simboli della passione, simboli eucaristici e cherubini

calice post 1773 - ante 1775
Spinazzi Gregorio (bottega)
notizie 1759-1806

Calice impostato su piede centinato rialzato da gradino modanato; nodo architettonico a forma di edicola tronco-piramidale; coppa slabbrata con sottocoppa a margine libero. Nella parte sottostante del piede una lamina chiude il fondo dell'oggetto: il campo centrale della placca, concavo e delimitato da cornice centinata, è occupato dallo stemma Incontri. Tre rosette stilizzate impreziosiscono la testa delle viti che fermano la lamina. La superficie superiore del piede, delimitata da una cornice ad ovoli (ricorrente anche nel nodo) ed interamente decorata da figure in altorilievo, è scandita da tre volute terminanti in coppie di testine di cherubini. I campi interni sono occupati da angioletti in aggetto che sostengono i Simboli della Passione di Cristo; le figurette alloggiano entro vani concavi raggiati, sormontati da timpani e delimitati lateralmente da foglie di acanto; inferiormente i vani sono chiusi da volute a "C" affrontate racchiudenti una palmetta; dai vani raggiati partono anche spighe di grano e grappoli d'uva che si sovrappongono parzialmente alla cornice ad ovoli. Il nodo architettonico è tripartito da cherubini-parasta sostenenti mensole sormontate da foglie d'acanto e la superficie delle tre facce è occupata da figure stanti di angioletti in rilievo che sostengono

  • OGGETTO calice
  • MATERIA E TECNICA argento/ doratura/ fusione/ sbalzo/ cesellatura/ bulinatura
    ORO
  • ATTRIBUZIONI Spinazzi Gregorio (bottega)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il calice fu offerto al Capitolo dei canonici fiorentini da Francesco Gaetano Incontri, vescovo di Firenze dal 1741 al 1781, il cui stemma è visibile sul manufatto. La donazione risale al 1776, secondo quanto testimoniano i documenti. Il calice con la relativa patena figurano nel 1798 fra gli arredi salvati dalle requisizioni francesi e stimai dal Guadagni e dal Paintingher: la loro valutazione era allora di 250 scudi. I punzoni impressi sul calice confermano la manifattura romana suggerita dai documenti: il primo corrisponde al bollo camerale in uso dal 1773 al 1775, periodo a cui dunque si può far risalire l'esecuzione degli arredi; il secondo identifica l'autore nella bottega di Gregorio Spinazzi, attiva a Roma dal 1759 al 1806 ed erede delle botteghe e del bollo già appartenuti a Giuseppe Nepoti e poi a Domenico Gabriele Mariani. da sottolineare la presenza di un terzo bollo che tuttavia rimane non identificato, poichè male impresso, forse il marchio dell'orafo o uno dei bolli impressi dalla Zecca per garantire la bontà dell'oro. L'analisi stilistica conferma le attribuzioni proposte, evidenziando come il calice rappresenti una tipologia estremamente diffusa fra le suppellettili romane tardobarocche, caratterizzate da un apparato decorativo costituito da elementi architettonici uniti ai Simboli della Passione di Cristo inseriti in cartelle mistilinee. Il calice, di evidente ridondanza ornamentale, trova infatti numerosi paralleli stilistici fra le opere del periodo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900382236
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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