autoritratto di Livio Mehus
dipinto,
ca 1655 - ca 1655
Mehus Livio (1627/ 1691)
1627/ 1691
Dipinto su tela raffigurante un ritratto maschile
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Mehus Livio (1627/ 1691): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il dipinto appartiene ab antiquo alla collezione Corsini, insieme ad un nutrito gruppo di opere riferite da Ulderigo Medici a questo raffinato pittore fiammingo (1627-1691), attivo a Firenze intorno alla metà del Seicento (Medici, nn. 33, 222, 226, 243). Riconosciuto già dal Medici come un autoritratto di Livio Mehus, il dipinto è stato inserito nel catalogo del pittore in occasione della mostra monografica svoltasi presso la Galleria Palatina nel 2000. Il pittore si presenta in una versione tenebrosa, giocata sui bruni dello sfondo, che fanno risaltare i toni più chiari del volto illuminato, della camicia, della mano che regge il pennello. Il punto di vista ravvicinato, la folta capigliatura bruna e gli occhi penetranti e scurissimi, rendono questo autoritratto un'opera di intensa introspezione psicologica, paragonabile agli esiti altissimi di Rembrandt. Nato intorno al 1630 nelle Fiandre, Livio Mehus entrò molto presto nell'orbita di Mattias de' Medici, che favorì la relazione del giovane con Salvator Rosa e Jacques Courtois. A Firenze negli anni 1643-1644 ebbe contatti con Pietro da Cortona che - stando alle parole del Baldinucci - frequentò "per più mesi". Importante nella sua formazione fu anche il contatto con la pittura dell'Italia settentrionale. Mina Gregori ha sottolineato come Livio abbia colto molto precocemente "la tendenza della pittura tardo-barocca settentrionale a rappresentare il proprio universo in immagini profondamente turbate, entro confini visuali così dilatati e labili da accusare un profondo malessere. (…) Questa 'perdita del centro' per quanto riguarda il mezzo pittorico approderà alla dissoluzione strutturale e materica o al 'barocchetto' continuo, rappresentando un aspetto alternativo e profondo del barocco, capace di distruggerne il trionfalismo alle radici" (M. Gregori "Livio Mehus o la sconfitta del dissenso", in "Livio Mehus, un pittore barocco alla corte dei Medici - 1627 - 1691", catalogo della mostra a cura di M. Chiarini, Firenze 2000, pp. 17-37). Tipiche qualità pittoriche del Mehus sono gli energici colpi di pennello che sostanziano di chiaroscuro le figure, secondo quella "maniera scura e gagliarda" che da Venezia si era irradiata in altre parti d'Italia e aveva conquistato il gusto di importanti collezionisti come il Gran Principe Ferdinando. L'età giovanile del personaggio, che dimostra un'età intorno ai vent'anni, ha indotto a collocare l'opera intorno al 1655, in un momento molto prossimo ad un altro straordinario autoritratto del Mehus, il 'Genio della Scultura' della Galleria Palatina, nel quale il pittore ricorre ad una complessa allegoria della scultura per rappresentare se stesso. L'autoritratto di proprietà Corsini è dunque fondamentale testimonianza di una peculiare tendenza della pittura fiorentina del pieno Seicento, mirabilmente espressa da Livio Mehus, tendenza alternativa al barocco trionfante e con aspetti di inattesa modernità, nell'acuta indagine psicologica affidata a tematiche inusuali e ad una pittura disinvolta, sfaldata e non convenzionale". Dott.ssa Giovanna Damiani, Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della Città di Firenze
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900745772
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0