pistola,
ca 1660 - ca 1670
Lazzarino Cominazzo (1634-1696)
1634-1696
Pietro Manani (notizie Dal 1640 Al 1670)
notizie dal 1640 al 1670
Arma da fuoco portatile. Canna a tre ordini: quadra, tonda, tonda filettata alle giunture
- OGGETTO pistola
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MATERIA E TECNICA
ACCIAIO
FERRO
Ottone
- AMBITO CULTURALE Produzione Bresciana
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ATTRIBUZIONI
Lazzarino Cominazzo (1634-1696)
Pietro Manani (notizie Dal 1640 Al 1670)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
- INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La firma della canna è di Lazzarino Cominazzo, da identificare in Fortunato Cominazzo (1634-1696), meglio noto come Lazzarino IV. I Cominazzi erano una famiglia di archibugiari di Gardone Val Trompia, rinomati per la produzione di canne. Nonostante avessero differenti nomi di battesimo, erano soliti firmarsi Lazarino o Lazaro Cominazzo, firma celebre in tutta Europa. Il primo a firmarsi Lazarino Cominazzo fu Angelo, soprannominato appunto Lazarino (1563-1646). La firma fu ripresa artigianalmente dal figlio Lazaro, noto come Lazarino II (1604-1639), dal nipote Lorenzo, detto Lazarino III (1608-1661) e dal pronipote Fortunato, famoso come Lazarino IV (1634-1696). Altri archibugiari della famiglia invece si firmarono Lazaro Cominazzo, nome del capostipite della famiglia, nato nel 1547, nome adottato dal nipote di questi, Lazaro II (1600-1661), e dal pronipote, il celebre Lazaro II (1646 circa-1680). Altri archibugiari della famiglia furono Giovanni (1635 circa-1664); Pio, nato intorno al 1639, del quale si ignora la data di morte; Angelo, probabilmente fratello o cugino di Lazarino IV, morto intorno al 1702; i due figli di Lazarino IV, Bartolomeo (1665-1705) e Pietro (1670-1708); Fortunato (1680-1731), figlio di Lazaro III; Bartolomeo (1688-1768) e suo fratello Francesco (ancora in attività nel 1725). Si conosce anche un Vincenzo Cominazzo, che lavorò alla corte di Firenze, ma non è ancora chiaro il grado di parentela con gli altri Cominazzi. Il primo a fornire notizie certe sui Cominazzi fu Antonio Petrini, nipote di Giuseppe di Vagnozzo Petrini custode del Guardaroba mediceo dal 1631, maestro archibugiere di Fermo attivo prima alla corte di Urbino e poi in quella medicea per il principe Don Lorenzo. Il Petrini fu autore di un trattato di archibugeria, "Arte fabrile overo Armeria Universale", composto intorno agli anni Quaranta del XVII secolo, la cui copia più antica è datata al 1641 (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Patetta n. 302), anche se la copia più nota, del 1642, è conservata a Firenze (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, manoscritti, Magliabechiano, XIX, n. 16). In quest'opera l'autore scrive «E’ stato ancora un homo illustre chiamato Lazarin Cominaz, il quale è stato uno de’ più grandi Maestri, che mai sia stato ad alcun secolo, nelle quale canne vi è scritto le sottoscritte parole ciò è […] Il figliuolo ancora scrive il medesimo nome, ma non è scritto nel medesimo modo, perché il padre scrive Lazar Cominaz ed il figliuolo scrive Lazarino Cominazzi; se bene ancora le sue sono molto bone, ma quelle del Padre sono state assai megliore e meglio tirate, ma dentro sono megli quelle del figliuolo. Sono queste canne Lazarine molto nominate per tutto il mondo». La fama delle canne firmate Lazzarini Cominazzo arrivò al punto da ispirare falsi già all'epoca, tanto che l'archibugiaro madrileno Alonso Martinez de Espinar, contemporaneo del Perini, nel suo trattato "Arte de ballesteria y monteria", composto a Madrid nel 1644, scrisse «Vi era un artigiano che lavorava un tempo in Italia ed era chiamato Lazari Comnaz: faceva ottime canne, ma quando udirono circa la richiesta di queste canne parecchi altri si misero all'opera e fecero pessime canne col nome contraffatto di Lazari Cominaz, e di queste contraffazioni molte sono scoppiate causando serii accidenti». Tali contraffazioni si trovano ancora conservate in armerie di tutta Europa e di talune rimangono tracce documentarie precise, come la contraffazione effettuata da Lodovico Modenese, archibugiere del 1698 (Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea, n. 1073 bis, c. 1297). Molte città vollero attribuirsi una bottega Cominazzo, al punto che ancora nel 1795, Isidro Soler scriveva nel suo "Compendio Historico de los aracabuceros de Madrid": «Vi è chi pretende che Lazari Cominaz abbia forgiato canne a Madrid, ma la verità è che egli non lasciò mai l'Italia, sebbene sia stato il più celebre archibugiaro straniero del suo tempo. Le sue canne furono le più apprezzate di tutta Europa e lo sono ancora sotto