Madonna di sotto gli Organi/ Madonna dei Sette veli/ Madonna incognita. Madonna con Bambino
dipinto,
Berlinghiero Berlinghieri (notizie 1225-1235/ Ante 1236)
notizie 1225-1235/ ante 1236
Tavola centinata nella parte superiore raffigurante, su uno sfondo aureo e all'interno di una cornice rialzata di colore rosso, la Madonna col Bambino
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Berlinghiero Berlinghieri (notizie 1225-1235/ Ante 1236)
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La Madonna col Bambino si presenta secondo il tradizionale tipo iconografico dell'Hodighitria ["Colei che indica la via"]. Rispetto alla tipologia più frequente nell'arte medievale italiana, in questo dipinto il Bambino poggia sul braccio destro della Madre e non sul sinistro (caso comunque non raro; cfr. a Pisa stessa la coeva Madonna col Bambino della chiesa di Santa Chiara, oggi al Museo Nazionale di San Matteo), e tiene nella mano sinistra, al posto del consueto rotulo, un libro aperto con un'iscrizione in caratteri greci (secondo GARRISON 1947 largamente rifatta) corrispondente a un famoso passo del Vangelo di Giovanni (8, 12) ["Io sono la luce del mondo. Chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita"]. Complessivamente l'iconografia dell'immagine appare simile a quella presentata da un'icona sul Monte Sinai (pubblicata per la prima volta da WEITZMANN 1966, fig. 61), nella quale il Bambino, poggiato sul braccio destro della Madre, tiene nella mano destra un libro al posto del rotulo. Sull'origine del dipinto si sono formate nei secoli diverse leggende, tramandate con varianti nella vasta tradizione locale e comunque non attestate in forma completa se non nel XVI secolo. Secondo la più antica e diffusa (CATUREGLI 1936; GARRISON 1947; CASINI 1989) la tavola si sarebbe trovata in origine nel castello di Lombrici presso Camaiore, di proprietà della famiglia pisana Caetani: per salvarla da un incendio o da un possibile saccheggio da parte delle milizie lucchesi, i soldati pisani l'avrebbero prelevata, conducendola trionfalmente in Duomo. La data tradizionalmente tramandata per l'avvenimento è l'anno 1226, solitamente inteso in stile pisano e corretto in 1225 (da qualcuno ulteriormente ipercorretto in 1224; notiamo che molte fonti parlano più esattamente del marzo 1226, data che potrebbe non necessitare di correzione, dal momento che il cambio di numerazione dell'anno avveniva a Pisa il 25 di marzo, giorno della festa dell'Annunciazione. La tavola è storicamente ricordata per la prima volta in Duomo nel 1494 dal cronista Portoveneri (ed. BONAINI 1845, p. 290); già allora era considerata immagine miracolosa, ed era posta al di sotto dell'organo principale della cattedrale, all'ingresso del transetto settentrionale, fatto che fece nascere la denominazione "di sotto gli Organi" con la quale è universalmente conosciuta. Durante l'incendio dell'ottobre 1595 la Madonna fu il primo oggetto conservato in Duomo che gli improvvisati soccorritori si curarono di salvare a rischio della propria vita. Collocato provvisoriamente nel Battistero, nel 1604 il dipinto trovava posto nel nuovo altare appositamente costruito, nel quale si trova tuttora (CASINI 1989). Nonostante la sua celebrità e il culto a lei dedicato, l'immagine fu nei secoli scarsamente conosciuta nella sua realtà fisica, in quanto costantemente coperta da veli ("Madonna dei sette veli" e "Madonna incognita" sono altre due tra le denominazioni tradizionali dell'immagine) che non venivano tolti neppure quando era portata (raramente) in processione per le strade di Pisa. Già nel 1577, prima dell'incendio, un documento (citato da CATUREGLI 1936, p.17) ne parla erroneamente come di una imago Assumptionis ["immagine dell' Assunzione"]; nel ricordarne il salvataggio dall'incendio del 1595, Raffaello Roncioni, che scrive immediatamente dopo l'evento, dice della Madonna "la quale occhio nessuno ha giammai, che si sappia, veduta" (RONCIONI, ed. BONAINI 1844, p. 118). Fu soprattutto nei due secoli successivi all'incendio che la Madonna finì per scomparire come oggetto reale; molti autori di questo periodo ne parlano come di immagine scolpita. Lo stesso canonico Martini seguì in un primo momento questa tradizione (1705); solo nell'Appendix aggiunta nel 1723 alla sua descrizione del Duomo ebbe modo di correggersi, avendo potuto toccare (ma non vedere) l'immagine attraverso i veli che la coprivano. L'incisione che accompagna il testo del canonico mostra significativamente la cornice del dipinto con al centro un campo vuoto nel quale, come si esprime il Martini, esse creditur memorata Deiparae Virginis Imago ["si crede che vi sia la ricordata immagine della Vergine Madre di Dio"]. Solo alla fine del Settecento, e più esattamente tra il dicembre del 1789 e il giugno dell'anno successivo, la "Madonna di sotto gli Organi", per volere del granduca Leopoldo, tornò nuovamente visibile; in questa occasione fu affidata per un restauro al pittore pisano Giovan Battista Tempesti. Alessandro da Morrona fu il primo, allora, a riconoscere il dipinto quale importante opera dell'inizio del XIII secolo (DA MORRONA 1787-1793, Il, 1792, pp. 99-110), fornendone una riproduzione incisa in calce alla seconda edizione del suo Pisa Illustrata. Dopo questo evento l'immagine tornò ad essere tenuta coperta, per essere mostrata solo in rare occasioni; l'esposizione continuata risale solo a pochi anni addietro. [Segue in OSS]
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665548-1
- ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- ISCRIZIONI sul libro aperto in mano al Bambino - Il testo dell'iscrizione non è stato trascritto per mancanza di caratteri sulla tastiera; si confronti la traduzione in OSS - a pennello - greco
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0