Le ventiquattr'hore dell'humana felicità. donna superba
stampa stampa di invenzione,
1675 - 1675
Mitelli Giuseppe Maria (1634/ 1718)
1634/ 1718
Figure: figura femminile di superba. Abbigliamento: contemporaneo. Mobilia: tavolo; specchio. Elementi architettonici: balaustra. Animali: pavone. Oggetti: tovaglia; ventaglio; collana; ampolla; ciotola
- OGGETTO stampa stampa di invenzione
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MATERIA E TECNICA
carta/ acquaforte
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ATTRIBUZIONI
Mitelli Giuseppe Maria (1634/ 1718): incisore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Civico
- LOCALIZZAZIONE Palazzo ducale
- INDIRIZZO Corso Vittorio Emanuele, 23, Urbania (PU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il foglio, con la rappresentazione attualizzata del peccato capitale della superbia, appartiene ad una serie di stampe di Giuseppe Maria Mitelli rilegate in volume e opportunamente restaurate in occasione di una mostra tenutasi nel Palazzo Ducale di Urbania nel 1995. Come recita l'iscrizione del frontespizio esse furono ideate, disegnate ed incise dall'artista bolognese nel 1675. Il volume rientra nel nucleo di stampe donate nel 1687 alla biblioteca della città dal conte Bernardino Ubaldini, che a giudicare dalla data impressa nel frontespizio sotto il suo ex libris, ne era entrato in possesso nel 1685. L'iscrizione del frontespizio riporta inoltre il nome del principe Giovanni Nicola Conti, al quale è indirizzata la lettera dedicatoria contenuta nel secondo foglio del volume. Con il titolo `Le ventiquattr'hore dell'humana felicità` si apre una tra le più brillanti serie di stampe del Mitelli, nella quale si susseguono le ventiquattro rappresentazioni di uomini e donne che alludono ai peccati capitali, rappresentano i mestieri e le professioni della borghesia urbana del Seicento e, più in generale, il mondo variopinto della società contemporanea popolata da pittori, musicisti, poeti, buffoni di corte e giocatori. Su tutti prevale la retorica teatrale, affidata alla gestualità e all'isolamento in primo piano dei personaggi a figura intera. Ad aprire e a chiudere la serie le due tavole con la rappresentazione allegorica del Tempo e della Morte che, con il loro monito sulla vanità dell'esistenza terrena, gettano un'ombra moraleggiante, di stampo controriformistico, su tutti gli episodi figurati. Nelle quartine composte per ogni immagine dal fratello dell'artista Giovanni Mitelli, religioso della congregazione del Benmorire, si viene così ad istituire una tragicommedia dialogata tra i vari personaggi e la Morte, che, secondo il commento di Spike (1995), rimanda alla metafora della durata di un giorno come specchio della durata effimera della vita. Sin dal principio Giuseppe Maria, figlio del pittore quadraturista Agostino Mitelli, sceglie la riproducibilità dell'incisione come strumento artistico di comunicazione del vero e del naturale, ereditando da Annibale Carracci i noti soggetti popolareschi dei venditori ambulanti tradotti in incisione da Simon Guillan. La prima serie di acqueforti del 1660 intitolata `Di Bologna l'arti per via di Annibal Carrac.` è infatti un dichiarato omaggio al maestro, inserendosi nel solco della tradizione bolognese nel ricorso ad un segno continuo e denso di sostanza incisoria. Nel corpus delle opere del Mitelli, caratterizzato da frequenti incursioni nel registro cronachistico, scabro ed essenziale, la grafica impreziosita delle `Ventiquattr'hore` costituisce una felice espressione di ricercatezza formale. La serie è stata interamente pubblicata nel 1978 nella monografia dedicata all'opera dell'incisore curata da Franca Varignana e nel 1981 nella collana `Illustrated Bartsch`
- TIPOLOGIA SCHEDA Stampe
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100152416
- ENTE SCHEDATORE Regione Marche
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2003
2004
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0