Madonna con il Bambino in gloria e i Santi Andrea, Lorenzo, Stefano e il Beato Belfredelli

dipinto,

Nella parte superiore la Vergine col Bambino siede in una gloria di cherubini. Più in basso, nello sfondo centrale, al di là di un gradino in pietra, e la collina di Linari con alcune case e la chiesa. Ai lati da sinistra sono raffigurati S. Andrea con manto giallo e veste marrone, S. Lorenzo in ginocchio con la grata, in dalmatica rosacea, il Beato Belfredelli, pure in ginocchio, in tunica bianca, e S. Stefano in tonacella rosacea, con un libro e la palma

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Mati Francesco Detto Cecchino Del Legnaiolo (1565-1570/ 1648)
  • LOCALIZZAZIONE Greve in Chianti (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fu eseguito in origine per la chiesa di Sant'Andrea a Linari, ritratta nello sfondo, su commissione dei patroni Buondelmonti, il cui stemma figura sulla coperta del libro del Beato Pletro Belfredelli. In seguito alla soppressione al culto della piccola chiesa, la tela è stata riparata nella parrocchia di appartenenza. La calda gamma cromatica traspare nonostante lo spesso strato di sporco ed il cattivo stato di conservazione. La Vergine indossa una veste rosa e un manto verde brillante che spicca contro il bagliore rosaceo della luce divina. A sinistra è S. Andrea, titolare della chiesa di Linari, con una folta barba bianca; tipologicamente à affine al San Gregorio nel dipinto raffigura L'Allegoria del Giudizio Universale, eseguito dal Mati nel 1621 per la chiesa di San Salvatore a Fucecchio. L’artista fu solito ripetere la tipologia dei personaggi in diversi dipinti attingendo probabilmente da un proprio repertorio disegnativo. Anche il volto della Madonna è esemplato, come il San Lorenzo ricorda il diacono in ginocchio nella tela raffigurante Sant’Elena che adora la croce nella chiesa di Santa Margherita de' Cerchi a Firenze. A San Lorenzo era dedicato un vicino oratorio, costruito intorno all’XI secolo, ora scomparso, e ciò giustifica la presenza del santo nel dipinto. Il paesaggio nello sfondo è risolto in toni azzurrognoli e ritrae in modo naturalistico la collina di Linari con la chiesetta e le case che vi erano agli inizi del Seicento. Più a destra, in atteggiamento di grande devozione è raffigurato il Beato Pietro Belfredelli. L’intensa caratterizzazione del suo volto sembra un vero e proprio tentativo ritrattistico. Si nota inoltre una particolare attenzione nell’incarnato delle mani, sensibilissimo alla luce, riscontrabile anche in altri dipinti del Mati. A destra in piedi, volto verso lo spettatore è Santo Stefano, la cui espressione di profondo pietismo sembra derivare da Jacopo Ligozzi. Il colore rosaceo della sua dalmatica simboleggia il preludio alla Resurrezione di Cristo. Compositivamente Francesco Mati prese come modello la tavola di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio dipinta intorno al 1530 per la chiesa dei SS. Jacopo e Lorenzo in via Ghibellina a Firenze. Nelle commissioni religiose il pittore si ispirò spesso a moduli compositivi pre-manieristi del maturo Rinascimento fiorentino, sulla scia di opere di Fra Bartolomeo. La disposizione a a quinte dei santi, le loro stesse pose, trovano qui la loro prima fonte di ispirazione. Nella parte superiore del dipinto la disposizione concentrica delle nubi, tendenti a sfaldarsi in un intenso bagliore,1'enfasi ascetica dei cherubini in gloria e lo scorcio dei loro volti sembrano espliciti riferimenti, anche se non proprio diretti, alla cupola del Duomo di Parma del Correggio. Questo motivo fu adottato nuovamente dal Mati nell'Annunciazione in San Romolo a Tignano, datata 1619. Pittoricamente il dipinto appare ancora molto vicino all'Eterno Padre in Gloria nella Madonna de' Ricci di Firenze, del 1602-03, per il modo tagliente in cui è condotta la veste della Vergine, analoga in quella pittura alla veste dell'arcangelo Michele: reminiscenza alloriana alla sua ultima apparizione perché non si troverà più nelle opere successive. Nella Vergine col Bambino vi sono inoltre ricercatezze pittoriche che rievocano artisti senesi come Francesco Vanni e Pietro Sorri, influenzati dall'arte del Barocci, mentre il manto di S. Andrea è condotto con più corposa uniformità. Questa varietà pittorica, sintomatica di un momento transitorio nello stile dell'artista verso modi più mossi e lumeggiati, non raggiunge l'uniformità di opere più tarde come la Sant'Elena che adora la croce in S. Margherita de' Cerchi a Firenze, o come 1'Annunciazione in. S. Romolo a Tignano, ma è condotta in modo sperimentale ed eclettico, analogamente alla tela con 1'Eterno Padre nella Madonna de' Ricci. Il dipinto in S. Polo a Ema può collocarsi pertanto intorno al 1605
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900227913
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • ISCRIZIONI in basso, a sinistra - FRAN.co MATI .F - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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