Santa Maria Egiziaca
scomparto di polittico,
Guido Di Pietro Detto Beato Angelico (1395 Ca./ 1455)
1395 ca./ 1455
Pilastro destro
- OGGETTO scomparto di polittico
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ATTRIBUZIONI
Guido Di Pietro Detto Beato Angelico (1395 Ca./ 1455)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale dell'Umbria
- LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Priori
- INDIRIZZO Corso Pietro Vannucci, 19, Perugia (PG)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il grande polittico commissionato da Elisabetta Guidalotti da Sarzana per la cappella intitolata a san Nicola nella chiesa di san Domenico a Perugia, entrò in Pinacoteca nel 1860, a seguito alle demaniazioni, dopo essere stato smembrato e portato in Francia. Un primo smembramento del complesso potrebbe datarsi dopo il crollo delle volte della chiesa avvenuto nel 1614; quasi un secolo dopo (1706) la predella è descritta incastrata nel muro nei pressi della sagrestia, mentre le altre parti sono collocate nella parete dirimpetto la porta maggiore della sagrestia medesima. Ai tempi dell’Orsini la predella era ancora conservata in sagrestia, mentre il resto del polittico (che ancora risulta unito) era stato collocato sopra l’altare nella sala del Capitolo. La successiva e definitiva scomposizione del polittico deve datarsi intorno al 1810, quando, in seguito alle requisizioni napoleoniche si perdette la cornice originale, due delle tre tavolette di predella furono trasportate a Parigi, mentre l’ultima fu trasferita a Roma. Sette anni più tardi i dipinti vennero restituiti dalla Francia, ma le due tavolette di predella (insieme alla pala dei Decemviri di Perugino vennero trattenute a Roma, dove sono tutt’oggi conservate). Nel 1820 le tre tavole maggiori furono collocate nella cappella di sant’Orsola, mentre le altre tavolette minori in sagrestia, da qui le parti superstiti del grande polittico vennero demaniate in seguito al decreto Pepoli. La ricca cornice di stile gotico che contiene le tavole è opera più tarda, essa, infatti, fu realizzata nel 1915 in stile gotico su disegno di W. Bombe da Francesco Moretti e Ludovico Caselli. In essa vennero inserite le varie parti del polittico rimaste a Perugia ed anche le copie delle due tavolette trattenute in Vaticano, eseguite dal copista Pasquale Frenguelli. Il confronto tra le tracce della cornice riscontrabili sulle tavole e altre opere dell’Angelico, quali il Trittico di Cortona o la pala di santa Trinita, permette di ipotizzare che la cornice originale avesse un aspetto goticheggiante, probabilmente in linea con il gusto arcaicizzante locale. Le prime notizie riguardanti il polittico si ricavano dal Registro della chiesa e sacristia di S. Domenico di Perugia, compilato dal frate Domenico di Francesco Baglioni nel 1548 (ms.1232, c.2r). Dalla sua opera si desume che a queste date la grande pala era conservata nella cappella di san Nicola di proprietà della famiglia Guidalotti, voluta da Elisabetta Guidalotti, sorella di Benedetto vescovo di Recanati e tesoriere pontificio sotto papa Martino V, morto a Perugia nel 1429 e sepolto proprio in san Domenico. La famiglia Guidalotti risulta legata alla chiesa di S. Domenico fin dal XIV secolo, quando alcuni suoi componenti vennero lì sepolti, ma in questi anni spiccano i nomi di Benedetto e di Elisabetta artefici della riconquistata notorietà della famiglia in campo sociale e culturale, come dimostra il presente polittico. E, sempre il Baglioni a far il nome di “frate Giovanni fiorentino del nostro ordine, huomo Santo et in Pittura mirabile” per la tavola nella prima cappella a destra del coro (quella appunto dedicata a san Nicola). Nel 1570 il domenicano frate Timoteo Bottonio negli annali del convento indicò la data 1437 come anno di esecuzione della grande pala d’altare al frate di Fiesole. Tale datazione è stata accettata fino a tempi recenti, quando A. De Marchi ha spostato di un decennio l’anno di esecuzione del polittico. Lo studioso, infatti, notando analogie con l’arte fiamminga, tipica della tarda produzione dell’Angelico, colloca il termine di esecuzione dell’opera in un momento successivo all’elezione al soglio pontificio di Tommaso Parentucelli da Sarzana, papa Niccolò V (6 marzo 1447), ritratto in una delle tavole principali nelle vesti di san Nicola. Il De Marchi rileva strette analogie fisiognomiche tra il volto del santo nel polittico perugino il ritratto del pontefice nel monumento funebre nelle Grotte Vaticane e il volto di papa Sisto II nella cappella Niccolina. Una datazione così tarda sembra confermata anche da analogie stilistiche con le opere tarde del frate domenicano, come la Madonna delle Ombre in san Marco a Firenze, del 1447 e gli affreschi vaticani. Su tale ipotesi non concordano tutti gli studiosi, tra cui Scarpellini, che invece ritiene l’opera dell’Angelico precedente alla Madonna del Pergolato del Boccati del 1446-47. Di rilievo per la cronologia dell’opera il ritrovamento da parte di Sartore di due documenti relativi ai lavori interni alla cappella che costituiscono un ante quem di grande rilievo. Il primo, del 18 dicembre 1441 riguarda il montaggio della vetrata, l’altro del 18 febbraio 1442, lo smontaggio dei palchi, a dimostrazione che la cappella non era allora ancora agibile. Nel dipinto l’Angelico coniuga le reminiscenze tardogotiche, il plasticismo di Masaccio e le novità rinascimentali di Lorenzo Ghiberti (cfr. Garibaldi, 2015, pp. 366-376 con bibliografia precedente)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000016151-11
- NUMERO D'INVENTARIO 106
- ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale dell'Umbria
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0