Fuga in Egitto

dipinto,

Il dipinto raffigura in primo piano a sinistra la Madonna che procede con la gamba destra in avanti mentre sorregge sotto il mantello Gesù Bambino addormentato, che protegge sollevando un lembo del mantello stesso; al centro Giuseppe, anch'egli procedente in avanti, si volta a guardare Maria mentre l'asino al suo fianco viene tirato per il morso da due angioletti con una corona del rosario nell'angolo inferiore destro. Una ghirlanda di rose è retta in alto da altri due angioletti

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Reni Guido (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI ambito toscano
    ambito ferrarese
  • LOCALIZZAZIONE Montecatini Val di Cecina (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera sembrerebbe una rinnovata versione di quelle dipinte da Guido Reni e da suoi collaboratori e conservate, l'una nella chiesa dei Gerolamini a Napoli (probabile lavoro di Simone Cantarini), le altre alla City Art Gallery di Bradford e al Museé de Beaux Artes di Bruxelles. Tali dipinti vengono considerati dalla critica recente quali studi per, o da, una maggiore opera: un'opera oggi perduta, ma con cui deve essere messa in relazione anche la tela di Montecatini. Ma un'altra mano di raffinata perizia -confrontabile con quelle del caposcuola bolognese - si rivela nella tela di Montecatini, fra le ridipinture che l'hanno sfigurata.Il garbo del grande artista è nelle coloriture dei volti, dove essi si mostrano liberi dalle patinature ottocentesche: vera maestria è nei tocchi di luce larghi e densi, come negli accurati particolari naturalistici: le palme trattate a ciuffi ricadenti percorse da riflessi chiari, i fusti disegnati a reticolo squamiforme e il fogliame sottostante punteggiato con mano sicura. L'asinello è schiettamente reniano: l'occhio pacato e umido, sul fondo del quale il riflesso della luce diurna si sedimenta quasi in forma di dorata falce lunare, già apparteneva al Caravaggio. E il ricordo della tela romana torna nei tratti stessi del Bambino, nel collo giovanile scoperto, segnato dall'ombra e il cui profilo culmina nel disegno minuto e tondeggiante dell'orecchio: e nel capo fortemente reclinato di Maria, affatto diverso dalle trattazioni romano-raffaellesche della Sacra famiglia; nella figura della Madonna che ripara il figlio dalla luce, si rileggono però anche particolari spunti dalla "Madonna della Scala". Emergono inoltre riferimenti alla Madonna disegnata da Annibale Carracci nella "Sacra famiglia" rimasta tra i fogli del British Museum. Originali rispetto a tali precedenti sono la posa di S. Giuseppe e il taglio dei panneggi in cui è avvolto il Gesù Bambino, più vicini, come si intuisce anche in altri particolari rovinati dai ritocchi alle copie eseguite dai principali collaboratori del Reni. La corona del rosario fu dipinta dopo il passaggio delle truppe napoleoniche in Toscana e del costituirsi del movimento anti-francese "Viva Maria", ed è atipicamente composta da sette decine di grani (cfr. relazione storico-artistica allegata al decreto di vincolo e bibliografia). Secondo un'altra ipotesi più recente, il dipinto in oggetto sarebbe in realtà una copia di ambito ferrarese della Fuga in Egitto del pittore ferrarese Giovanni Fei (1826-1890), che a sua volta si ispirò al dipinto con lo stesso soggetto che Guido Reni dipinse nel 1622. Il dipinto di Giovanni Fei si trova nel Santuario della Celletta ad Argenta in provincia di Ferrara (cfr. La pinacoteca civica di Argenta)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900238877
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2004
    2006
    2021
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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