Lampada pensile a triplice sospensione con corpo bombato, concluso da terminale architettonico munito di anello passante di forma polilobata; stretto collo con fastigio a margine libero; attacchi a voluta emergenti da una fascia aggettante a sezione poligonale. Catene di sostegno costituite da maglie concatenate alternate ad anelli di dimensione maggiore di forma circolare; sospensione modanata a profilo mistilineo con anello apicale. Corpo scandito da modanature con piccole volute. I campi interni - a superficie liscia - ospitano, alternativamente, le iscrizioni dedicatorie e le immagini a leggero rilievo della Vergine (Immacolata Concezione, Assunta, Annunziata). Il terminale è composto da una cornice architettonica a sezione poligonale profilata da modanature bombate, lisce e a dentelli; gli angoli sono segnati da colonnine tortili rilevate, mentre le porzioni interne sono occupate da cartelle mistilinee e polilobate. La zona inferiore del terminale presenta una decorazione a volute; l'anello è saldato ad un piccolo bocciolo vegetale. L'alta cornice architettonica che corona il corpo della lampada replica quella inferiore del terminale: gli angoli sono sottolineati da pilastrini con capitelli. una teoria di archetti pensili delimita il perimetro inferiore della cornice. i camp
- OGGETTO lampada pensile
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MATERIA E TECNICA
bronzo/ fusione/ cesellatura/ incisione
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ATTRIBUZIONI
Coppedè Mariano (notizie Sec. Xx): disegnatore
Grazzini (notizie Fine Sec. Xix-primo Quarto Sec. Xx): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE I documenti ricordano che la lampada fu realizzata nel 1904 a ricordo delle "feste cinquantenarie", cioè in onore del cinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione - avvenuta nel 1854 ad opera del Pontefice Pio IX. La lampada - "di bronzo, tutta dorata, di stile quattrocento" - fu eseguita secondo il disegno di Mariano Coppedè dagli argentieri fiorentini Grazzini. La bottega dei fratelli Grazzini - Luigi e Giuseppe - aveva sede a Firenze sul Ponte Vecchio e risulta attiva fra l'ultimo quarto dell'Ottocento e l'inizio del secolo successivo. I documenti attestano che la lampada fu collocata sull'altare "la sera del 18 dicembre e benedetta da Monsignore Arcivescovo, dopo un solenne atto di riparazione compiuto con l'intervento di tutto il clero all'altare maggiore pegli sfregi fatti in città ai tabernacoli della Vergine, tutti restaurati e addobbati per tal circostanza e il concorso di una folla immensa di popolo devoto"(cfr. fonti manoscritte). Le iscrizioni incise sui fianchi della lampada palesano, infatti, la dedica alla "Santa Madre di Dio", e ricordano, che essa fu realizzata "ex stipe collaticia", cioè grazie alle offerte collettive dei devoti. Stilisticamente la lampada appare con ogni evidenza improntata a moduli neogotici, allora ampiamente diffusi nelle suppellettili ecclesiastiche. In particolare, l'arredo in esame trova confronti stringenti con la lampada conservata nel duomo di Pisa e di poco antecedente. Da notare, inoltre, come l'eclettico gusto revivalistico che caratterizza l'arredo metropolitano sia arricchito da alcuni elementi di ispirazione classicista (protomi umane emergenti da clipei, pilastrini tortili coclusi da gigli acantiformi)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900347088
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
- DATA DI COMPILAZIONE 2002
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI sul corpo della lampada - AN.(NO) L / AB. IMMAC.(ULATA) EIUS. CONCEPTIONE / RITE. ADSERTA - a incisione - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0