uva; solido geometrico

formella,

Formella intarsiata rettangolare raffigurante nello spazio superiore un tralcio di vite appeso con grappolo d'uva e, nella parte inferiore, un solido la cui immagine non è più riconoscibile con certezza in quanto il campo interno della figura è stato interamente rifatto

  • OGGETTO formella
  • ATTRIBUZIONI Da Seravallino Guido (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La formella fa parte di un complesso di quattro pannelli intarsiati che si presentano simili per composizione, dimensioni originali (tenendo conto delle aggiunte e delle rifilature subite), fattura e tipologia degli oggetti raffigurati. L'interesse suscitato da queste tarsie risiede nel fatto che nella parte bassa presentano, poggiato su un piano, un solido geometrico chiaramente derivato dalle illustrazioni del trattato De divina proportione di fra' Luca Pacioli edito a Venezia nel 1509, del quale esistono anche tre precedenti copie manoscritte illustrate, preparate dal Pacioli stesso. Il trattato venne scritto a Milano nel 1496-1499, e le immagini che lo illustrano, secondo quanto afferma il Pacioli, derivano da disegni di Leonardo da Vinci. I complessi solidi geometrici "pieni e vacui" del trattato del Pacioli divennero presto uno dei soggetti preferiti dagli intarsiatori cinquecenteschi; fu soprattutto fra' Giovanni da Verona a raffigurarli in diversi pannelli inseriti all'interno dei cori intarsiati da lui eseguiti nel secondo e terzo decennio del secolo (cfr. in particolare Thornton 1973; Ferretti 1982, p. 536 e fig. 556). I pannelli pisani, che non possono competere con quelli di fra' Giovanni in quanto a finezza di realizzazione, li precedono forse cronologicamente; sembra infatti possibile, considerando anche le raffigurazioni di frutta, collane e croci pisane che vi si trovano, attribuirli a Guido da Seravallino e ritenerli provenienti dal coro maggiore, terminato dal Seravallino e da Domenico di Mariotto, dopo una lunga interruzione, fra il 1510 e il 1513. La derivazione dall'edizione a stampa, e non dai manoscritti, col conseguente termine post quem del 1509, è assicurata dal fatto che nei pannelli pisani viene ripresa da quella anche la disposizione delle luci e delle ombre, che nella stampa risulta invertita rispetto ai manoscritti. Questo pannello poteva trattarsi in origine di un Hexaedron Elevatum Solidum ["Esaedro elevato solido"] (Pacioli 1509, tav. XI)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665609-4
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665612
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
    2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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