apostoli

dipinto murale staccato, post 1612 - ante 1614
Monaldi Bernardino (e Aiuti)
notizie 1588/ 1614

Ciclo di dodici affreschi staccati raffiguranti gli Apostoli. Ogni figura è dipinta entro una nicchia architettonica variamente decorata con volute, festoni e basamento arricchito da cartiglio figurato con scene del martirio del santo (in molti casi abraso e non leggibile). Alcune raffigurazioni recano nella parte superiore dell'edicola un'iscrizione con il nome del santo

  • OGGETTO dipinto murale staccato
  • ATTRIBUZIONI Monaldi Bernardino (e Aiuti)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La serie dei "Dodici Apostoli" proveniente dalla Cappella Cerchi viene menzionata nel 1845 dal Moisé, che descrive la presenza nelle pareti laterali della cappella di "dodici Apostoli di non felice pennello e d'autore ignoto per noi" (p. 426). Se ne trovano poi citazioni negli inventari redatti dagli ispettori Rondoni e Marangoni: una prima volta in quello datato 1866 - dove sono ricordati gli affreschi con i "dodici Apostoli a figure separate di grandezza naturale", considerati "lavori di ignoto fiorentino della seconda metà del XVII secolo, molto danneggiati e di nessun merito d'arte" (p. 133) - ed una seconda volta in quello del 1916, in cui viene sostanzialmente fornita la medesima descrizione dell'opera. Nel 1951, inoltre, Sciamannini rileva ancora la presenza degli affreschi alle pareti della cappella, giudicando - con opinione differente sulla loro qualità stilistica - "discrete le figure degli Apostoli". Il ciclo pittorico - pur presentando svariate cadute di colore, soprattutto nelle zone inferiori - lascia però ancora visibile in più punti la firma del pittore Bernardino Monaldi, così come le datazioni apposte accanto ad esse, che indicano come periodo di esecuzione dell'opera gli anni dal 1612 al 1614. Le sole notizie che si hanno relativamente a questo artista - che non è ancora stato accuratamente studiato - abbracciano gli anni che vanno dal 1588 al 1619; di Bernardino di Lorenzo Monaldi si ignora, peraltro, sia l'anno di nascita che quello di morte (Pieraccini, p.820). È possibile però delineare con una certa esattezza la sua attività pittorica: secondo quanto emerge dagli ultimi studi (cfr. "Il chiostro camaldolese..."pp. 136-138), dai registri dell'Accademia del Disegno si traggono notizie che lo riguardano dal luglio del 1590 - quando pagò la sua prima matricola all'Accademia - fino al 1619, anno in cui vengono registrati i suoi ultimi pagamenti di tasse come pittore. La sua attività cominciò, tuttavia, sicuramente prima rispetto alla sua immatricolazione, avvenuta probabilmente dopo che il pittore si era reso del tutto indipendente dal suo maestro che fu - secondo Baldinucci (p.49) - Santi di Tito. Esperienza significativa fu di certo la partecipazione tra il 1587 e il 1590 alla decorazione delle lunette del Chiostro della Confraternita della SS. Annunziata, nota come San Pierino. Qui esordì al fianco di altri artisti come Poccetti, Boscoli, Balducci, Gheri, da cui trasse importanti influenze stilistiche: ad esempio dal Poccetti riprese l'impianto compositivo e narrativo delle scene e dal Boscoli la luminosità dei colori accostata a impasti più densi. Ciò rese il Monaldi una figura di rilievo tra i pittori "riformati" toscani (A. Pieraccini, 1986). Scarse sono le notizie che riguardano il Monaldi alla fine del secolo e questo potrebbe essere giustificato da un suo soggiorno in Abruzzo, all'Aquila, forse imputabile a stretti legami di parentela con alcuni pittori abruzzesi. Nel 1605, sicuramente rientrato in Toscana, fu eletto console dell'Arte, a cui fece seguito una nuova elezione nel 1614: era un chiaro segno della sua affermazione come pittore. Nei primi decenni del Seicento si collocano infatti le sue opere più importanti (Chiostro di S. M. degli Angeli, S. Maria Maggiore, Chiostro Grande di S. Maria Novella, Chiesa del Carmine) e le principali committenze medicee. E' in questa fase che si situa anche la serie degli "Apostoli" in S. Croce, certamente committenza di prestigio data l'importanza della chiesa. Di contro, negli anni successivi tornano a scarseggiare le notizie che lo riguardano, segnale forse di un lento declino, accompagnato anche da difficoltà finanziare. Del resto, è probabile che in questa fase venissero preferiti pittori più giovani ed innovativi ad artisti come il Monaldi rimasti fedeli ad un impianto pittorico tradizionale, basato su modelli del primo Cinquecento. Anche nel ciclo degli "Apostoli" - ognuno dipinto entro un'edicola, sulla cui base è raffigurata (laddove non mancante) una scena centrale della vita del santo stesso - è ben visibile, oltre alla forte influenza del Poccetti, l'impostazione cinquecentesca delle figurazioni, a cui si unisce una monumentalità e gravità nelle pose e nei volti dei personaggi che ricordano le grandi pale dell'Empoli. Da sottolineare come - benché l'analisi stilistica sia talvolta complicata dalle lacune pittoriche - in alcuni punti si distingue l'intervento di un paio di artisti collaboratori del maestro, uno dei quali mostra forti incertezze nel disegno di base e nell'esecuzione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900742414-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Villa Corsini a Castello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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