Madonna con Bambino e angeli

scomparto di polittico, ca 1305 - ca 1310

Il supporto è costituito da un’unica asse lignea, la cornice superiore è lavorata a parte e fissata con perni lignei, la centina è composta con stucco di gesso e colla, applicato in segmenti. Il disegno preparatorio è a battitura di filo per le spaziature degli elementi di carpenteria, oggi dispersi, a incisione con compasso sulle circonferenze delle aureole, a pennello con colore scuro per delineare le figure. La riflettografia IR ha rivelato una modifica, eseguita dal pittore nella mano sinistra della Madonna, inizialmente disegnata con tutte le dita racchiuse. La lamina d’oro è applicata a guazzo su bolo rosso nello sfondo, a missione, inglobante pigmenti di colore giallo, sulle decorazioni delle vesti, mentre gli incarnati hanno una base in verdaccio. Le aureole della Madonna e degli angeli sono eseguite a bulino, la croce inscritta nell’aureola del Bambino è dipinta direttamente sull’oro. La tecnica pittorica adoperata è la tempera. Il dipinto è il pannello centrale di un polittico cuspidato perduto

  • OGGETTO scomparto di polittico
  • ATTRIBUZIONI Duccio Di Boninsegna (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Priori
  • INDIRIZZO Corso Pietro Vannucci, 19, Perugia (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola, proveniente da san Domenico, pervenne in Galleria nel 1863, a seguito dei provvedimenti di demaniazione. Alla luce di una attenta lettura delle fonti si è rivelata inesatta la notizia secondo la quale il dipinto era collocato nel coro d'inverno del convento. Sia lo Gnoli (1920, pp. 94 -96) che il Santi (1969, p. 43) confusero quest'opera con una Madonna di Lippo Vanni, comunemente ritenuta di "Duccio da Siena" (Lunghi, 1994, p. 99). La paternità duccesca fu riconosciuta da Berenson nel 1897 (ed. 1908, p. 140), che tuttavia ipotizzò solo la partecipazione del maestro, essendo coperte da una ridipintura le figure della Vergine e del Bambino. La critica successiva accettando tale attribuzione, si è impegnata nell'individuazione della esatta datazione del dipinto che oscilla tra 1295 e il 1305 circa. Di recente Lunghi (1994, pp. 99-102) ripercorrendo la vicenda critica del dipinto si è soffermato sulla eccezionale qualità dell'opera, emersa dopo l 'ultimo restauro, ed ha evidenziato come Duccio in più occasioni abbia avuto stretti rapporti con l'ordine dei Predicatori, come nel caso della Madonna Rucellai, del tabernacolo oggi alla National Gallery di Londra, della Maestà del duomo di Siena e della Madonna di Perugia. E' molto probabile che il perduto polittico venne commissionato a Duccio intorno al 1304, anno in cui il pontefice domenicano Benedetto XI giunse a Perugia e concesse alla chiesa domenicana l'indulgenza per la festa dell'Invenzione del corpo di Santo Stefano (analoga e in competizione con il francescano Perdono di Assisi), per "favorire la costruzione di una nuova chiesa e per rilanciare l'Ordine dei Predicatori nella rivalità con i Minori. Per il servizio liturgico della chiesa i frati predicatori rinnovarono i libri corali, ora conservati nella biblioteca cittadina, e probabilmente nella stessa occasione commissionarono a Duccio un polittico per l'altare della vecchia chiesa, dove appunto si lucrava l'indulgenza e dove fu sepolto Benedetto XI alla morte avvenuta il 7 luglio dello stesso anno. Il polittico rimase al suo posto fino verso la metà del XV quando venne sostituito da una tavola ricordata dal Vasari nella vita di Filippo Lippi". La Madonna con Bambino, insieme al polittico 28 della Pinacoteca Nazionale di Siena, alla Madonna Stoclet (coll. Privata, gia Stoclet, Bruxelles) e al trittico della National Gallery di Londra (inv. 566) inaugurano la cosiddetta “seconda fase” dell’attività di Duccio, collocabile nella prima metà del Trecento, quando le figure acquistano maggiore morbidezza della forma. In questa fase Duccio rielabora gli insegnamenti di Cimabue inaugurando un linguaggio fortemente permeato da stimoli provenienti dalla cultura bizantina, come le lumeggiature d’oro sul mantello della Vergine e dalla novità gotiche che si andavano diffondendo dall’area francese, come nelle onde sinuose delle vesti, nelle linee fluide dei contorni e nell’eleganza delle forme. Duccio sembra non dimenticare nemmeno la lezione di Giotto con le sue novità in ambito spaziale, ponendo la Vergine di tre quarti, e di evidenza realistica come nel modellato degli incarnati e nelle trasparenze delle vesti di Gesù. Una novità, inoltre, è rappresentata dal velo chiaro al posto della tradizionale cuffia bizantina. Di derivazione senese è invece il gioco di sguardi tra il Bambino che gioca con il velo e la Madre che indica il piede del Bambino alludendo al futuro martirio sulla croce. (per un riesame dell’opera cfr. Garibaldi 2015, pp. 169-172 con bibliografia precedente)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000016090
  • NUMERO D'INVENTARIO 29
  • ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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