ascensione di Cristo
dipinto,
Vannucci Pietro Detto Perugino (bottega)
1450 ca./ 1524
Dipinto
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Vannucci Pietro Detto Perugino (bottega)
- LOCALIZZAZIONE Sansepolcro (AR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è da identificarsi con quello mensionato dal Vasari, che nella biografia dedicata al Perugino, nel 1550 scrive: "Et allo Abbate Simone de' Graziani al Borgo a San Sepolcro una tavola grande, la quale fece in Fiorenza, che fu portata in San Gilio del Borgo sulle spalle de' facchini con ispesa d'infinito numero di denari" (Vasari 1550 e 1568, ed. cons. 1986, p. 532 e rist. an. ed. Milanesi 1909, III, p. 578). L'opera venne dunque eseguita su commissione dell'abate Simone Graziani, umanista e mecenate. Questa committenza e la paternità dell'opera al Perugino viene sottolineata anche da A. M. Graziani, discendente dell'Abate, nel suo "De scriptis invita Minerva" (1745, I, p. 79). La morte di Simone Graziani, avvenuta nel 1509, può dunque costituire un termine "ante quem" per l'esecuzione del dipinto. Il Lancisi (sec. XVIII, II metà, p. 118) ricorda il quadro collocato nel coro della Cattedrale e lo definisce una delle più belle fatiche del Perugino. L'Orsini (1804, p. 192) lo mette in rapporto con il quadro del Perugino, con lo stesso soggetto, conservato ora a Lione, così anche il Mancini (1832, p. 265) che conferma la notizia del Lancisi (cit.) che il quadro si trovasse nel coro della cattedrale. Precisamente nella terza parete "a cornu evangelii", dove ancora lo videro il Sacchetti (1876, p. 63 e 1888, p. 5) ed il Coleschi (1886, p. 167). Williamson (1900, p. 41) considera la tavola di Sansepolcro antecedente e di miglior qualità di quella lionese e la data al 1494-95. Cavalcaselle e Crowe (1902, IX, pp. 276-277) considerano il dipinto, per la prima volta, una copia di bottega di quello a Lione. Anche il Berenson (1908, p. 163) pensa che sia essenzialmente opera di Gerino da Pistoia, così come il Venturi (1913, VII, p. 554, fig. 428) e Giglioli (1915, p. 50 e 1921 p. 47) e da Canuti (1931, rist. an. 1981, pp. 193 e 346, n. 116) che la dice dipinta entro il 1507 e destinata all'altar maggiore, forse fornita di una predella poi andata perduta. Ricordata dal Ricci (1932, p. 38) come opera di Perugino e dal Van Marle (1933, p. 403) che riconferma l'ampio intervento di Gerino. Camesasca (1959, p. 1932, tav. 192 e 1969, p. III; n. 109) giudica il dipinto autografo del Perugino limitatamente alle figure principali. Salmi (1971, p. 122) concorda con l'attribuzione a Gerino, pur considerandola eseguita su disegno del Perugino. Menzionata da Agnoletti (1976, n. 14) che riporta i dubbi sull'attribuzione al Perugino, e dal Carli (1978, p. 368) che pensa che l'Ascensione sia di qualità troppo alta per essere stata dipinta da Gerino e la ritiene pertanto un'opera autografa del Perugino. Ferino Pagden (1982, pp. 61-62) considerando il disegno n. 406E degli Uffizi come preparatorio per il quadro di Sansepolcro, la definisce opera di bottega ed eseguita sulla pala di Lione. Scarpellini (1984, p. 115, n. 153, fig. 249) ripercorre le vicende critiche del dipinto considerandolo infine come un lavoro del Perugino con vasti interventi di bottega
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900262875
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed Etnoantropologici di Arezzo
- DATA DI COMPILAZIONE 1991
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0