l'aspetto della sicurezza, ma poche sono vere e molte le false a causa della stima di cui godette a quel tempo». Alcuni Cominazzi attivi dagli anni Trenta del XVII secolo sono figure note nei registri criminali di Gardone. Uno è ricordato in un documento del 23 aprile 1632, quando il provveditore generale in Terraferma Alvise Zorzi revocò i bandi che avevano colpito tutti i maestri coinvolti in assassinii e violenze. Fra i graziati figurava un Lazzaro Corminazzo. Grossomodo negli stessi anni fu attivo un altro Lazaro, celebrato dai contemporanei il quale, bandito da Gardone dopo il 1621, lavorò per quattordici anni al servizio del principe don Lorenzo de' Medici. Per quest'ultimo Lazaro, il quale negli atti notarili si firmava Lazarino Cominazzi e sulle canne Lazarino Cominazo, il bando venne sospeso nell'anno 1635. Tra il 1638 e il 1639 egli "finiva" le stupende canne per due carabine e due pistole che sarebbero poi state donate a Luigi XIII dal Senato veneziano: le tre superstiti sono identificabili nell'archibuso e nelle due pistole ora a Stoccolma (rispettivamente: Stoccolma, Livrustkammaren, nn. 1606, 1607, 1782). Queste ultime sono tra le rarissime armi da fuoco bresciane databili con precisione perché, contrariamente agli armaioli di altri centri, quelli bresciani, salvo pochissime eccezioni, non mettevano mai la data sui loro prodotti. Durante una sparatoria avvenuta a Gardone il 22 luglio 1641 moriva la madre di Angelo Chinelli che, un mese più tardi, con una archibugiata uccideva a sua volta Lazaro, ritenuto responsabile di quanto era successo. Tutte le canne dei Cominazzi sono firmate e generalmente si distinguono abbastanza bene dalle contraffazioni per alcune caratteristiche della firma stessa, soprattutto quelle di Lazzarino IV. Infatti la firma si apre e si chiude con un punzone trilobato punzonato tre volte; lo stesso punzone è usato due volte tra nome e cognome. I punzoni delle lettere, sempre uguali per dimensione e morfologia, sono in una capitale caratterizzata da grazie molto pronunciate. Canne firmate da Fortunato Cominazzo simili a queste si trovano a Torino (Armeria Reale, inv. N 45 e N 46), con i punzoni FN e PR sulla piastra; in una collezione privata statunitense, con la piastra firmata da Bernardino Zanelli. In alcune piastre Pietro Manani aggiunge alla firma in Brescia (ad esempio Torino, Armeria Reale, M 36), ma non sono stati ancora trovati documenti bresciani che ne testimonino l'attività. Tuttavia il 30 maggio 1640 il Manani risulta essersi immatricolato all’Università di Sant'Eligio dei Ferrari di Roma, con una bottega in strada Giulia. Sulla base di queste poche informazioni lo Støckel colloca l'attività del maestro tra il 1665 e il 1720, mentre il Gaibi tra il 1610 e il 1670. Esclusivamente su base stilistica si può ragionevolmente credere che tra gli anni Sessanta e Novanta del XVII secolo il Manani fosse ancora attivo. Il di Carpegna contava 34 armi da fuoco le cui piastre sono firmate dal Manani, molte delle quali montano canne dei Cominazzi, di cui buona parte attribuibili a Fortunato Cominazzo: tre esemplari si trovano nel Museo delle Armi Luigi Marzoli di Brescia (la coppia inv. N 28 e N 29 e la pistola N 70); la coppia di pistole conservate presso il Tøjhusmuseet di Copenhagen (inv. 692); la pistola inventariata GG 14554 dell'Historisches Museum di Dresda; all'Hungarian National Museum di Budapest (inv. 56.4576,1-2ab); presso il R. Scott Museum di Edimburgo è conservata un'altra coppia di pistole (inv. 1887-128, 129); le tre coppie (inventariate 3.O.300, 3.O.6666 e 3.O.8120) all'Ermitage di San Pietroburgo. Di Carpegna offre una panoramica delle opere firmate da entrambi i maestri conservate in collezioni private, ma oggi molte di queste sono state rivendute. Ad esempio all'asta da Christie's del 19/5/2014 (lotto 91, vendita 6179) è stata venduta, per 121,384 dollari, la coppia di pistole firmate dal Manani e da Fortunato Cominazzo provieniente dalla collezione dei baroni Nathaniel and Albert von Rothschild. La cassa e le montature sembrano essere tedesche, databili intorno al 1680. Trascrizione dall’Inventario 1878: «Pistola. Canna liscia, batteria con acciarino alla francese. Cassa intera di noce in parte intagliata e guarnita d'ottone. Lung. della canna m 0.29. Lung. Totale m 0,47». La scheda menziona anche il numero 243 di un inventario precedente a quello del 1878, di cui non si ha riscontro
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901142920
- NUMERO D'INVENTARIO AM 25
- ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- DATA DI COMPILAZIONE 2019
- ISCRIZIONI sulla canna - Lazaro Cominazzo - a bulino -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0