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Trattasi della terza scena del registro superiore della Camera pinta. In un'ambientazione campestre analoga a quella delle scene precedenti, si sta svolgendo un episodio che vede a destra dell'affresco, una costruzione medievale fortificata, data la presenza di finestre sbarrate, sulla cui soglia si affacciano due personaggi. In particolare il personaggio di sinistra, data la sua gestualità, sembra accogliere la richiesta degli uomini che ha di fronte. In particolare dell'uomo posto al centro, un giovane che con le mani giunte, rivolge ai due, una supplica. Da sfondo e in secondo piano, due personaggi, uno con in mano un cartiglio non leggibile sta indicando i due personaggi sulla soglia della porta al personaggio che compare sulla sinistra con le mani alzate. L'affresco è inquadrato in una cornice, definito attraverso un modulo a mascherina, presente in tutto il ciclo cavalleresco della metà settentrionale della Camera pinta

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Umbro
  • ATTRIBUZIONI Maestro Della Dormitio Di Terni (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Ducato di Spoleto
  • LOCALIZZAZIONE Rocca Albornoziana
  • INDIRIZZO piazza Campello, Spoleto (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’episodio narrato nella terza scena del ciclo superiore della Camera pinta, tuttavia, non viene menzionato dalla Benazzi che dà seguito alla narrazione tra la scena de “Il cavaliere dormiente sorpreso dal rivale” e la scena de “Il duello e la dama cacciatrice”. Nel 2004, Fratini, riprendendo quanto già affermato dalla Benazzi, sulla non facile interpretazione iconografica (ivi, p. 32), avanzò per gli episodi del lato nord, una fonte letteraria narrante le vicende della leggenda di Tristano e Isotta (2004, p. 263) ma non solo, la disamina che quest’ultimo fa a proposito del ciclo spoletino, mette in evidenza la presenza di una vera e propria bottega del Maestro della Dormitio di Terni, il cui numero di opere e la distribuzione nell’Umbria centro meridionale e nelle Marche, non possono che rilevare la presenza di diverse personalità che operavano presso l’artista. Il ciclo spoletino, secondo Fratini, rappresenta un unicum, poiché da un lato, testimonia una committenza di alta levatura e dall’altra, tradisce “la presenza di diversi esecutori” (op. cit. p. 264). Contestualmente al Fratini, Marilena Fiori nell'anno accademico 2003-2004, pubblicò nella tesi di laurea, uno studio sui contribuiti per la lettura iconografica della Camera pinta. Affermò che alcune scene dell'ambiente nord, si riferissero alla storia dei genitori di Tristano, Rivalin e Biancofiore, nella versione fornita da Gottfried von Strassburg. Nel 2013, la De Luca, tuttavia, smentisce le due interpretazioni fornite a distanza di dieci anni, poichè afferma nel primo caso, che nessun dei testi letterari che abbiano narrato le gesta di Tristano e Isotta, fornissero una lettura unitaria del ciclo spoletino. Proseguendo, parla anche dell’estraneità del ciclo anche rispetto ai volgarizzamenti italiani arricchiti dalla narrazione contaminata della storia di due amanti con quelle di Tristano e Isotta. A proposito della lettura della Fiori, invece, la De Luca, vuole far notare come le corrispondenze individuate in alcuni affreschi fosse "una lettura applicabile soltanto ad una parte degli episodi raffigurati" e collocati in modo non contiguo (2013, pp. 77-78). A questo punto, propone la sua lettura iconografica, supponendo che ad aver ispirato il ciclo spoletino della Camera pinta sia una fonte letteraria ben precisa, un'opera epica del Boccaccio, il Teseida. Proseguendo con la lettura iconografica dell’affresco preso in esame, la De Luca titola la scena con “Evasione di Palemone (?)”, (op. cit., p. 161, fig. 14). Di difficile identificazione, come quest’ultima afferma, la scena avviene sempre nell’ambientazione campestre analoga alle scene precedenti, di fronte ad una costruzione medievale (?) dalle finestre sbarrate, sulla cui soglia di una porta si affacciano due uomini, i destinatari della supplica che rivolge loro il giovane collocato al centro con le mani giunte. Dietro al giovane in secondo piano, sono presenti due personaggi: uno che nella mano destra tiene un cartiglio illeggibile, e l’altro sulla sinistra, con le mani alzate ed “un’espressione afflitta” (op. cit., p. 72). Secondo il riferimento letterario del Teseida, la De Luca afferma che non si può collegare in maniera puntuale questa scena all’opera del Boccaccio. L’unica narrazione, tuttavia, della storia che potrebbe fornire un’individuazione di questa all’interno del Teseida è quella “dell’evasione di Palemone con l’aiuto di Panfilo”; infatti Palemone preoccupato del ritorno di Arcita, decide di fuggire dalla prigione, ma Panfilo fa credere alle guardie che sorvegliavano la prigione, che il suo padrone fosse malato. Fa ubriacare le guardie e porta il medico Alimeto da Palemone e nella sua cella, avviene lo scambio di persona tra Alimeto e Palemone mentre Panfilo resta in cella al posto del suo padrone. Per la De Luca, nella scena potrebbero, quindi essere raffigurati, Panfilo ed Alimeto che chiedono ai custodi di far visita a Palemone malato, ma allo stesso tempo, rimane celata l’identificazione del personaggio che accompagnava gli altri due. Tuttavia, sempre secondo la De Luca, il medico potrebbe essere riconosciuto nell’uomo dall’abbigliamento “caratterizzato dall’ampia sopravveste rossa con maniche”. (op.cit., p. 93-94)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000196838-17
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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