

dipinto, 1620 - 1620
Gaia Pietro (1570 Ca./ Post 1621)
1570 ca./ post 1621

Personaggi: San Serafino da Montegranaro. Attributi: (San Serafino da Montegranaro) crocifisso; teschio; flagello; croce. Mobilia: inginocchiatoio. Abbigliamento religioso: saio; sandali. Fiumi. Paesaggi

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 158 UNR
    Larghezza: 112 UNR
  • ATTRIBUZIONI Gaia Pietro (1570 Ca./ Post 1621)
  • LOCALIZZAZIONE Ancona (AN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dal Palazzo Comunale di Ascoli, dove è segnalato dall'Orsini nel 1790. L'attribuzione a Pietro Gaia, di cui compaiono le iniziali in basso a sinistra, risale ad un secolo e mezzo dopo, quando nel 1934 il Gabrielli vedeva l'opera nella chiesa dei cappuccini di Ancona. Lo spostamento nella sede attuale si deve al pittore Augusto Mussini, autore della “Pietà” sistemata a mo' di lunetta al di sopra della tela del Gaia nel 1910. Da una scritta autografa dell'artista, leggibile nel tergo della sua “Pietà”, veniamo a conoscenza che il municipio di Ascoli cedette ai cappuccini di Ancona il San Serafino in cambio di un suo quadro, verosimilmente la “Maddalena” del 1907. Il volto del frate di Montegranaro riprende fedelmente i tratti fisionomici del suo primo ritratto, eseguito a mezzo busto dallo stesso Gaia intorno al 1604, anno della sua morte. Frequentatore del convento dei cappuccini di Ascoli Piceno, dove ancor oggi si trova l'antica effigie del santo, il Gaia realizzò il dipinto come ex voto per la grazia ricevuta dall’allora frate Serafino che lo guarì da una malattia ad un ginocchio con il suo crocifisso d'ottone. La tela di Ancona riflette una fase più avanzata dello stile del pittore, in quanto realizzata nel 1620, come testimonia l'iscrizione al di sotto dell'inginocchiatoio. Poche sono le notizie biografiche sul Gaia, pittore nato da genitori veneziani ad Ascoli, e qui attivo per tutta la vita. L'evidenza realistica con cui rappresenta il rude inginocchiatoio con il teschio, il saio con le pezze cucite e i sandali in primo piano del San Serafino, mostra già in lui suggestioni caravaggesche, ma il paesaggio che si dischiude al di là della finestra è tutto intessuto di trapassi cromatici tonali, riflettendo la sua originaria formazione veneta, che in altre sue opere si traduce nel ricordo dalla maniera di Bassano, Tintoretto, Veronese e soprattutto Jacopo Palma il Giovane. Incerta rimane la committenza della tela di Ancona, riferibile ad un certo Ludovico Bongiovanni di Lapedona (AP), che, come testimonia l'iscrizione, ne fece dono all'autorità senatoriale e al popolo di Ascoli. Per le notizie e la bibliografia pregressa sull'opera si veda G. Santarelli, 2004, pp. 80-81
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100263752
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
  • DATA DI COMPILAZIONE 2009
  • ISCRIZIONI in basso a sinistra - P(etrus) G(aia) f(ecit) - lettere capitali - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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