Tabernacolo architettonico poggiante su un basamento rialzato su zoccolo e definito da cornici modanate; è suddiviso in tre sezioni, di cui quella centrale di dimensioni maggiori. Segue un'ulteriore basamento, analogamente profilato da cornici aggettanti; tale struttura sostiene un'edicola caratterizzata da pilastri laterali (a sezione rettangolare, culminanti in guglie slanciate provviste di pinnacoli laterali) e da una nicchia centrale. La nicchia, disegnata da un arco a sesto acuto profilato da archetti pensili e poggiante su colonnine tortili, è strombata. Il fastigio della nicchia è costituito da un alto timpano triangolare profilato da volute acantacee stilizzate; il frontone è occupato da una cupoletta pensile sorretta da angeli in volo. Gli spicchi della cupola - definiti da archi a sesto acuto - sono scanditi da pilastrini. La decorazione è affidata ad applicazioni traforate e rilevate realizzate in metallo dorato. Il basamento è impreziosito da una serrata ornamentazione fitomorfa in cui trovano spazio tre clipei. I pilastri - divisi orizzontalmente in due sezioni di diversa altezza - presentano una superficie tripartita longitudinalmente (al centro ornati a candelabra, ripetuti anche nella superficie interna della nicchia centrale)
- OGGETTO tabernacolo a frontale architettonico
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MATERIA E TECNICA
argento/ sbalzo/ cesellatura/ fusione/ traforo/ doratura
VETRO
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ATTRIBUZIONI
Francioni Ugolino (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il tabernacolo protegge al suo interno la sacra immagine della Vergine Immacolata, ritenuta miracolosa. Il 1° settembre 1796, per volontà dell'allora arcivescovo Antonio Martini, essa fu trasferita nella Cattedrale fiorentina da via del Ciliegio (attuale via degli Alfani) dove era precedentemente custodita. Qui era ospitata in un tabernacolo eseguito da Giovanni Battista Biagiotti che, come ricaviamo dall'iscrizione presente sul telaio della tela, nel 1788 "nel di 11 maggio la trasportò qui e l'adornò con più decenza". In un primo momento, l'immagine mariana, detta "del Popolo" come ricorda lo storico Santoni, fu sistemata su un altare addossato alla controfacciata della Cattedrale, presso la porta maggiore. Già a quel tempo l'otto dicembre - in occasione della festa dell'Immacolata - si faceva "solennissima festa cantandovi la sera mattutino a cappella e similmente la messa cantata la mattina ed il giorno il panegirico il lingua latina recitato da uno dei chierici del collegio eugeniano". Ancora il Santoni ci informa che nel 1842 (in corrispondenza del restauro generale della Metropolitana realizzato dall'architetto Gaetano Baccani) l'immagine fu "trasportata all'altare di S. Giovanni Evangelista presso l'altare di S. Zanobi, per memoria della quale traslazione è stata collocata un'elegante inscrizione fatta dal fu rev.mo sig. canonico Giuseppe Grazzini vicario generale di questa diocesi" . Nel 1852, tuttavia, il sacro dipinto fu nuovamente spostato: questa volta fu definitivamente collocato sull'altare della cappella già dedicata a Sant'Antonio e da allora intitolata alla SS. Concezione. Per fare spazio all'effigie fu, presumibilmente, distrutto il precedente armadio ligneo che era posto sopra l'altare e dove erano conservate molte preziose reliquie (trasferite, di conseguenza, nelle sacrestie; cfr. Bicchi A. - Ciandella A.). Forse nel 1853 fu realizzato il prezioso tabernacolo d'argento per custodire degnamente l'immagine dell'Immacolata. Lo proverebbe il fatto che nel 1854, Enrico Danti e Filippo Matteoni - due facoltosi devoti - finanziarono il paliotto in argento e bronzo dorato per completare l'arredo dell'altare dell'Immacolata. Il paliotto fu commissionato agli argentieri Salvatore e Raffaello Morelli e al cesellatore Giovanni Stanghi, autore, per altro, anche dell'ideazione dell'arredo. Pur mancando i registri relativi alla cappella dell'Immacolata negli anni dell'erezione del tabernacolo, i documenti stilati negli anni successivi consentono di seguire fedelmente i numerosi interventi di ripulitura, restauro o integrazione che si resero necessari nel corso del tempo per la manutenzione del corredo liturgico della cappella mariana. Da notare, in particolare, che esso fu oggetto in più occasioni di furti: uno nel 1851 (del quale si ha notizia da un'iscrizione incisa su alcuni vasi portapalma conservati nella cappella), uno nel 1902 - nella cui occasione furono sottratti degli ex-voto - ed ancora nel 1911 quando vennero portati via i preziosi gioielli che completavano l'immagine dipinta dell'Immacolata. Riguardo al tabernacolo d'argento rimangono, invece, sconosciuti i suoi autori, molto probabilmente collocabili in ambito fiorentino, sia per i caratteri stilistici - coerenti con il gusto locale - sia per analogia con gli altri interventi operati nella cappella della Concezione, tutti affidati alle maggiori botteghe cittadine. Del resto, nel corso della recente pulitura e completa riargentatura, curata dall'argentiere fiorentino Romano Mari, il tabernacolo è stato attentamente analizzato: non sono stati, tuttavia, riscontrati punzoni di contrassegno che specifichino l'identità degli esecutori. Nonostante l'assenza di marchi di riferimento, si può avanzare l'ipotesi che l'argentiere fiorentino Ugolino Francioni abbia partecipato - presumibilmente con altri artefici specializzati - ai lavori del tabernacolo. L'attribuzione certa a questo artista dei candelieri posizionati sui pilastri dell'altare, nonché quella dei candelieri utilizzati - sempre allo stesso altare - insieme alla mensola anch'essa eseguita forse dal Francioni sembrerebbero, infatti, supportare questa ipotesi. Inoltre, i caratteri formali del tabernacolo appaiono compatibili con lo stile espresso dal Francioni nelle altre opere attribuitegli. Stilisticamente il grande altare si inserisce appieno nella corrente neogotica: questa già da alcuni decenni era stata sperimentata con successo dall'architetto Baccani (colui che - del resto - era stato incaricato di portare avanti proprio il riordino della Metropolitana) e, esattamente in quegli anni, aveva trovato prestigiosi antecedenti nel campanile della chiesa di Santa Croce nonché nei progetti per il completamento della facciata della stessa basilica e della Cattedrale. Il tabernacolo dell'Immacolata riflette, dunque, la prima adesione al gusto neogotico dell'oreficeria fiorentina, forse un po' attardata rispetto ai tempi di altre regioni italiane ma sicuramente significativa
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900625408
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
- DATA DI COMPILAZIONE 2002
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI sulla cornice sopra basamento, al centro, parte anteriore - QUAERETUR PECCATUM ILLIUS/ ET NON INVENIETUR - a rilievo - latino
- STEMMI sul basamento, parte anteriore, di lato, entro clipeo - civile - Stemma - Popolo di Firenze - Di bianco, alla croce di rosso
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0