Dedalo e Icaro

rilievo, post 1471 - post 1471

Cornice in pietra serena

  • OGGETTO rilievo
  • MISURE Diametro: 98 cm
  • ATTRIBUZIONI Bardi Donato Detto Donatello (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Bertoldo di Giovanni
    Michelozzi Michelozzo
    Maso di Bartolomeo
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE I tondi furono attribuiti dal Vasari a Donatello: "In casa Medici, nel primo cortile sono otto tondi di marmo, dove sono ritratti cammei antichi e rovesci di medaglie, ed alcune storie fatte da lui molto belle; i quali sono murati nel fregio fra le finestre e l'architrave sopra gli archi delle loggie". Tale attribuzione è stata accettata da Milanesi, Semper, Muntz, Reymond e in tempi più recenti ripresa da Kris e Kauffmann. Secondo altri studiosi solo il disegno è di Donatello mentre l'esecuzione si deve ad un aiuto identificato in Bertolodo di Giovanni (Venturi, Foratti) o in Maso di Bartolomeo (Foratti, Buscaroli). L'esecuzione dei medaglioni, fredda e monotona, ha invece suggerito a Berteaux, Castelfranco e Janson, la paternità dell'opera ad un artista gravitante nella bottega di Michelozzo. Probabilmente fu Donatello stesso, su commissione di Cosimo il Vecchio, l'ideatore della serie, mentre l'esecuzione è successiva e opera di artisti di bottega attualmente non identificabili, che spesso hanno frainteso e banalizzato il modello antico. Degli otto medaglioni sette riproducono gemme famose appartenute alla collezione di Lorenzo il Magnifico, oggi conservate nel Museo Nazionale di Napoli, mentre il tondo rappresentante il "prigioniero Scita" deriva da un sarcofago romano che nel XV secolo si trovava all'esterno del Battistero, ed è oggi conservato nel Museo dell'Opera del Duomo. Il ciclo è stato interpretato in vari modi: come esaltazione dei pezzi più celebri delle raccolte medicee, come pura esercitazione archeologica (Kris, Chastel, Dacos), come allegorie delle virtù medicee (Kauffmann), o ancora come sintesi delle due dottrine più in voga a Firenze nel XV secolo, il neoplatonismo e la filosofia di Lucrezio (Wester-Simon). Secondo quest'ultima tesi i tondi sarebbero leggibili a coppie di due, e il ciclo inizierebbe dal lato sud con la rappresentazione dell'umanità primitiva "ante legem", per poi continuare nel lato est con il "genus humanum sub lege" rappresentato tramite la Iustitia (Prigioniero) e la Fortitudo (Centauro). I successivi lati, abbandonerebbero la filosofia lucreziana per sposare le idee neoplatoniche di Voluptas e Virtus sul lato nord e Temperantia e Prudentia sul lato ovest. Tale lettura, contestata dalla Dacos, è indubbiamente molto forzata, ma la critica non ha ancora dato una spiegazione concorde di tale decorazione. Indubbiamente i medaglioni rappresentano gemme medicee, ma le sette che fecero da modello solo nel 1471 furono tutte presenti nella collezione della famiglia. Le due rappresentanti "Diosiso su un carro condotto da Psychai" e "Diomede col Palladio" appartenevano alla collezione di papa Paolo II e vennero cedute a Lorenzo il Magnifico alla morte del Barbo, dal nuovo papa Sisto IV solo nel 1471. Le altre gemme erano già presenti nelle raccolte di Cosimo il Vecchio e di Piero di Cosimo. Certamente le due conservate a Roma erano conosciute a Firenze tramite disegni e calchi, ma sarebbe stato perlomeno strano inserirle in un contesto celebrante la famiglia Medici quando queste non erano ancora di loro proprietà. E' molto più proba bile, a mio avviso, che il ciclo, comunemente datato fra il 1450 e il 1460, probabilmente ideato in questo periodo da Cosimo e Donatella, sia stato eseguito solo dopo il 1471. Bisogna inoltre ricordare che il Filarete nel suo "Trattato dell 'Architettura" scritto fra il 1460 e il 1464 descrive il palazzo Medici e tutti i suoi arredi, ma non cita i medaglioni del cortile; questi inoltre sono inframezzati da quattro stemmi della famiglia tutti recanti i tre gigli di Francia, elemento presente nell'arme Medicea solo dopo il 1465, quando re Luigi XI ne concesse l'uso a Piero di Cosimo. Il ciclo decorativo sarebbe quindi una celebrazione dei Medici attraverso i pezzi più famosi delle loro raccolte; tale tesi è stata spesso respinta poiche' il tondo rappresentante il "prigioni ero Scita" deriva non da una gemma ma da un sarcofago, in realtà si trattava di un'opera allora molto conosciuta a Firenze e quindi inglobabile in tale contesto celebrativo. Nonostante ciò non si esclude che lo scultore quattrocentesco abbia voluto caricare i medaglioni di significati allegorici, allo stato attuale degli studi, difficilmente interpretabili. Il Beschi (com. orale, 1982-83) ha letto nelle pareti ovest ed est, caratterizzate dalla presenza dello stemma a sette palle di Piero, la rappresentazione delle virtù cardinali: Prudenza (Atena e Ulisse), Temperanza (Icaro e Dedalo), Giustizia (prigioniero), Fortezza (centauro), mentre in entrambe le pareti sud e nord, caratterizzate dalla presenza dello stemma a sei palle di Cosimo, la contrapposizione dei concetti di Virtus e Voluptas. Il presente tondo deriva da un cammeo rappresentante "Icaro e Dedalo, Pasiphae e Artemide". La gemma, opera della prima metà del I sec. a. C., attribuita a officina microasiatica, è ricordata nell'Inventario di Piero de' Medici del 1456 e in quello del 1492 di Lorenzo il Ma
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900290694
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE L. 41/1986
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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