Cristo benedicente

dipinto, ca 1355 - ca 1360

Cuspide centrale

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Jacopo Di Mino Del Pellicciaio (1320 Ca./ Ante 1396): esecutore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Bartolo Di Fredi
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Priori
  • INDIRIZZO Corso Pietro Vannucci, 19, Perugia (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Pubblicato da Santi (1969, pp. 99-100) con l'attribuzione a Bartolo di Fredi, il trittico viene inserito da Bellosi (1972 , pp. 73-77) nel catalogo di Jacopo di Mino del Pellicciaio, accogliendo una proposta già formulata da Meiss (1951, p. 112 n. 30). L'ascrizione a Jacopo è stata accettata anche da Boskovits (1973, p. 38 n. 91) e De Benedictis (1979, p. 84). Il trittico è ricordato nell’Inventario del Carattoli del 1878 e nella guida di Adamo Rossi del 1879 come proveniente dal convento di san Domenico a Perugia a seguito delle operazioni di demaniazione iniziata nel 1861. Tuttavia non è menzionato né negli elenchi redatti dalla Commissione artistica provinciale, né nelle guide locali dell’epoca. Tale assenza è forse spiegabile con il furto di due dipinti avvenuto nella chiesa in quegli anni. Il trittico si può infatti identificare con quello citato in una delibera della Giunta comunale di Perugia del 14 ottobre 1869 e nel carteggio allegato. Nel documento la Giunta intende procedere per via giudiziaria contro Luigi Calderoni, detentore di due dipinti di proprietà comunale provenienti dall’ex convento di san Domenico, uno dei quali è così descritto: “Un trittico in tavola del primo tempo del 1400 in buono stato, di dimensioni simili a quella del suddetto quadro [Supplizio di Savonarola inv. 187…] ed ha una Madonna in mezzo a vari santi”. E’ probabile che il dipinto sia stato commissionato a Siena per la presenza del protettore della città, sant’Ansano, che assiste allo Sposalizio mistico di santa Caterina nello scomparto centrale del trittico. La santa nello scomparto di destra è identificabile negli inventari storici come santa Cecilia. Santi (1969) avanza altre due ipotesi, dubitativamente, i nomi di Dorotea ed Elisabetta d’Ungheria, quest’ultima proposta forse da accogliere per la particolare ricchezza della veste e la coroncina di rose bianche sul capo (cfr. Garibaldi, 2015, pp. 267-269 con bibliografia precedente)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000016116-1.1
  • NUMERO D'INVENTARIO 58.1.2
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2016
    2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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