MADONNA CON BAMBINO E SANTI

trittico, 1471 - 1471

Trittico

  • OGGETTO trittico
  • ATTRIBUZIONI Bernardino Del Castelletto (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Fabbriche Di Vallico (LU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Insieme a quelli di Benabbio, Borsigliana e S. Anastasio di Piazza al Serchio, il trittico di Vallico è una delle tavole, eseguita su questo tipo di carpenteria, meglio conservate che rimangono in Lucchesia. Esso è peraltro ascrivibile alla medesima bottega lignaria che eseguì i due trittici di Benabbio e Antraccoli (quest'ultimo oggi in parte a Greenville, South Carolina), dipinti rispettivamente da Baldassarre di Biagio (1469/70) e da Matteo Civitali (1469), segno che il suo autore, Bernardino del Castelletto di Massa, ebbe a queste date rapporti col mondo artistico lucchese. L'attribuzione a Bernardino, pittore forse lombardo e naturalizzato massese, è per altro relativamente recente (Ferretti 1978). Precedentemente l'opera ebbe riferimenti generici o fu collegata al trittico di Sant'Anastasio, anch'esso oggi riferito a Bernardino, sotto lo pseudonimo di Maestro di S. Anastasio. La tavola di Vallico dovrebbe essere nel corpus dell'artista quella attualmente più antica e di certo la migliore assieme al trittico di Bagnara oggi nella cattedrale di Massa. In questo momento 'giovanile', anche stilisticamente l'artista sembra avere contatti con Lucca. Formalmente le sue soluzioni, oscillanti fra aggiornamenti in direzione fiorentine e tradizionali composizioni su fondo oro, sono allineate con quelle di Baldassarre di Biagio e Matteo Civitali per quanto l'artista massese rimanga vincolato ad una sua più rustica, ma non per questo priva di poetica, parlata provinciale. Nella figura della Vergine come negli apostoli della predella e nei santini dei pilieri molti sono i debiti nei confronti dei pittori castagneschi fiorentini. La stessa gamma cromatica di certe figure, come il grande San Giacomo Maggiore, risalgono alla pittura quasi 'marmorea', da intarsiatore di pietre dure, propria di Andrea del Castagno. Altre componenti culturali, ad esempio baldovinettiane e forse timidamente lippesche, appaiono nel San Cristoforo mentre la grafia incisa e la pesante resa fisionomica fanno pensare ad innesti anche di area nordica. Spettacolare è la partitura cromatica, in particolare del pannello centrale, dove i contrasti vivacissimi sconfinano nell'astrazione. Il trono, con terminazione a conchiglia, non ha parentela culturale coi troni dei coevi dipinti lucchesi, tutti permeati da limpide suggestioni civitaliane, elemento che lascia supporre come solo in parte Bernardino avesse frequentazioni coi lucchesi che comunque dovettero offrirgli ben più di una soluzione formale. Nel 1980 le tre belle cimase e i due tabernacolini della predella con San Luca e San Marco furono rubati. Due delle cimase sono state recuperate, anche se una versa in pessime condizioni. I due tabernacoletti furono venduti nel 1984 a Venezia, ad un'asta Semenzato e acquistati regolarmente per la collezione Crespi di Milano dove tuttora si trovano in attesa di ritornare, grazie ad una generosissima donazione del proprietario alla chiesa, cioè alla loro antica collocazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900525455
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2000
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI sullo zoccolo sopra la predella - QUESTA TAVOLA LA FATA FAR LI HOMINI DEL COMUNE DI VALICO DI SOTO DE BENI DE LOPERA DI SANTO IACOPO AL TEMPO DI ANTONIO DI MICHELE E IACOPO DI GIOVANI OPERAI MCCCCLXXI - committente - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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