Teti

statua, post 1563 - ante 1577

Personaggi: Teti. Oggetti: scudo di Achille

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ fusione
  • ATTRIBUZIONI Ammannati Bartolomeo (1511/ 1592)
  • LOCALIZZAZIONE Fontana del Nettuno
  • INDIRIZZO Piazza della Signoria, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Particolarmente intricate le vicende che portarono alla costruzione di questa fontana emblematica- per la presenza di molti autori e l'impiego di materiali diversi- della situazione di crisi e anche di rinnovamento della scultura manieristica poco dopo la metà del secolo XVI. Si riuniscono qui gli elementi di un linguaggio culturale di un gruppo di artisti che, soli, si erano opposti all'accademismo michelangiolesco. Il progetto per la fontana viene menzionato per la prima volta in una lettera del Bandinelli a Jacopo Guidi in data 15 marzo 1550 "E si degni notare ì disegni che io già ho mandati delle fonti, perché sua eccellenza più volte mi ha detto che vuole che superino tutte le altre e per ubbidirlo, vostra signoria gli dica, come io ho diligentemente investigato e ricerco de' maestri che hanno lavorato sopra le fonti di Messina, e trovo che sono magnifiche". Allo schema si allude anche in data febbraio 1551, unitamente alla fontana per l'esterno di palazzo Pitti. Il fatto che si dovesse provvedere al rifornimento di acqua, eventualmente incanalata da porta San Niccolò attraverso Borgo dei Greci e di qui alla piazza, è ricordato in una medaglia di Cosimo I che mostra una vasca con la figura di Nettuno, cavalli marini ed una condotta d'acqua. I documenti parlano di un blocco di marmo di notevoli dimensioni, estratto a Carrara ed inviato nel 1558 al Bandinelli che pagò un deposito di 50 scudi. Da Eleonora di Toledo lo stesso ottenne il permesso di eseguire dei modelli per il progetto facendo uso del blocco suddetto. Nel 1559 il padrone del marmo chiese un preventivo della somma che gli si sarebbe dovuta dare ed il marmo fu acquistato dal Vasari per conto di Cosimo I. E' a questo punto della vicenda che anche 1'Ammannati e Benvenuto Cellini fanno richiesta di poter eseguire anche loro dei modelli: nel 1560 il Bandinelli muore, amareggiato di aver perso il proprio primato presso il Granduca. Si aggiungono inoltre le richieste, per questa impresa ormai divenuta una sorta di concorso, del Giambologna, Vincenzo Danti, Francesco Moschino e Vincenzo de Rossi. Il marmo fu portato il 22 giugno 1560 ed il 17 ottobre posto sotto la Loggia dei Lanzi. Il 3 ottobre 1565 il giga nte marmoreo, eseguito finalmente dall'Ammannati, fu esposto temporaneamente come apparato per le nozze di Francesco con Giovanna d'Austria. Uno stuolo di collaboratori lavorò al completamento della fontana: Andrea Calamech (1514-1578), Gi rolamo di Noferi da Sassoferrato, Battista di Benedetto Fiam meri (1530-1606), Donato Berti, Raffaello Fortini. Dì tutti questi solo il Calomech è noto come scultore autonomo. Fortini finì per diventare pittore, ma nel 1600 è intento a preparare modelli a rilievo per quattro figure di Apostoli per le porte del Duomo di Pisa che "biasimati da ognuno" non furono mai eseguiti. Qui di seguito diamo un prospetto delle probabili competenze. Faccia Nord-Ovest: Dio marino barbuto (Nereo?) (Ammannati), cartiglio sottostante (assistente Ammannati), satiro sin. (Vincenzo de' Rossi), fauno des. (Guglielmo Fiammingo). Faccia Sud-Ovest: Dori con conchiglia (Calome su modello di Ammannati), cartiglio sottostante (assistente Ammannati), fauno sin. (Ammannati), satiro des. (Vincenzo de' Rossi). Faccia Sud-Est: Teti con scudo di Achille (Ammannati), cartiglio sottostante (Ammannati), satiro sin. (non attribuibile), satiro des. (Francesco Pozzi nel 1831 sostituì quello originale, perso). Faccia Nord-Est: giovane con cornucopia (Vincenzo Danti), cartiglio sottostante (assistente Ammannati), fauno sin. (Guglielmo Fiammingo), faune des.(Guglielmo Fiammingo). Manca comunque la documentazione scientifica della partecipazione del Danti così come congetturale è quella del de Rossi. L'ammannati volle differenziare la sua opera dai due colossi come il David di Michelangelo e l'Ercole del Bandinelli, entrambi collocati nella piazza e recuperò per il Nettuno forme e motivi della sua gioventù, un michelangiolismo riveduto e corretto al tempo della sua frequentazione veneta del Sansovino con cui collaborò alla decorazione della Libreria di San Marco. Negli ultimi anni della sua vita l'Ammannati, sulla base di presumibili istanze religiose, giunse a condannare questa sua opera cosi' ricca di festose allusioni ad una sfrenata paganità tanto da augurarsi che nessun altro osasse mai più dipingere o scolpire "cose ignude" per evitare che Firenze diventi il "nido degli idoli". Sulla parete di Palazzo Vecchio, a lato della fontana, una lapide ricorda un bando dei Signori Otto di Guardia e Balia che ammonisce la cittadinanza a non fare uso della vasca come lavandino personale o peggio. Nella statua in bronzo di Teti il Pope- Hennessy riconosce la mano dell'Ammannati
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900281692-4
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

FA PARTE DI - BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Ammannati Bartolomeo (1511/ 1592)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - post 1563 - ante 1577

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'