violino, 1861 - 1861

La tavola armonica è in un solo pezzo di Abete rosso, con indentature a taglio radiale con accrescimento da sinistra verso destra e venatura parallela all'asse di simmetria dello strumento, di larghezza molto incostante. Non sono visibili perni di posizionamento. Le "effe" sono piuttosto lunghe e verticali, con palette a lati paralleli, le inferiori dotate di una evidente sguscia. Il fondo è in due pezzi di Acero a taglio radiale con evidente marezzatura stretta e simmetrica, discendente dalla commettitura verso il bordo. Sono presenti due perni di posizionamento tangenti al filetto, l'inferiore a sinistra della commettitura, e il sinistro a destra. La nocetta è originale e integra, complanare al piano del fondo, con profilo semicircolare e base chiusa dotata di profonde unghiature. Le sei fasce sono di Acero a taglio subradiale con marezzatura simile a quella del fondo, leggermente obliqua con inclinazione constante discendente dal fondo verso la tavola. Il manico, di Acero a marezzatura stretta e perpendicolare alla tastiera, è originale. La testa di Acero è solidale con il manico e presenta una cassetta dei piroli piuttosto larga. Il riccio è simmetrico. La vernice è costituita da due strati, uno sottostante trasparente e uno superiore, di colore rosso bruno

  • OGGETTO violino
  • MATERIA E TECNICA avorio/ intarsio
  • ATTRIBUZIONI Guadagnini Antonio (1831/ 1881): costruttore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria dell'Accademia
  • LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Niccolò di Cafaggio (ex)
  • INDIRIZZO Via Ricasoli, 58/60, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il 22 Gennaio 1862 un certo Ferdinando Lorenzi vende all'istituto musicale un "violino Guadagnini di Torino" per 140 L. Nella stessa data viene acquistata una custodia presso Luigi Castellani per lo stesso strumento e dopo due anni Castellani presenta una fattura per aver assottigliato il manico, spianato la tastiera e aver rifatto la montatura dello strumento. Lo strumento è quindi utilizzato correntemente dalle classi del Conservatorio, visti i continui interventi di Castellani (la spianatura della tastiera e il cambio delle corde nel 1870, una riverniciatura e messa a punto generale nel 1884) e di Giuseppe Scarampella, suo successore che nel 1885, oltre alle consuete puliture e spianature della tastiera, rimette un tratto del bordo. Ancora Scarampella si occupa dello strumento due anni più tardi ed esso - probabilmente considerato troppo recente - non compare tra quelli del Museo del Conservatorio nel 1911, quando viene stampato il primo catalogo della collezione. In quello stesso anno, invece, il violino viene prestato a tale Mattolini insieme a una non meglio precisata "viola di scuola italiana". Lo strumento viene poi assegnato alla classe di Giovacchino Pasquali e passato alle cure della ditta Leandro Bisiach e Figli la quale il 7 Dicembre 1931 presenta una fattura per due montature, livellatura della tastiera, sostituzione di ponticello e corde allo strumento. Nel 1943 lo strumento compare nell'elenco degli oggetti depositati dal Conservatorio alla R. Soprintendenza alle Gallerie e Musei di Firenze per metterli in salvo dal rischio di bombardamenti. Lo strumento evidenzia il passaggio dallo stile tradizionale della famiglia Guadagnini, in cui erano sovente ben visibili le tracce di lavorazione, ad una esecuzione in cui domina la pulizia interna ed esterna e viene adottato un modello ripetitivo, sebbene di alta qualità. Lo strumento è infatti il prodotto dell'influsso del sistema produttivo dei laboratori francesi basato sulla divisione delle fasi lavorative in distinte operazioni affidate a lavoranti diversi e in cui il rigore esecutivo è necessario per veder ricostituita, nell'assemblaggio conclusivo, la concezione unitaria dello strumento. Proprio dall'ambiente francese proveniva il collaboratore di Guadagnini Maurice Mermillot (ventiseienne nel 1861) di formazione "Mirecourtienne" presso i Gaillard, e già operaio nel laboratorio di Jean Baptiste Vuillaume. A questa influenza si deve la maggiore regolarità del modello, la precisione di dettagli come le palette delle "effe", l'esecuzione del bordo fino alla stesura della vernice in stratificazione di notevole omogeneità, che in questo strumento è di colore rosso bruno sensibilmente coprente e non ha conservato il carattere "cangiante" degli strumenti costruiti dai precedenti liutai della famiglia. Alla luce naturale essa tende ad attenuare la visibilità delle venature della tavola di un sol pezzo (carattere, questo, ricorrente nella scuola francese) e delle marezzature del fondo. Lo strumento conserva un motivo familiare nel disegno delle "effe" dagli occhi ellittici, ancorchè ripulito, ma non nella esecuzione dei sottili filetti che incontrandosi nelle punte regolari e di modello squadrato (a spigoli vivi) terminano con un "baffo" di chiara impronta francese. La testa, con il nastrino dipinto di nero, presenta una voluta di sviluppo geometrico mentre i perni di questa sono, in contrasto con tale regolarità, assai prominenti rispetto al secondo giro. Molto pulita l'esecuzione del dorso
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900348851
  • NUMERO D'INVENTARIO n.13
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1980
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2010
  • ISCRIZIONI cartellino incollato sul lato interno del fondo - Antonius Guadagnini/ fecit Taurini/ Anno Domini 1861 - a penna - latino
  • STEMMI su cartellino - di liutaio - Marchio - Guadagnini Antonio - iniziali delnome su una riga e della città su quella sotto tutte incorniciate da linee. Sopra la riga lelettere A G separate da quattro asterischi disposti a quadrato, sotto la riga la lettera T centrata
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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