Madonna con Bambino
La tavola è rettangolare, e presenta nella parte superiore una cornice a forma di arcata decorata in oro, sui cui pennacchi sono rispettivamente dipinti due angeli. La composizione principale con la Vergine col Bambino è inquadrata da una cornice e sormontata in alto da una terminazione centinata a rilievo, sulla quale compaiono, ai due lati e in posizione simmetrica, due angeli a figura intera. La Vergine è rappresentata, tagliata al busto, col Bambino sul braccio sinistro e la mano destra protesa nel gesto dell'intercessione. Indossa un velo blu scuro, segnato da una ricca crisografia e decorato da bordature dorate e, all'altezza della spalla destra, di pendenti; ha un risvolto rosso ed è posato sopra una tunica rosso-scura altrettanto decorata, che si intravede sul petto e nella manica destra. Il Bambino indossa un imatio marrone, che ricade dalla spalla sinistra ed è illuminato anch'esso da una ricca crisografia; la tunica, dello stesso colore dell'imatio, è impreziosita inoltre da una decorazione a motivi vegetali. Nella mano sinistra regge un rotulus rosso, mentre la destra è protesa nell'atto di benedire con tre dita. Le gambe sono incrociate e i piedi sono rivestiti con dei sandali. Le aureole sono decorate, con la tecnica del battiloro, con motivi vegetali
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Pisano
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Scuola Bizantina
Giunta Pisano
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di S. Matteo
- LOCALIZZAZIONE Convento di San Matteo in Soarta (ex)
- INDIRIZZO Piazza San Matteo in Soarta, 1, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Supino (1894) e Bellini Pietri (1806) hanno definito l'opera di "maniera bizantina", datandola nel XIII secolo, mentre per Sirèn (1914) si tratta di un lavoro uscito dalla bottega di Giunta. Garrison (1949) la attrbuisce ad un pisano e la dataverso il 1265-75. Secondo Vigni (1950), l'autore sarebbe un pisano "che abbia guardato con interesse, ma rozzamente, alla maniera del fiorentino Coppo di Marcovaldo": l'opera avrebbe infatti delle affinità con la Madonna della Chiesa di San Martino a Orvieto. Caleca (1978) l'ha riferita ad artista pisano della fine del XIII secolo; Carli (1994) ricorda che questa Madonna, e l'altra (n.inv. 5725) riprendono lo schema della Madonna di Asinello (n. inv. 1576), e documentano in Pisa lo svolgersi di una corrente indipendente da Giunta. Agli inizi del secolo XIX l'opera era collocata al di sopra di una finestra nel dormitorio delle monache gerosolimitane di San Giovannino de' Frieri o dei Cavalieri; con la soppressione del monastero in epoca napoleonica (1810), fu acquisita dal demanio ed esposta quindi nell'Accademia di Belle Arti nella cosiddetta "Sala dei principianti". Passata, dopo l'unità d'Italia, al Museo civico di Pisa, fu sottoposta nel 1924-25 ad un restauro, che provocò dei danni alla superficie pittorica, alterando il colore sul manto e sulla veste della Vergine, sull'abito del Bambino, sugli incarnati e sull'angelo di destra. Queste ridipinture furono rimosse in due successivi interventi nel 1963 e nel 1984-85 (N. Carusi), durante i quali si procedette ancora alla fermatura del colore. La Vergine è rappresentata secondo il tipo bizantino della Madonna Hodighitria; alla tradizione iconografica orientale si ispirano nondimeno numerosi dettagli, come il gesto di benedizione con tre dita del Bambino, il modo in cui l'imatio è avvolto intorno al suo corpo o la decorazione della veste della Vergine. Le gambe incrociate di Cristo alludono velatamente al mistero della Sua passione. Dalla forma della tavola con l'arco rilevato si può supporre che fosse in origine dotata di due ante chiudibili, ad imitazione dei trittici destinati al culto privato prodotti a Bisanzio e nei territori crociati. Nell'impostazione compositiva l'opera mostra affinità con opere prodotte nell'ambito dei territori crociati nel Mediterraneo orientale verso la metà del secolo XIII. In particolare, la collocazione degli angeli al di sopra dell'arco rilevato sembra derivata da soluzioni analoghe che compaiono in alcuni trittici conservati nel Monastero di Santa Caterina al Monte Sinai e ulteriori punti di contatto possono essere riconosciuti nell'adozione del tipo di crisografia a strisce unite tra loro da una banda dorata trasversale e nella tendenza a moltiplicare i motivi decorativi. Rispetto ai modelli orientali l'opera mostra una forte tendenza alla resa geometrizzata di alcuni dettagli anatomici, quali occhi e naso, mentre di matrice puramente locale è la rappresentazione delle unghie. I volti sono illuminati con serie di filamenti bianchi su un fondo verde metallo, secondo una tecnica affine a quella utilizzata nella tavola dei Santi Cosma e Damiano
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900405620
- NUMERO D'INVENTARIO 1575
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2001
2002
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0