angelo reggicandelabro
candelabro a statua,
Le due figure di marmo bianco venato di marrone, sono poste alla sommità di colonne, ai lati del presbiterio e riportano nel loro piedistallo la sigla OPA. Si tratta di angeli inginocchiati con tunica drappeggiata. All'altezza delle scapole sono visibili le due sezioni rettangolari aperte nel corpo marmoreo per far posto ai tasselli per l'inserimento delle ali asportabili, non più conservate, che venivano appese alle due coppie di ganci di ferro fermati da malta in fessure longitudinali sulla schiena
- OGGETTO candelabro a statua
- AMBITO CULTURALE Ambito Toscano
- LOCALIZZAZIONE Montecatini Val di Cecina (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Una scheda di soprintendenza conservata in copia nell'archivio parrocchiale riferiva che le statue "tengono gli occhi atteggiati in modo da sembrar chiusi per cecità, onde il volgo li suole chiamare i ciechini". L'artigiano si è limitato ad adattare alla forma e alla funzione di angeli portacero due opere preesistenti; i modi, seppur confusi dai rifacimenti e dagli aggiustamenti, sono riconducibili alla statuaria di età augustea o di poco posteriore, a cui rimandano in particolare le capigliature, la composizione e l'espressione del volto. Sulla manica delle vesti i due personaggi dovevano recare elementi decorativi (forse vistose placchette) o di raccordo con parti non coerenti con la nuova destinazione d'uso entro una chiesa. La zona integrata è talmente netta da far desumere che l'artigiano cinquecentesco segasse tali particolari, tornando a formare grossolanamente la massa del braccio. Queste due figure portacero sono fondamentali per rammentare da quali sintesi iconografiche partì la fortunata rappresentazione rinascimentale, tutta toscana, degli angeli reggicandelabro. Tradizione che ha inizio con figure estranee a quest'uso ma debitrice ai modelli antichi. Il Vescovo Alamanni durante una visita nel 1606 notò ai lati dell'altar maggiore i due angeli marmorei, commissionati e pagati nel biennio 1577-1578 a Maestro Agostino di Giovanni Maghetti marmaio; essi sono appoggiati su due colonne che nel loro piedistallo riportano la sigla OPA, tali colonne furono fatte fare dall'opera di S. Biagio nel 1577 a Piero Fusaio muratore. Le figure presentano manifeste diversità di esecuzione; quella a destra dell'altare è di fattura più accurata: il panneggio è ben rilevato, facilmente leggibili i particolari decorativi, quali la fibbia e le ripiegature del tessuto della veste sopra il gomito e sotto il ginocchio poggiato al suolo. Quella di sinistra presenta un'esecuzione meno ricercata e una minore rilevanza dei volumi, la tunichetta copre i fianchi senza la leggera svasatura che rende più aggraziato il profilo della scultura gemella; i gomiti e le mani, specie quella poggiata sul ginocchio, sono troppo deboli e femminei: concedono di supporre che la statua si presentasse priva in tutto o in parte delle mani, rilavorate sul corpo della base portacero esagonale e rafforzate più tardi nella loro posizione da un blocco di muratura. Nello stesso personaggio, appare imperitamente ricostituito in malta anche il piede rovesciato all'indietro; con il medesimo materiale tutto il corpo del ceroforario è fissato alla base della scultura, comprendente l'increspatura inferiore della veste (cfr. bibliografia)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900238899
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- DATA DI COMPILAZIONE 1991
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2004
2006
2021
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0