un corvo porta via il pane avvelenato offerto da prete Fiorenzo a San Benedetto
dipinto,
1436 - 1439
Maestro Del Chiostro Degli Aranci (attribuito)
notizie sec. XV
Soggetti sacri. Personaggi: San Benedetto; prete Fiorenzo. Figure maschili: monaci. Abbigliamento religioso: tonache. Abbigliamento: vesti. Paesaggi: bosco. Interno: refettorio. Costruzioni: edificio. Oggetti: pane; panni; tovaglia; recinto; coltello; asta. Elementi architettonici: trabeazione; finestre; mensole; soffitto. Mobilia: sedile; panca; tavolo. Piante: alberi. Animali: corvo
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 220
Larghezza: 374
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ATTRIBUZIONI
Maestro Del Chiostro Degli Aranci (attribuito): esecutore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Maestro Della Natività Di Castello
Domenico Di Michelino
Beato Angelico
Giovanni Di Consalvo
Pesellino Francesco
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Si tratta del ciclo di affreschi "più importante che resti a Firenze del decennio seguente alla morte del Masaccio" ( Longhi ), sul quale la critica ha lungamente discusso proponendo le attribuzioni più svariate, senza che ancora si sia giunti ad una soluzione. Secondo il Procacci, le storie non sarebbero ricordate dalle fonti antiche perché poste in luogo di clausura; il primo a citarle è infatti il Richa che le dice eseguite da "eccellenti". Le prime attribuzioni sono legate alla cultura fiorentina: il Cavacaselle vi vede l'influenza di Andrea di Giusto, dell'Angelico e di Benozzo Gozzoli, il Neumayer propone per primo legami con Domenico Veneziano, mentre il Berenson fa il nome del Maestro della Natività di Castello, notando somiglianze con Filippo Lippi e Alessio Baldovinetti. Il Pudelko, anche se ipotizza si tratti di Domenico di Michelino, evidenzia soprattutto l'impronta di Paolo Uccello, confermata anche dal Salmi, il quale, pur essendo il primo a dare la notizia del documento di pagamento al porteghese Giovanni Cnsalvo ( 1436-1439 ), comunicatagli dal Poggi, ma mai pubblicata, ritiene in definitiva assegnabile al pittore straniero solo la fascia sottostante alle lunette, mentre il resto è, secondo lui, di un allievo dell'Angelico. Elementi portoghesi e ispano-fiamminghi sono osservati dal Longhi il quale accoglie pienamente il nome di Giovanni di Consalvo inserendolo all'interno della cultura masaccesca, ma con caratteri "allogeni" propri, di influsso nordico. Il Ragghianti ipotizza invece che abbia eseguito il ciclo il Beato Angelico nei primissimi anni di attività, mentre di Giovanni di Consalvo sarebbero soltanto le due ultime scene, stilisticamente diverse. Mentre nel 1958 il Salmi accettava anche per le storie il nome di Giovanni di Consalvo, pur circoscrivendolo nella cerchia dell'Angelico con influenze di Paolo Uccello. Il Procacci nel 1960 osservò che, poiché il documento riguardava l'acquisto di colori, mansione affidata a semplici garzoni, il Giovanni menzionato non doveva essere l'esecutore, ma un semplice aiuto di un abilissimo pittore anonimo che egli preferì chiamare quindi Maestro del Chiostro degli Aranci, in attesa di ricerche più approfondite. Accettò solo l'ipotesi che le due ultime scene fossero di Giovanni Consalvo. Secondo il Berti ( 1962 ), che riprese anche l'ascendenza uccellesca, sarebbe documentato, assieme a Zanobi Strozzi, un certo Giovanni di Portogallo, nel convento di Fiesole nel 1435, a seguito dell'Angelico. Questo nuovo documento appoterebbe un ulteriore contributo all'attribuzione longhiana, accolta di nuovo dal Chiarini che ripropone decisamente il nome di Giovanni di Consalvo, reinterpretando i documenti citati dal Salmi, contro l'ipotesi del Procacci. Per lo studioso è però maggiormente evidente nel ciclo l'influenza dell'Angelico, mentre è assente il riferimento a Paolo Uccello. L'articolo di Rosenberg Henderson si sofferma sui problemi iconografici confrontando queste storie con il ciclo trecentesco di S. Miniato al Monte e non apporta nuovi contributi all'analisi stilistica. Mentre il Guidotti segue la prudente ipotesi del Procacci, lo studio della Carbi propone un'attribuzione rivoluzionaria e un pò sconcertante al trio Alessio Baldovinetti, Pesellino e Giovanni di Francesco che avrebbero iniziato qui la loro attività intono al 1440, forse al seguito di Domenico Veneziano e influenzati da Paolo Uccello, Angelico e Filippo Lippi. La studiosa offre, in modo più frettoloso, alcuni paragoni stilistici che le fanno attribuire quasi ogni scena del ciclo a uno dei tre giovanissimi artisti
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900281145-16
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE L. 41/1986
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0