Il cardinale Balduino rimprovera il giudice d'Arborea
dipinto,
1809 - 1812
Collignon Giuseppe (1778/ 1863)
1778/ 1863
Tela di forma rettangolare raffigurante il cardinale Balduino che rimprovera il giudice d'Arborea; una fitta folla di astanti partecipa alla scena e sullo sfondo sono visibili il mare, la vela di una nave sulla sinistra e una roccaforte sulla destra
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Collignon Giuseppe (1778/ 1863)
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Balduino, arcivescovo di Pisa e cardinale, offrì spesso i suoi servigi "nel coadiuvare il Romano Pontefice [Innocenzo II] in affari di alto rilievo"; il dipinto lo raffigura mentre, durante una visita in Sardegna compiuta nel 1145, scomunica "il Giudice d'Arborèa Comita III, che governava i suoi sudditi con tirannico regime" (SAINATI 1884, p. 257). L'opera, che completava il ciclo inaugurato ai primi del Settecento con La vestizione di S. Ranieri del Luti (cfr. scheda n. 40000967), fu richiesta nel 1805 a Gaspare Landi. Il pittore, dei quattro episodi che gli erano stati proposti, scelse di raffigurare La Beata Chiara Gambacorti impedita dal fratello di farsi monaca, "suscitando un certo dibattito tra i Deputati sull'opportunità di rappresentare un 'ratto'". Fossero "le obiezioni relative al soggetto" oppure la scarsa entità del compenso, fatto sta che il Landi abbandonò la commissione favorendo la candidatura, appoggiata da Antonio Canova, di Giuseppe Collignon. Quest'ultimo "sottoscrisse il contratto di allogagione del dipinto il 30 dicembre 1809 e lo completò" entro il dicembre 1812 (secondo la ricostruzione di SICCA 1993-1994, pp. 59-60). Il dipinto rappresenta le coordinate medie della cultura neoclassica in Toscana (lo si confronti con prove di Pietro Nocchi, ad esempio il S. Andrea condotto al martirio, Lucca, chiesa di Sant' Andrea in Caprile) in cui l'analoga qualità di persino greve profilatura dei contorni produce un effetto similare di astrazione nella resa dei tratti somatici, evidente soprattutto laddove un intento marcatamente individualizzante farebbe presumere un maggior grado di approssimazione naturalistica. Eppure, in esso, una sorta di insistenza narrativa arriva a mutare in senso storicizzante per l'intento di fedeltà filologica che governa la descrizione dei costumi, il gusto per strutture compositive semplificate, nelle quali lo studio accurato delle espressioni e l'evidenza che assumono i gesti rispetto alla compostezza delle pose garantiscono l'immediata leggibilità del contenuto iconografico. Una simile caratterizzazione dello stile trova un precedente diretto in esemplari della cultura fiorentina seicentesca, nel Rosselli soprattutto, anche se l'intento vistosamente perseguito di specificare, insieme al ruolo, le qualità morali degli astanti finisce per attribuire all'immagine una connotazione edificante del tutto ottocentesca, resa più convincente per gli accenni di moderato realismo nella determinazione dei tratti somatici. In essi si ritrovano esiti tipici della ritrattistica del Collignon: basta accostare la figura posta sulla destra rispetto al vescovo a un Ritratto di prelato (Firenze, Galleria d'Arte Moderna, depositi). Il dipinto appare dunque come la traduzione dei principi che, di lì a pochi anni, caratterizzeranno l'insegnamento del pittore, divenuto dal 1816 direttore dell'Accademia di Siena. Lo si ricava dalle parole con le quali, in quello stesso anno, esortò gli allievi allo studio "della storia, mitologia, e [...] dei poeti", così da "avere un'idea chiara ed esatta dello studio delle umane passioni [...] e dei lenti passi fatti dallo spirito umano". Soltanto attraverso un simile tirocinio l'artista poteva "esprimere il soggetto con quella chiarezza, intelligenza, espressione, e conservazione dei costumi" che fanno di un dipinto una composizione intellegibile e non "un ammasso informe di figure" (citato in PIGNOlTI 1916, p. 54). Una simile accentuazione della funzione didascalica della rappresentazione rende d'altra parte ragione dell'interesse col quale il pittore guardò al S. Ranieri libera un'ossessa del Muratori (cfr. scheda n. 40000968), imitato da presso nella figura maschile sull'estrema sinistra. Un modello dell'opera è conservato a Pisa, Museo Nazionale di San Matteo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665695
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- ISCRIZIONI Joseph Collignon Fio(rentinus) fecit Romae 1812 - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0