Cristo in croce

dipinto 1301 - 1325

tavola dipinta con cornice

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ doratura
    tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Maestro Del Crocifisso Corsi (xiii-xiv Secolo)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria dell'Accademia di Firenze
  • INDIRIZZO Via Ricasoli, 58/60, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La Croce dipinta entra a far parte della collezione della Galleria dell’Accademia tra il 2022 e il 2023 e la sua vicenda collezionistica attraversa parte dell’Italia settentrionale: originariamente appartenuta alla raccolta dell’ingegnere Arnaldo Corsi, dal quale l’artista eredita il nome, venne donata dal proprietario al comune di Firenze tra il 1938 e il 1939. Circolò sul mercato fiorentino intorno al 1952 e verso il 1965 si può attestare la sua presenza in una collezione privata milanese; tornata nel capoluogo toscano con il mercante Carlo De Carlo, raggiunge poi una collezione veneziana nel 1986. Tornerà successivamente a Milano dove, nel primo decennio del 2000, venne acquistata dall’antiquario Moretti. Fu proprio quest’ultimo a esporre l’opera alla Biennale Internazionale di Antiquariato di Firenze (BIAF) nel 2022, occasione in cui venne individuata dall’allora direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, Cecilie Holberg, acquistata dal museo e inserita nel percorso museale. La particolare importanza dell’acquisizione della Croce n.10887 si deve, oltre che al pregio della sua fattura, alla vicenda che la lega a un altro esemplare pressoché identico, seppur di maggiori dimensioni e provvisto di tutte le parti. Si tratta del Crocifisso (inv. 436) oggi conservato agli Uffizi ma che, fino al 2019 era esposto proprio alla Galleria dell’Accademia. Il Crocifisso degli Uffizi (inv. 436), completo della parte terminale del braccio superiore con la rappresentazione del Pellicano mistico e dei due tabelloni laterali con San Giovanni e la Vergine, proviene dalla chiesa di San Pier Scheraggio che, nel XIV secolo fu inglobata nella costruzione della Galleria degli Uffizi; il Crocifisso custodito al suo interno fu rimosso dalla sua collocazione originaria nel 1782 per essere poi esposto circa dal 1825 nel primo corridoio della Galleria. Nel 1919 poi, lasciò gli Uffizi per essere trasferito alla Galleria dell’Accademia, dove rimase, appunto fino al 2019. L’associazione della Croce n.10887 a quello che viene convenzionalmente riconosciuto come Maestro del Crocifisso Corsi, si deve a Richard Offner che nel 1931 pubblicò un saggio sul Maestro della Santa Cecilia e la sua scuola (OFFNER,1931), tra cui viene identificato anche l’artista in questione; questo rapporto è sottolineato oggi nell’esposizione del Crocifisso nella sala del Duecento e del primo Trecento della Galleria dell’Accademia, dove un’opera del Maestro della Santa Cecilia viene esposta nel medesimo spazio. Altre ipotesi critiche, in particolare del Boskovits (BOSKOVITS, 1984), hanno avvicinato l’anonimo pittore al Maestro della Cappella dei Velluti, artista dalla produzione esigua. Il Crocifisso n.10887 viene generalmente ritenuto dalla critica una replica della Croce n.436 e le due croci vengono collocate nel medesimo arco temporale; analisi stilistiche più accurate hanno però evidenziato in quest’ultima una probabile cronologia di poco più tarda. L’assunto si deve in particolare all’analisi condotta dal Boskovits (BOSKOVITS, 1984) su un pannello, conservato in una collezione privata, rappresentante la Vergine Dolente, identificato come il terminale del braccio sinistro della Croce n.436. L’osservazione del più fluente panneggio della Vergine e i contorni più sicuri della figura hanno spinto lo studioso ad avvalorare l’ipotesi della collocazione cronologica successiva di questo dipinto. Notevole è anche la derivazione giottesca che viene sottolineata dal Conti nel 1980 (CONTI, 1980) che riconosce nel crocifisso in esame una derivazione letterale del cosiddetto Crocifisso Perkins (datato tra il 1320 e il 1335), attribuito dal Conti a Giotto ma attualmente associato a un anonimo Maestro della Croce Perkins; Conti nota però anche una sostanziale distanza nel trattamento delle ombreggiature che nella Croce Perkins rendono l’incarnato particolarmente tridimensionale, come anche nella rappresentazione del capo che, nella croce fiorentina, sembra più affossato
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901402442
  • NUMERO D'INVENTARIO 10887
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria dell'Accademia di Firenze
  • ENTE SCHEDATORE Galleria dell'Accademia di Firenze
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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